Benedetto XVI: «Prima che una morale o un’etica, il cristianesimo è avvenimento dell’amore»

Udienza generale del mercoledì. Benedetto XVI mette in guardia contro il rischio dell'ateismo pratico. Ma all'uomo Dio offre tre vie per condurlo a sé: «Il mondo, l'uomo e la fede».

Dopo aver parlato del desiderio infinito dell’uomo che trova pace in Dio, oggi il Papa ha voluto meditare «su alcune vie per arrivare alla conoscenza di Dio». Ripetendo quanto detto al Sinodo sulla “la nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”, nella catechesi di oggi il Benedetto XVI ha parlato della necessità di una conversione contraria all’attivismo che punta sulle forze umane: «L’iniziativa di Dio precede sempre ogni iniziativa dell’uomo e, anche nel cammino verso di Lui, è Lui per primo che ci illumina, ci orienta e ci guida, rispettando sempre la nostra libertà. Ed è sempre Lui che ci fa entrare nella sua intimità, rivelandosi e donandoci la grazia per poter accogliere questa rivelazione nella fede. Non dimentichiamo mai l’esperienza di sant’Agostino: “Non siamo noi a possedere la Verità dopo averla cercata, ma è la Verità che ci cerca e ci possiede”».

RITROVARE LE RAGIONI DELLA FEDE. Il Papa ha parlato delle vie offerte per arrivare a Dio, anche se «spesso rischiamo di essere abbagliati dai luccichii della mondanità, che ci rendono meno capaci di percorrere tali vie». La certezza, però, ha continuato il Pontefice, è che «Dio, però, non si stanca di cercarci, è fedele all’uomo che ha creato e redento, rimane vicino alla nostra vita, perché ci ama». Perciò, «anche se certe mentalità diffuse rendono più difficile alla Chiesa e al cristiano comunicare la gioia del Vangelo ad ogni creatura. Questa, però, è la nostra missione, è la missione della Chiesa». Ma dove trovare la forza in un modo ostile alla fede e ai cristiani? Benedetto XVI ha fatto riferimento ai santi da cui trarre conforto: «San Pietro, lo abbiamo appena sentito, diceva ai suoi cristiani: “Siate sempre pronti a rispondere, ma con dolcezza e rispetto, a chiunque vi chiede conto della speranza che è nei vostri cuori” (1 Pt 3,15)».

I PERICOLI DI OGGI. Il Papa ha poi analizzato i pericoli per cui, se prima in Occidente si viveva la fede quasi automaticamente, «nel nostro mondo, la situazione è cambiata e sempre di più il credente deve essere capace di dare ragione della sua fede». Nei nostri tempi, infatti, si sarebbe «verificato un fenomeno particolarmente pericoloso per la fede: c’è infatti una forma di ateismo che definiamo, appunto, “pratico”, nel quale non si negano le verità della fede o i riti religiosi, ma semplicemente si ritengono irrilevanti per l’esistenza quotidiana, staccati dalla vita, inutili. Spesso, allora, si crede in Dio in modo superficiale, e si vive “come se Dio non esistesse”».
Alla fine, ha sottolineato Benedetto XVI, questo ateismo pratico è peggio di quello teorizzato, «perché porta all’indifferenza verso la fede e la questione di Dio». Questo è un danno per credenti e non, perché «l’uomo separato da Dio è ridotto a una sola dimensione» e «proprio questo riduzionismo è una delle cause fondamentali dei totalitarismi (…) come pure della crisi di valori che vediamo nella realtà attuale: oscurando il riferimento a Dio, si è oscurato anche l’orizzonte etico, per lasciare spazio al relativismo e ad una concezione ambigua della libertà, che invece di essere liberante finisce per legare l’uomo a degli idoli (…) Se Dio perde la centralità, l’uomo perde il suo giusto posto, non trova più la sua collocazione nel creato, nelle relazioni con gli altri» e così «l’uomo pensa di poter diventare egli stesso “dio”, padrone della vita e della morte».

DENTRO E FUORI DI TE. Quali sono dunque le vie che il Signore ci apre? La fede è chiamata a dare risposte, «con “dolcezza e rispetto”, all’ateismo, allo scetticismo, (…) affinché l’uomo del nostro tempo possa continuare ad interrogarsi sull’esistenza di Dio e le vie sono sinteticamente tre: “Il mondo, l’uomo, la fede”».
La prima, quella della contemplazione da recuperare, ha detto il Papa, è quella di Sant’Agostino, che «ha una bellissima e celebre pagina, in cui afferma così: “Interroga la bellezza della terra, del mare, dell’aria rarefatta e dovunque espansa; interroga la bellezza del cielo…, interroga tutte queste realtà. Tutte ti risponderanno: guardaci pure e osserva come siamo belle. La loro bellezza è come un loro inno di lode. Ora queste creature così belle, ma pur mutevoli, chi le ha fatte se non uno che è la bellezza in modo immutabile?”». Questa domanda spinge così alla ricerca del Creatore.
C’è poi la via dell’uomo, che passa dall’attenzione a sé: «Questo è un altro aspetto che noi rischiamo di smarrire nel mondo rumoroso e dispersivo in cui viviamo: la capacità di fermarci e di guardare in profondità in noi stessi e leggere questa sete di infinito che portiamo dentro, che ci spinge ad andare oltre e rinvia a Qualcuno che la possa colmare».
La terza via è quella della fede: «La fede è incontro con Dio che parla e opera nella storia e che converte la nostra vita quotidiana, trasformando in noi mentalità, giudizi di valore, scelte e azioni concrete. Non è illusione, fuga dalla realtà, comodo rifugio, sentimentalismo, ma è coinvolgimento di tutta la vita ed è annuncio del Vangelo, Buona Notizia capace di liberare tutto l’uomo». È in questo modo che «un cristiano, una comunità che siano operosi e fedeli al progetto di Dio che ci ha amati per primo, costituiscono una via privilegiata per quanti sono nell’indifferenza o nel dubbio circa la sua esistenza e la sua azione».

PRIMA DI TUTTO UN AVVENIMENTO. Così, ha concluso Benedetto XVI, oggi che molti «hanno una concezione limitata della fede cristiana, perché la identificano con un mero sistema di credenze e di valori e non tanto con la verità di un Dio rivelatosi nella storia, desideroso di comunicare con l’uomo a tu per tu», il fedele sa che «il cristianesimo prima che una morale o un’etica, è avvenimento dell’amore, è l’accogliere la persona di Gesù. Per questo, il cristiano e le comunità cristiane devono anzitutto guardare e far guardare a Cristo, vera Via che conduce a Dio».

@frigeriobenedet

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