Belgrado anno zero tra sviluppo e ambiente

SECONDA EDIZIONE DI 'L'ITALIA A BELGRADO', MISSIONE ISTITUZIONALE PER FAVORIRE GLI INTERSCAMBI TRA I DUE PAESI. CON UN OCCHIO DI RIGUARDO PER IL VERDE

Crescere insieme. è stata questa la parola d’ordine che ha caratterizzato la seconda edizione di ‘L’Italia a Belgrado’, kermesse di incontri e dibattiti tra istituzioni e imprenditori dei due Paesi al fine di migliorare l’interscambio e la collaborazione tra Roma e una delle realtà balcaniche maggiormente interessanti ed emergenti. Isolata dalla prima tornata di colloqui per l’allargamento a causa delle ferite ancora aperte dei conflitti balcanici (la mancata collaborazione con il Tribunale Penale dell’Aja), la Serbia-Montenegro è nei fatti già Europa: geograficamente, da sempre. Economicamente, con tassi di crescita da piccolo miracolo nonostante alcuni indicatori come quello dell’occupazione ancora tradiscano la persistenza dei problemi di sempre. Ma soprattutto, per la volontà con cui questo piccolo paese e il suo giovane governo stanno affrontando i processi di sviluppo e risanamento che la realtà globalizzata impone loro.
Non è stato certo un caso il fatto che il Sava Centar, imponente centro congressi a due passi dallo storico hotel Intercontinental, sia stato per due giorni interi pieno in ogni ordine di posto, con imprenditori, banchieri, politici e addetti ai lavori impegnati in workshop, seminari e convegni che toccavano tutte le tematiche di interscambio tra i due paesi. Alla fine, sono stati i numeri a parlare. Oltre mille contatti fra operatori economici serbi e italiani, un 66 per cento degli imprenditori italiani rimasti in contatti con le controparti locali dallo scorso anno e una nuova linea di credito per piccole e medie imprese per 33 milioni di euro, cinque dei quali saranno erogati entro il mese. «Favorendo i contatti fra piccole e medie imprese fra i due Paesi si contribuisce alla stabilizzazione di questa regione», ha precisato in tal senso l’ambasciatore italiano Antonio Zanardi Landi.

Infrastrutture e futuro
Il punto centrale degli incontri è stato quello delle privatizzazioni che in Serbia-Montenegro sono state giudicate «molto interessanti». Non si tratta solo di immobili o fabbriche, ma anche di infrastrutture enormemente importanti perché la Serbia, ‘cuore’ centrale dei Balcani occidentali, si vede attraversata dai corridoi europei 10 (terrestre) e 7 (fluviale) ed è in Serbia che si prevede di realizzare un raccordo fra il Danubio ed il Reno a partire dalla città di Costanza. La migliore opportunità per le imprese italiane è costituita proprio da infrastrutture e logistica, nonché il settore agroalimentare che negli ultimi quattro anni ha fatto registrare un netto miglioramento. Una notevole importanza nell’azione delle piccole e medie imprese è stato rivestito dall’intervento di banche sul mercato serbo-montenegrino: è di qualche mese fa l’acquisizione della banca locale Delta da parte di Banca Intesa per 350 milioni di euro, un investimento giudicato il più importante in Serbia negli ultimi cinque anni.
Anche Unicredito, dopo la fusione con Hvb, si è affacciata sul mercato di questo Paese balcanico. «L’Europa ha deciso di investire potentemente in Serbia-Montenegro», ha detto il coordinatore dei programmi Tam della Bers, Matteo Mazzei. «Non è solo il mercato locale, ma la presenza di accordi di libero scambio tra Belgrado e i Paesi vicini crea un potenziale mercato di 50 milioni di persone», ha aggiunto il funzionario. Altri settori che hanno visto un notevole incremento della cooperazione fra Italia e Serbia-Montenegro sono stati quelli dei macchinari, del tessile, dei pellami e del legno. Nel 2004 le importazioni di macchinari italiani in Serbia hanno raggiunto la cifra di 239 milioni di dollari, come ha ricordato il presidente dell’Ice, ambasciatore Umberto Vattani.
Passo ‘strategico’ molto importante è stato quello della ripresa della collaborazione tra la Fiat e la fabbrica serba Zastava, dopo che il governo di Belgrado si è impegnato a chiudere con la casa torinese un contenzioso di debito risalente ad alcuni anni fa. La Zastava monterà la Punto, qui identificata come Zastava 10, ed ha previsto investimenti per 30 milioni di euro, come hanno riferito fonti locali della Fiat. Questo dimostra, come ha sottolineato in questi giorni il vice ministro per le Attività produttive Adolfo Urso, la crescita degli investimenti italiani in Serbia-Montenegro, che hanno fatto balzare il nostro Paese dall’ottavo al terzo posto nella ‘classifica’ dei Paesi investitori. Ma oltre alle cifre del business, particolare importanza hanno ricoperto gli appuntamenti organizzati dal ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio in collaborazione con l’Ice (Istituto per il Commercio Estero) e l’Ambasciata italiana a Belgrado, tutti incentrati sullo sviluppo sostenibile del mercato energetico e sulla riqualificazione di aree pesantemente afflitte da problemi di inquinamento.

I certificati verdi
Alla presenza del direttore generale del ministero dell’Ambiente, Corrado Clini (in foto), si è svolto ad esempio il seminario dedicato al rapporto tra energia e ambiente con particolare attenzione all’utilizzo dei certificati verdi come meccanismi innovativi di mercato. Il certificato verde previsto dalla normativa italiana altro non è se non la ‘certificazione’ che un certo quantitativo di energia elettrica è prodotto da fonte rinnovabile. Non vengono fatte distinzioni fra le diverse sorgenti di energia rinnovabile, ma è necessario che l’energia sia prodotta da nuovi impianti, o da impianti oggetto di interventi di potenziamento, rifacimento e riattivazione, entrati in esercizio dopo il 1° aprile 1999. I Certificati verdi sono lo strumento individuato dal legislatore per consentire il rispetto dell’obbligo introdotto dal Decreto Bersani, il cui art. 11 ha imposto a tutti i produttori ed importatori di energia elettrica da fonte non rinnovabile, di immettere nella rete nazionale un quantitativo di nuova energia prodotta da fonti rinnovabili. Per il primo anno (2001) è stata fissata una quota del 2 per cento, mentre per gli anni successivi potranno essere apportati incrementi tenendo conto delle evoluzioni normative in materia di contenimento dell’emissione di gas inquinanti, con particolare riferimento agli impegni internazionali previsti dal Protocollo di Kyoto. I Certificati verdi potranno essere oggetto di libero scambio tra produttori ed importatori. A tal fine è previsto che il Gestore del Mercato elettrico organizzi una serie di contrattazioni degli stessi. I produttori ed importatori possono rispettare l’obbligo anche importando elettricità da fonti rinnovabili prodotta da impianti in paesi esteri che adottino analoghi strumenti di incentivazione e promozione di energie rinnovabili. Quindi un modo concreto per legare produzione energetica – e quindi business – a rispetto dell’ambiente e dei criteri minimi per la sua tutela in forma attiva.
Altri importanti appuntamenti ospitati al Sava Centar sono stati quelli dedicati al progetto pilota della cooperazione italo-serba a livello ambientale, ovvero la riqualificazione dell’area industriale di Pancevo e quello sulla partnership tra utilities italiane e serbe. L’area di Pancevo, da sempre cuore pulsante dell’economia serba ma anche tallone d’Achille dal punto di vista dell’inquinamento, ha subìto un ulteriore aggravamento delle proprie condizioni ambientali con i bombardamenti della Nato del 1999: raffinerie e altre industrie ad altissimo potenziale inquinante furono infatti distrutte e oltre ad aver sprigionato nell’aria sostanze ad altissimo potenziale tossico hanno compromesso in maniera grave la stessa catena primaria delle falde acquifere e del terreno. Il numero di neoplasie legate all’inquinamento dell’area parlano chiarissimo riguardo la gravità del problema, «una Seveso all’ennesima potenza».
Ecco quindi nascere il progetto pilota di cooperazione che vede in prima linea il ministero dell’Ambiente e i ricercatori del Cnr, impegnati non solo in un lavoro sul campo di valutazione dell’impatto ambientale e riqualificazione ma soprattutto di formazione riguardo metodi di studio, programmazione e prevenzione fino ad ora mai utilizzati nell’ex Jugoslavia, primo dei quali quello della designazione di parametri in ambito di inquinamento industriale, atto di per sé elementare ma totalmente assente nelle precedenti gestioni. Non parole, quindi, ma fatti concreti. Questo il senso di ‘Italia a Belgrado’ e dell’impegno del ministero dell’Ambiente.

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