Babbo Natale cercasi

E poiché il Natale esiste veramente, allora riconosco che quel che serve ora è solo un Babbo (uomo) che lo comunichi come si deve, a partire dalla sua presenza maschile.

Vuoi vedere che stavolta è la volta buona che riesco a raddobbare a nuovo il mio albero di Natale come si deve? Sì, perché quest’anno forse ho trovato il modo di racimolare un bel gruzzoletto: è arrivata la settimana delle selezioni per un posto come Babbo Natale negli affollati centri commerciali e non me la voglio far scappare. Certo, l’inserzione per il posto sottintende che si ricerca un ‘Babbo’ uomo ma di questi tempi – segnati da lobby gender e battaglie contro le discriminazioni sessiste – voglio vedere se son capaci di rimandare indietro una ‘Babbo’ donna dotata delle migliori intenzioni. Se per la società posso prendere il posto di un papà per davvero, non vedo perché non possa fingere di vestire normalmente anche io i calzoni rossi: prima di farmi scartarmi alla spicciolata come un pacco regalo, .

Del resto, il fisico massiccio me lo realizzo in un attimo a suon di imbottiture. Complice poi il fatto che la Natura mi ha equipaggiata di un decolté piatto (quasi) alla stregua del fondo di una slitta, mi basterà rispolverare qualche accessorio e ci siamo.
Veniamo al sodo: sono richieste doti empatiche e socievolezza; insomma il saperci fare coi bambini. E qui ci siamo davvero. Dopo aver gestito quindici anni di ghiribizzi in famiglia, prendere per le corna i capricci di fanciulli estranei sarà uno scherzo. Altro che domare un pugno di renne: in sole due mosse riesco a far slittare la pretesa infantile di un cocker d’appartamento verso il compromesso di un peluche da lettuccio; e con solo tre paroline – di quelle giuste – ti dirotto la supplica di un Avengers-laser a grandezza naturale verso il più vintage dei meccani a manovella… Senza contare – chicca sul panettone – che basta prenda un piccino sulle ginocchia e nel giro di pochi secondi ti so dire se ha la febbre, l’acetone, la congiuntivite.. Per non parlare dei pidocchi. Insomma, sarei un Babbo Natale con servizi all-inclusive.

Ultima richiesta dell’annuncio: sfoggiare doti comunicative. Ma cosa vorrà dire? Che dovrò rispondere alle domande dei pargoli? Perbacco, e che interrogativi mai saranno capaci di farmi? Provo a immaginarli. “Chi porta i doni, si può sapere una buona volta? Tu o Gesù Bambino?”, “Parliamo delle letterine che ti abbiamo indirizzato: in che casa arrivano?”, “Eh, ma sei diverso da quello dell’anno scorso. Sembri più vecchio!! Ma non muori mai?”.
Oddio, sulle doti comunicative ho un attimo di perplessità. Queste domande mi andrebbero per traverso più veloci di pacchetti regalo giù per la cappa del camino. Mi conosco: dinanzi a tanta confusione, reagirei con il più materno degli abbracci, raccontando loro tutta la favolona di Santa Claus fino in fondo. Perché è più facile che non stare a raccontare come stan di fatto le cose, per non traumatizzarli, perché così faccio anche io la mia parte nel tenerli bambini ancora un po’… E dal momento che in fondo è questo quel che si richiede, magari il posto me lo danno.

Anche se, ad essere sincera, non sarei troppo entusiasta se poi i miei figli incappassero per la strada in un ‘Babbo’ così protettivo. Se chiudo gli occhi, mi piacerebbe veder i miei nanetti attratti e affascinati da una persona – o personaggio che sia – capace di tenere una letterina in una mano e con l’altra accompagnare i ragazzini attraverso un labirinto di risposte con baldanza virile; capace di trasformare la debole verità nascosta in quei centomila ‘Babbo Natale’ che pullulano le vie, in un unico e forte trampolino che li catapulti oltre le ferie di dicembre: in un mondo dove – messi in soffitta sonaglietti e calzamaglie – a loro resti la certezza che il Natale esiste davvero.
E poiché il Natale esiste veramente, allora riconosco che quel che serve ora è solo un Babbo (uomo) che lo comunichi come si deve, a partire dalla sua presenza maschile. E’ l’uomo per eccellenza infatti ad esser  segno per tutti del gesto del dono: da che mondo è mondo è l’uomo che si dona alla donna per generare la vita di un figlio.
E – se non bastasse – è stato un Uomo a donare sé stesso per generare la vita di altri.

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