Ancora credete ai giudici e alle inchieste sul calcioscommesse? Gli otto casi che vi faranno cambiare idea

Tantissimi i nomi di calciatori "sputtanati" a mezzo stampa in base a tesi costruite su legami presunti e mai accertati, pochissimi e nascosti gli articoli di giornale che parlavano di come alla fine erano stati assolti

La Serie A torna a fare i conti col Calcioscommesse: l’ultimo filone di indagini della Procura di Cremona nell’inchiesta Last Bet ha portato all’arresto di 4 uomini e all’iscrizione nel registro degli indagati di altri giocatori, tra cui Gattuso e Brocchi. Nomi che allungano la sfilza infinita di tesserati coinvolti, in un’inchiesta dove il clamore fatto sui giornali è inversamente proporzionale alla trasparenza e alla credibilità con cui è stata condotta. Tantissimi i nomi di calciatori “sputtanati” a mezzo stampa in base a tesi costruite su legami presunti e mai accertati, pochissimi e nascosti gli articoli di giornale che parlavano di come alla fine erano stati assolti o molto lievemente puniti. Per rinfrescarvi la memoria, ecco alcuni casi.

CRISCITO. 28 Maggio 2012, l’Italia si sveglia con nuove indagini e arresti legati al calcioscommesse. Tanti i nomi clamorosi di calciatori e professionisti, e tra questi c’è Domenico Criscito, che è in ritiro con la Nazionale in vista degli Europei. Al terzino dello Zenit San Pietroburgo si contesta la partecipazione a presunte combine, che sarebbero provate dai giornali con una foto: ci sono lui e Sculli a colloquio con tre uomini. Nessuno degli individui “sospetti” però è indagato per l’inchiesta Last Bet. Il ragazzo, scioccato, rimane fuori dalla spedizione azzurra, per poi ricevere a fine estate l’assoluzione: il pm di Genova Mazzeo archivia lui e gli altri indagati (Milanetto, Dainelli e Palacio) per l’ipotesi di frode sportiva sul derby Genoa-Samp del maggio 2011.

CONTE. Pure l’allenatore della Juventus viene coinvolto nella bufera del maggio 2012, tirato in mezzo dal suo ex-giocatore del Siena Filippo Carobbio: quest’ultimo parla di due gare dei toscani della stagione 2010-11 truccate, contro Novara e Albinoleffe, sebbene il resto della squadra non gli dia ragione. Il tecnico viene deferito con l’accusa di omessa denuncia, per quanto si continui a dichiarare innocente. Ad agosto, la corte di primo grado lo condanna a dieci mesi di squalifica, qualche settimana dopo l’accusa viene dimezzata (Carobbio viene ritenuto attendibile solo per uno dei due match) ma la pena rimane uguale. Solo ad ottobre 2012 il Tnas gli ha scontato la squalifica, permettendogli di rientrare l’8 dicembre.

BUFFON. All’indomani dell’esclusione di Criscito dalla Nazionale, il portiere della Juve tuona in conferenza stampa contro i giornalisti che già sapevano dell’inchiesta e aspettavano il blitz fuori da Coverciano. Pochi giorni dopo, ecco che il pm di Torino Parodi allega agli atti d’inchiesta sul calcioscommesse inoltrati alla Procura di Cremona un’informativa della Guardia di Finanza che parla delle puntate che il numero 1 azzurro amava fare: era arrivato a scommettere fino a 1,5 milioni di euro. Qualche schizzo di fango che però finisce in nulla.

BONUCCI. Il centrale della Juve è accusato da Masiello per i suoi trascorsi a Bari: in particolare avrebbe preso parte alla manipolazione della gara contro l’Udinese del 2009-10, e con lui viene tirato in mezzo anche Simone Pepe. Entrambi ad agosto sono prosciolti, dopo che la Procura Federale aveva chiesto per loro una squalifica di 3 anni e 6 mesi (Bonucci) e 1 anno (Pepe).

MILANETTO. Quando la bomba deflagra, lui viene addirittura portato in carcere. “Associazione per delinquere finalizzata alla truffa e alla frode sportiva” è l’accusa: sotto osservazione la partita Lazio-Genoa del 14 maggio 2011. Palazzi chiede per lui 3 anni e 6 mesi di squalifica, ma verrà assolto sia in primo che in secondo grado di giudizio. Ora fa l’osservatore per il Genoa e studia per diventare direttore sportivo.

DRASCEK. Squalificato per 3 anni e 6 mesi, Davide giocava nel Novara, squadra che avrebbe aggiustato una gara col Siena. Ad accusarlo è ancora Filippo Carobbio, che spiega di aver visto prima del match lui e il senese Vitiello parlare nella hall dell’albergo. All’accusa non interessa che i due sono amici e che non si vedono da tempo: la visita di Drascek nell’hotel della squadra bianconera sarebbe stato il primo contatto che sanciva la combine, sebbene nemmeno Carobbio sia a conoscenza di cosa si sarebbero detti i due. E sebbene Drascek quel match lo abbia visto dalla tribuna.

GHELLER. Pure lui tirato in ballo da Carobbio per la partita Novara-Siena. Pure lui in quella partita non ha neanche giocato (e questa è stata la “fortuna” che gli ha permesso di essere accusato per omessa denuncia e non per illecito sportivo). E se, per quel match, il grande accusatore era considerato inattendibile per l’accusa contro Conte, la stessa distinzione non è stata fatta per lui. Gheller è stato prima squalificato per 6 mesi, per poi essere prosciolto dal Tnas. Intervistato dai giornali, ha sottolineato come sia stato ascoltato solo 5 minuti in Procura nel marzo del 2012.

SHALA. Altro nome “minore” della maxi-inchiesta, ma vicenda alquanto paradossale. Il giocatore svizzero di origine kosovara è stato coinvolto dalle dichiarazioni del pentito Carlo Gervasoni, che raccontò ad un giudice di aver sentito uno degli zingari parlare di un albanese che era parte della rete di scommesse. Il giocatore pentito non fece mai il nome di Shala: rispose solo in maniera affermativa quando il giudice gli chiese direttamente: «Questo albanese potrebbe essere Shala?». Dopo il deferimento, Palazzi chiede per lui 3 anni e 6 mesi, ma in primo grado viene prosciolto.

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