Alla veloctià del satellite

Carelli racconta il bello (e il brutto) di fare un tg che dura 24 ore. Spiega che Mediaset non gli interessa più, e che Murdoch una volta gli disse.

Quando in Italia si discute di telegiornali tutti pensano al Tg5 e a quelli dei canali Rai, ma il Premio regia televisiva come miglior tg quest’anno lo ha vinto un notiziario di nicchia come Sky Tg24. Un fatto nuovo con cui fare i conti e del quale si può tentare di fare un primo bilancio. «Abbiamo fatto un tg innovativo, fra quelli italiani il più indipendente dalla politica, trattata sempre con spirito critico e seguendo i criteri di notiziabilità», ci spiega il direttore Emilio Carelli, già firma storica dei tg Mediaset. «Un tg in onda ogni mezz’ora per 24 ore al giorno, e che utilizza tecnologie nuove, come il servizio “Active”: il telespettatore sceglie la notizia che vuole accedendo a un mosaico di sei finestre che offrono sei canali diversi di informazione».
Lei è stato vicedirettore di Studio Aperto, Tg5 e TgCom prima di diventare direttore Sky. Cosa cambia a dirigere un tg che va in onda in edizioni successive e uno che va in onda in un flusso continuo?
La mole di lavoro è superiore e l’ottica cambia completamente. Un tg in flusso continuo punta tantissimo sulla diretta. Quando si fa un tg che ha la cadenza degli orari canonici, le tredici e le venti, lo si costruisce tutta la mattina e tutto il pomeriggio, si fa una scaletta di 12-13 notizie, con servizi chiusi. Qui da noi è tutto diverso: se la notizia importante in quel momento è un attentato si può anche scegliere di stare 2-3-4 ore in diretta su quella notizia, aggiornandola continuamente. E questo è possibile perché abbiamo una flotta di 12 pulmini satellitari sparsi per tutta l’Italia che ci permettono di realizzare quello che è un po’ il sogno di tutti i tg: coprire gli eventi in diretta.
Della linea editoriale di Sky Tg24 lei ha detto: «Inseguiamo l’indipendenza e l’obiettività». Però Sky ha fama di essere una tv politicamente corretta. Per esempio dietro alla vostra “maratona di 24 ore per la libertà della ricerca” c’è chi ha visto un’apertura alla ricerca sulle staminali embrionali, che per molti non è altro che una manipolazione della vita umana.
Negli ultimi mesi abbiamo dato spazio a campagne di impegno sociale. Contro i mutamenti climatici, le morti bianche eccetera. La maratona sulla libertà di ricerca rientrava in questo ambito. Non è stata a favore né contro la ricerca sugli embrioni, è stata una giornata durante la quale hanno preso la parola tutti, laici e scienziati, ma anche esponenti della Chiesa cattolica che hanno potuto esprimere le loro posizioni. Abbiamo dato identico spazio al Family day e alla manifestazione a favore dei Dico che c’era stata nelle settimane precedenti.
Quando Sky è arrivata in Italia tutti avevano paura di Rupert Murdoch, delle sue idee politiche e della possibilità che gli venisse ceduta Mediaset.
Murdoch è un grande editore, che lascia il massimo della libertà ai suoi giornalisti. L’unico suggerimento che mi ha dato è stato: «Guarda tutti gli altri canali news del mondo, poi cancella tutto e fai il canale di news che pensi sia il migliore per l’Italia». È una persona molto informale e piacevole, che nella discussione va sempre al sodo.
Avete creato una trasmissione che si chiama Reporter diffuso, fatta di filmati non professionali. Perché?
È stata una mia idea di cui sono molto orgoglioso. È partita dalla constatazione che negli ultimi anni questo fenomeno si è allargato sempre più in tutto il mondo. Ad esempio nel giorno dell’attentato alla Torri Gemelle più del 70 per cento delle immagini circolate su internet a proposito di quell’evento non erano di origine professionale ma erano state messe in rete da normali cittadini testimoni dei fatti. Hanno fotografato con il telefonino o la telecamera quello che stavano vedendo e lo hanno messo in rete attraverso blog e siti. È una forma di giornalismo non professionale che non potrà mai sostituire quello professionale, ma che lo sta affiancando gradualmente e sta prendendo piede. Di qui l’idea di dare ai nostri telespettatori la possibilità di mandarci i loro video. Questa trasmissione ci ha dato una grande visibilità su internet, che è il luogo privilegiato del reporter diffuso.
Dopo che sono usciti per la prima volta i dati Auditel sulle tv satellitari, qualcuno ha parlato di “nanoshare” a proposito di Sky e soprattutto di Sky Tg24. Come si difende?
Non mi devo difendere perché non penso che siamo attaccati. Noi abbiamo cercato di fare un tg di qualità. Il dato certificato dall’Auditel è che noi ogni giorno raggiungiamo dal milione e 300 mila al milione e 500 mila spettatori, e io penso che questo sia un ottimo risultato. La fruizione della tv sul satellite è diversa dalla fruizione della tv generalista, e la fruizione dei canali all news è diversa dalla fruizione del tg classico: l’ascolto è spalmato su tutte le ventiquattro ore. L’altra cosa da sottolineare è che per una tv a pagamento come Sky sul satellite il dato importante non è il numero dei telespettatori, ma il numero degli abbonati. Il fatto che Sky Italia sia passata da meno di due milioni di abbonati a quattro milioni e 180 mila nel giro di tre anni, questo è il vero risultato.
Nelle interviste lei dichiara di amare la tv intelligente e di detestare giochi, fiction, reality. Ma tutti i direttori di tg esprimono questa valutazione. Allora perché non fate qualcosa per ripulire la tv? Non sarà che fa comodo anche a voi?
Noi qualcosa lo abbiamo fatto: siamo l’unico tg in Italia che non ha mai fatto un servizio sulla Lecciso, sui calendari, sui reality, sul Grande Fratello, sulla Fattoria, ecc. Altri tg invece hanno dato ampio spazio a queste cose per alzare i propri ascolti.
Si parla di nuove nomine nei tg Mediaset. Dopo il Premio regia televisiva, lei è un papabile. Tornerebbe a Mediaset?
No, non penso di essere papabile e comunque non ho intenzione di lasciare Sky Tg24: l’esperienza che sto facendo qui è molto importante e divertente per la mia vita professionale. Non mi risulta di essere candidato a nulla, anche perché le candidature ai tg sono spesso politiche, e mi sembra di essere un po’ fuori da questo tipo di logiche.

michelle.nouri@infinito.it

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