Alemanno e la fiction di Roma mafiosa

L'ex sindaco assolto in cassazione dall'accusa di corruzione nella vicenda "Mondo di mezzo". L'immagine della città e lo strapotere giudiziario

Il giorno dopo, la notizia dell’assoluzione di Gianni Alemanno era a pagina 24 di Repubblica (un boxino) e a pagina 1 (una riga con sberleffo) e 13 del Fatto (altro boxino).

Riassunto per i distratti: l’ex sindaco di Roma, dopo 7 anni, è stato assolto in Cassazione dall’accusa di corruzione nella vicenda “Mondo di mezzo”. L’inchiesta – divenuta famosa come “Mafia Capitale” – era iniziata malissimo per l’ex primo cittadino che era stato accusato di associazione mafiosa (poi decaduta).

Dopo sette anni, Alemanno vede cadere anche le accuse più gravi «per non avere commesso il fatto», anche se dovrà essere giudicato per “traffico di influenze”.

La fiction di “Roma mafiosa”

Di nuovo, come tante altre volte, rimane da constatare sia la differenza di trattamento che certa stampa riserva alle accuse, sempre rilanciate con titoli mirabolanti e a nove colonne, rispetto alle assoluzioni, che finiscono in trafiletti nella pagine interne, sia le conseguenze “politiche” di tali inchieste.

Stiamo parlando di quelle subite, in primis, da Alemanno, ma anche di quelle patite dalla città. Per mesi infatti si è andati avanti a sostenere un’immagine di “Roma mafiosa” che faceva tanto bene alla “narrazione fiction” (ci hanno fatto pure il docu-film Rai), ma che aveva poco a che fare con la realtà.

Quante volte lo abbiamo scritto? Un conto sono i fatti, altro le sceneggiature. Che i primi siano confusi con le seconde ci dice molto del livello raggiunto da certa stampa.

Come ha scritto Mario Ajello sul Messaggero,

«siamo all’ennesima smentita di un assunto per il quale Roma, equiparata al peggio del peggio della criminalità mondiale, messa in cima alla classifica di mafiosità e non soltanto a quella dell’odioso malaffare a sua volta infestante e terribile, ha subito un danno di immagine enorme».

Strapotere giudiziario

Un danno di reputazione di cui si sono avvantaggiati gli avversari politici di Alemanno, ma non solo, come ha notato Luca Fazzo sul Giornale, che ha scritto che «in un paese dei sogni, il dottor Giuseppe Pignatone, magistrato in pensione, dovrebbe alzare il telefono e chiedere scusa a Gianni Alemanno».

Ma, prosegue Fazzo, Pignatone, già procuratore della Repubblica di Roma, «quella telefonata non la farà».

«Perché la Procura della Repubblica di Roma, che sotto la sua guida lanciò l’offensiva battezzata “Mafia Capitale», il suo risultato lo ha raggiunto comunque. Ha dimostrato per l’ennesima volta che nessuno dei poteri costituzionalmente sanciti vale nulla di fronte allo strapotere giudiziario».

Speriamo che il procuratore quella telefonata la faccia, trovando un po’ di tempo mentre svolge il suo importante ruolo da presidente del Tribunale dello Stato Vaticano e commentatore di Repubblica.

Foto Ansa

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