Al via il Torino Film Festival, sperando che gli inconvenienti siano finiti

Dura la vita per la trentesima edizione del Torino Film Festival. L’importate manifestazione cinematografica all’ombra della Mole Antonelliana mai come quest’anno ha dovuto fare i conti con qualche inconveniente di troppo. In primis, i battibecchi prolungati con l’organizzazione del Festival di Roma, terminato lo scorso 17 novembre, a pochi giorni di distanza con l’inizio del festival piemontese. Ingoiato il primo rospo, però, per il direttore Gianni Amelio i guai non sono ancora finiti.

IL NO DI LOACH. Ieri infatti, il regista Ken Loach ha diffuso un comunicato stampa in cui annunciava il suo forfait al festival, dove avrebbe dovuto ritirare un premio: “È con grande dispiacere che mi trovo costretto a rifiutare il premio che mi è stato assegnato dal Torino Film Festival, un premio che sarei stato onorato di ricevere, per me e per tutti coloro che hanno lavorato ai nostri film”. Il motivo? Il presunto sfruttamento dei lavoratori da parte del Museo del Cinema di Torino: “A Torino sono stati esternalizzati alla Cooperativa Rear i servizi di pulizia e sicurezza del Museo Nazionale del Cinema. Dopo un taglio degli stipendi i lavoratori hanno denunciato intimidazioni e maltrattamenti. Diverse persone sono state licenziate. I lavoratori più malpagati, quelli più vulnerabili, hanno quindi perso il posto di lavoro per essersi opposti a un taglio salariale. Ovviamente è difficile per noi districarci tra i dettagli di una disputa che si svolge in un altro paese, con pratiche lavorative diverse dalle nostre, ma ciò non significa che i principi non siano chiari. […] Abbiamo realizzato un film dedicato proprio a questo argomento, «Bread and Roses». Come potrei non rispondere a una richiesta di solidarietà da parte di lavoratori che sono stati licenziati per essersi battuti per i propri diritti? Accettare il premio e limitarmi a qualche commento critico sarebbe un comportamento debole e ipocrita. Non possiamo dire una cosa sullo schermo e poi tradirla con le nostre azioni”.

LA RISPOSTA DI TORINO. La risposta del Museo del Cinema non si è fatta attendere: “Con grande dispiacere, prendiamo atto del comunicato stampa con il quale Ken Loach rifiuta il premio assegnatogli dal Torino Film Festival. A maggior ragione, ci dispiace di constatare che un grande regista, al quale va da sempre la nostra ammirazione, sia stato male informato al punto da formulare riserve su comportamenti del Museo Nazionale del Cinema che non corrispondono in alcun modo alla realtà dei fatti. Ricordiamo che il contratto di assegnazione dei servizi di vigilanza e pulizia alla Mole Antonelliana è stato stipulato a norma di legge, con una gara europea ad evidenza pubblica, rispettosa delle normative ministeriali e dei contratti di lavoro in essere. Il Museo non può essere ritenuto responsabile de comportanti di terzi, né direttamente né indirettamente. Di conseguenza, non sarebbe in alcun modo legittimato a intervenire nel merito di rapporti di lavoro fra i soci di una cooperativa esterna e la loro stessa società. Al contrario di quanto affermato da Ken Loach, ci aspetteremmo invece di vederci riconosciuto un comportamento eticamente ineccepibile nei confronti delle problematiche inerenti i rapporti di lavoro con i dipendenti del Museo del Cinema, i collaboratori e le rappresentanze sindacali”. Intanto però la frittata è fatta e il TFF dovrà fare a meno di Ken Loach e della proiezione in anteprima del suo ultimo film La parte degli angeli.

 

HOFFMAN. Ma lo spettacolo deve continuare e così stasera, nella cornice dell’Auditorium del Lingotto, la madrina Claudia Gerini darà il via alla manifestazione. Il film di apertura è l’esordio di Dustin Hoffman alla regia. La sua commedia Quartet, è interpretata da un cast di grandi attrici (Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly, Pauline Collins e Michael Gambon) e racconta le avventure di un gruppo di cantanti lirici e musicisti che da tempo vivono in una casa di riposo e che torneranno sulla scena per una buona causa. Chissà che anche la serata di apertura non riservi qualche sorpresa, magari piacevole questa volta.

 

@paoladant

 

 

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