Adele batte anche Michael Jackson: è già leggenda

La scalata alla leggenda è in costante svolgimento. Per Adele i numeri parlano chiaro e indicano la realtà di uno dei più grandi successi di questi ultimi anni nel mondo del pop mondiale. Il suo album 21, uscito nel gennaio del 2011, sta polverizzando i record di vendite, sorpassando mostri sacri e dischi ritenuti insuperabili: in Inghilterra, qualche settimana fa ne hanno fatto le spese i Pink Floyd di The Dark Side of the Moon ed è di queste ore l’annuncio del sorpasso al capolavoro di Michel Jackson Thriller. E ancora: nella vetrina del negozio virtuale di Amazon, Adele campeggia ormai instancabilmente al primo posto da ben cinquecento giorni, vedendo passare nel frattempo “meteore” dai nomi altisonanti: Bruce Springsteen, Coldplay, Madonna, Lady Gaga. E lei è sempre lì, ferma a guardare tutti dall’alto in basso, forte di un consenso di critica e pubblico che ha dell’eccezionale.

Intendiamoci: brava è brava, e noi ci inchiniamo davanti a un vero e proprio fenomeno, come non ce n’erano da tempo. Adele è la conferma che tutti i discorsi sulla crisi del disco, come inevitabile tributo alla digitalizzazione, allo scarico illegale, alla comodità della musica liquida, sono bufale mediatiche: l’arrendersi alla crisi è dovuto unicamente alla mancanza di creatività e alla capacità di intercettare i gusti del pubblico da parte dei protagonisti della scena discografica. Adele è “la voce”, non ha bisogno di orpelli o provocazioni. A essere sinceri sul palco non ha quel carisma attrattivo, tipico dei “leaders of the stage”, ma non è plastica: racconta di sé, è la pioniera del filone femminile del “chiagni e fotti” che sta avanzando nei testi dei nuovi lavori della sue colleghe più esperte (Norah Jones, per esempio). Tutto bene, quindi. Ma a noi, che siamo un po’ bastardi dentro, davanti a questo travolgente ed esclusivo trionfo di popolarità, ci urgono un paio di domande e considerazioni: il successo artistico arriva sempre in maniera sorprendente e inaspettata, accade e si palesa grazie a un processo alchemico, che rimane e rimarrà un mistero. Un “quid” di cui non conosciamo l’origine, se non lontanamente, né disponiamo della formula vincente. Dopodichè, riconoscere una dipendenza al meccanismo che pre-esiste, avere l’umiltà di seguirlo, dando nulla per scontato: questo è il grande compito che attende Adele, quando si metterà a pensare al successore di 21. Avendo l’accortezza di non presumere che il “rimettersi al tavolino” sia, di per sé, garanzia di conferma. E noi, fiduciosi, la ascolteremo.


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