100 volte liberi di pensare

Cento domande su scuola e parità dedicate agli studenti che stanno in classe o occupano o autogestiscono istituti e licei italiani. Ad uso e discussione soprattutto di chi vuol ragionare con la propria testa e non pensare come gli ordinano

1 – Vogliamo migliorare la scuola pubblica? 2 – Ma cos’è, secondo voi, una “scuola pubblica”? 3 – Siamo d’accordo che è una scuola che non ghettizza nessuno, aperta, libera, al servizio di tutti i cittadini? 4 – E allora perché solo le scuole statali sarebbero pubbliche? 5 – Perché quelle non statali sono gestite da privati, cioé congregazioni religiose o da cooperative, fondazioni, srl laiche? 6 – Possiamo accettare di pensare che i bar, le palestre, le squadre di calcio, le discoteche non sono servizi pubblici, che ghettizzano o negano la libertà per il solo fatto che sono gestite da privati? 7 – O pensiamo che lo Stato dovrebbe impegnarsi anche nella gestione dei bar o delle palestre o delle squadre di calcio o dei negozi d’abbigliamento o delle discoteche per assicurare ai frequentatori una reale pluralità e par condicio di opzioni? 8 – Hanno occupato o vogliono occupare la vostra scuola “contro lo scippo dei soldi da parte delle scuole dei ricchi e dei preti”? 9 – Vi siete informati: siete sicuri che la “parità scolastica” sia un losco affare tra governo, “ricchi e preti”? 10 Se fosse così, perché mai tanti laici, radicali, atei, agnostici, libertini, anticlericali, gente come Giuliano Ferrara, Angelo Panebianco o Ernesto Galli Della Loggia, Lorenzo Strik Lievers o Sergio Romano, sono scesi in campo a favore della parità? 10 – Sapete che una cosa è il finanziamento diretto da parte dello Stato delle scuole private, un’altra è il buono scuola o le detrazioni fiscali? 11 – Siete d’accordo che lo Stato è di tutti i cittadini e non una proprietà privata né di una maggioranza, né tantomeno di una minoranza? 12 – Se lo Stato è di tutti e se sono tutti i cittadini che con le loro tasse pagano le scuole statali, perché quegli stessi cittadini non dovrebbero avere la libertà di utilizzare autonomamente parte di quei soldi – ecco cos’è la detrazione fiscale – per farsi e gestirsi autonomamente le proprie scuole? 13 – E perché uno studente figlio di operaio non deve avere la stessa opportunità di scegliere la scuola che gli pare e piace – ecco a cosa servirebbe il buono scuola – ma deve per forza iscriversi alla statale, mentre i ricchi possono decidere di andare dove vogliono? 14 – Non vi insinua qualche dubbio il fatto che gli unici che chiedono il finaziamento diretto delle scuole private (magari con il pagamento da parte dello Stato dei docenti delle scuole dei preti, come chiesto dal segretario popolare Castagnetti) sono proprio alcuni degli alleati (il Ppi, per esempio) di quello stesso governo che per bocca di altri suoi esponenti (come Cossutta) accusa i “cattolici” di voler soldi per le loro scuole? 15 – Non pensate che esista qualche differenza tra le parole “statale” e ”pubblico”? 16 – Pensate che la scuola statale sia pubblica perché è gratuita? 17 – Avete idea di quanto spende lo Stato italiano per le scuole statali? 18 – 72mila miliardi all’anno. E da dove pensate che vengano questi soldi? 19 – Dalle tasse versate da tutti i cittadini. E sapete quanto costa allo Stato italiano, cioè a tutti i contribuenti, cioè a tutti noi, uno studente della scuola statale? 20 – 7,8 milioni per ogni allievo della scuola dell’obbligo e 9,2 milioni nella secondaria superiore. E sapete quanto costa la scuola all’estero? 21 – Negli altri paesi europei (Ue) in media il 18,5% in meno per la scuola primaria e il 7,5 in meno per la secondaria. Nel resto dei paesi occidentali (Ocse) il 34% in meno per le scuole di primo grado e il 20% in meno per quelle di secondo. E sapete, invece quanto costa mediamente uno studente italiano della scuola non statale? 22 – 4,5 milioni. Come è possibile, secondo voi, che la scuola statale italiana, tanto più male in arnese di quella privata, e di cui voi giustamente denunciate il degrado dei soffitti che crollano o le palestre che mancano, siano tanto più costose sia delle scuole private italiane, sia delle scuole statali degli altri paesi sviluppati? 23 – Credete che sia per colpa delle private o per colpa di chi vi istiga a fare guerra alle private ma intanto guardate come gestiscono la scuola statale? 24 – Sapete che il sistema scolastico statale italiano è il maggior datore di lavoro del paese, oltre che l’azienda con il maggior numero di dipendenti al mondo? 25 – Unmilioneduecentomila dipendenti. Neanche il Pentagono ne ha tanti. E di questi 850mila sono insegnanti ai quali si aggiungono 12mila capi d’istituto. Dei 72mila miliardi stanziati annualmente per la scuola statale sapete qual è la quota destinata agli stipendi? 26 – Il 91%, contro il 70-80% degli altri partner europei. E sapete qual è, invece la cifra destinata agli investimenti nel settore? 27 – 1500 miliardi. Pensate ancora che le vostre classi cadono a pezzi, nella palestra entra acqua e i bagni sono semidiroccati per colpa delle scuole non statali? 28 – A fronte dei 72mila miliardi spesi per la scuola statale, sapete a quanto ammontano i fondi destinati per il diritto allo studio (che quindi non sono destinati ai soli studenti delle scuole non statali, ma a tutti gli studenti appartenenti a famiglie con un reddito lordo non superiore ai 30 milioni annui) nell’accordo raggiunto a luglio sulla presunta legge di parità? 29 – 800 miliardi in tre anni (250 per il 1999, 250 per il 2000, 300 per il 2001) più 280 miliardi per le scuole materne non statali e 60 per le elementari parificate e obbligate alla gratuità. In totale, quindi, per il 1999, 590 miliardi: cioè lo 0,8%. Credete davvero che sia a causa di questi soldi (molti dei quali finiranno in realtà a studenti delle scuole statali) la causa del degrado delle vostre scuole? 30 – Sapete inoltre quanto è diminuito negli ultimi dieci anni, a causa del calo demografico, il numero degli studenti italiani? 31 – Di un quinto: da 9 a 7 milioni; e gli allievi delle elementari sono diminuiti addirittura di un terzo. E sapete, nello stesso periodo, di quanto è calato il numero degli insegnanti della scuola statale? 32 – In generale del 6%, mentre al Sud sono addirittura aumentati. Sapete qual è il rapporto insegnanti-studenti italiano e quale quello europeo? 33 – In Italia è 1 a 10 contro un rapporto di 1 a 16 della media europea. Non pensate, quindi, che in tutta questa battaglia per la scuola statale certi professori vi consigliano facilmente di far casino in modo che siate voi, per conto loro, a difendere il vecchio e consolidato loro potere e i loro interessi corporativi e sindacali? 34 – Vi sembra giusto che, come avviene oggi in Italia i corsi di formazione per delegati sindacali, pagati con i finanziamenti statali, attribuiscano agli insegnanti partecipanti un “credito formativo” ai fini della carriera professionale, per cui è possibile che voi vi ritroviate un insegnante, magari del tutto impreparato nella sua materia, ma esperto in materie sindacali? 35 – Vi sembra giusto che tali interessi corporativi siano pagati da tutti con le tasse e dagli studenti con l’obbligo di frequentare scuole scalcinate e cadenti? 36 – Vi sembra giusto che, di un servizio pubblico come l’istruzione che pagate profumatamente con le tasse, non possiate scegliere niente: non la scuola da frequentare perché definità dal bacino d’utenza, non la sezione da frequentare, non gli insegnanti che vi spetteranno? 37 – Ritenete un fenomeno di equità sociale che i ricchi possano scegliere e voi invece dobbiate prendere quello che passa il convento statale? 38 – Pensate davvero che la Costituzione italiana affidi esclusivamente allo Stato il compito di gestire la pubblica istruzione? 39 – Sapete che la Costituzione dice che “è diritto-dovere dei genitori educare e istruire i figli”? 40 – E dice che “La Repubblica agevola con misure economiche ed altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi”? 41 – E inoltre che “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento…”. Che “Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione”? 42 – “Senza oneri per lo Stato”, certo. Sapete chi è l’autore di questo che è il comma 3 dell’articolo 33 della Costituzione? 43 – È l’onorevole Epicarmo Corbino. Il quale onorevole Corbino quando presentò tale emendamento con l’inciso “senza oneri per lo Stato” che il Parlamento approvò il 29 aprile 1947 con 244 voti a favore e 204 contrari, sapete cosa disse in sede di dichiarazione di voto? 44 – Disse, è agli atti parlamentari: “Noi non diciamo che lo Stato non potrà mai intervenire a favore degli istituti privati, diciamo solo che nessun istituto privato potrà sorgere con il diritto di avere aiuti da parte dello Stato”. Vi sembra dunque che lo spirito del legislatore fu quello di escludere ogni sostegno alle scuole non statali? 45 – Che cosa pensate che volesse intendere il costituente con questa formula “senza oneri per lo Stato” accanto all’altra, sempre nell’articolo 33, “la legge, nel fissare i diritti e gli obblighi delle scuole non statali che chiedono la parità, deve assicurare ad esse piena libertà e ai loro alunni un trattamentso scolastico equipollente a quello degli alunni delle scuole statali”? 46 – Sei “pienamente libero” solo perché ti dicono che lo sei o perché ti danno la possibilità concreta di studiare, lavorare, mangiare, vestirti, circolare liberamente? 47- Ti sembra che lo Stato stia assicurando “piena libertà e trattamento equipollente” agli alunni delle scuole non statali, dato che permette solo ai ricchi di frequentare tali scuole? 48- E come si fa a dare anche a un povero la libertà costituzionalmente richiesta dall’art 33 di frequentare una scuola non statale se non gli si danno i soldi per pagare le rette? 49 – D’altra parte l’articolo 33, per cui enti e privati possono istituire scuole senza oneri per lo Stato, sembra lasciare intendere che la scuola statale sia senza oneri. 72mila miliardi vi sembra che non sia un onere? 50 – Visto che quest’onere è sostenuto da tutti i cittadini, in virtù di quale principio si limita la libertà dei cittadini di scegliere come e dove spendere i propri soldi per l’istruzione e si lascia che la scuola statale si accaparri tutta la cifra a disposizione obbligando la scuola non statale a un totale autofinanziamento? 51 – Ma pure volendo ammettere l’ambiguità dell’articolo 33. Provate a pensare: nei giorni scorsi, un articolo della Costituzione (art. 111) è stato modificato per inserire i principi del “giusto processo”. Perché allora non si potrebbe modificare anche l’articolo 33, visto che si presta a tali ambiguità su un tema tanto sentito, e aprire una discussione seria sull’argomento invece che farne bandiera di un inutile, vecchio e noioso dibattotito ideologico? 52 – Non pensate che se lo Stato, invece di spendere a occhi chiusi 72mila miliardi desse alle famiglie l’equivalente del costo medio di una retta delle scuole non statali (4,5 milioni) a fronte di quanto costa uno studente della statale (8-9 milioni) oltre a non subirne oneri ne otterrebbe anche un risparmio? 53 – Trovate giusto che lo Stato, a fronte delle tasse che paghi per la sanità, ti rimborsi (almeno in parte) la spesa per gli occhiali, il dentista o le visite specialistiche? 54 – Si? E perché lo stesso principio non deve valere per l’istruzione? 55 – Non pensate che se, grazie al rimborso, tutti potessero scegliere la scuola dove andare, sceglierebbero la migliore, statale o no, che sia? 56 – Non pensate, quindi che ogni scuola, statale o no, in un regime di concorrenza avrebbe tutto l’interesse a organizzarsi al meglio per fornire il miglior servizio e i migliori insegnanti possibili? 57 – Non credete che gli stessi insegnanti ne trarrebbero incentivi (anche economici) per migliorarsi e dare sempre il meglio di sé? 58 – Non credete che la libera concorrenza sarebbe il miglior antidoto ai diplomifici privati cui ricorrono i ricchi che non hanno voglia di studiare? 59 – Credete davvero che il libero mercato porti alla “svendita della cultura e dell’istruzione”? 60 – Perché il principio del confronto e della libera circolazione delle idee che ha portato progresso in tutti i campi e in tutto il mondo occidentale non dovrebbe funzionare proprio nel settore dell’educazione? 61 – Perché per i tuoi calzoni e i tuoi giubbotti, giustamente, pretendi di scegliere negozio e marca mentre per la scuola pensi sia giusto non poter scegliere alcunché? 62 – Credete davvero che lasciare a tutti la libertà di istituire la propria scuola e ai cittadini di sceglierla liberamente significhi la “balcanizzazione” della scuola divisa tra istituti cattolici, musulmani, ebrei e via discorrendo? 63 – Tutta la nostra cultuta occidentale si basa sulla convivenza di diverse visioni filosofiche e culturali. Non vi pare che la teoria della “balcanizzazione” metta in discussione lo stesso principio di democrazia su cui si basa la nostra società? 64 – Non pensate che tutta la storia e tutta la nostra struttura sociale sia cresciuta grazie a iniziative (ospedali, istituti di cura, ricoveri, università…) sorte per il contributo delle culture e delle organizzazioni che ne secoli si sono confrontate? 65 – Pensate davvero che la scuola statale sia portatrice di tutti i valori presenti nella nostra società? 66 – Se, per esempio, la vostra professoressa di filosofia della scuola statale ha un’impostazione marxista, quale immagine della storia del pensiero filosofico pensate che potrete conseguire alla fine del vostro corso di studi? 67 – Se, come ovvio, la vostra professoressa adotterà, in linea con la propria impostazione culturale, un manuale di filosofia che (come inevitabile) opera scelte decise e chiaramente orientate nella selezione degli autori da presentare e nel modo di presentarli, pensate che tutto ciò sarà ininfluente sulla vostra preparazione? 68 – Quando dite che la scuola statale è “multiculturale” e garantisce la “pluralità delle posizioni”, intendete che se nella vostra sezione, per esempio la “A”, la professoressa di filosofia è marxista, nella sezione “B”, invece, insegna una docente che si rifà alla destra junghiana? 69 – Pensate che la presenza nella sezione “B” della professoressa junghiana avrà qualche benefico influsso di compensazione sulla vostra preparazione (e viceversa per i vostri compagni della B) formata sulle lezioni di stampo marxista della vostra docente? 70 – Oppure intendete che, se la prof. di filosofia è marxista, quella di matematica è cattolica praticante, quella di inglese è valdese, l’insegnante di educazione tecnica è di impostazione nazionalsocialista mentre quella di italiano è dedita alle pratiche tantriche di stampo tibetano? 71 – Credete davvero che una istruzione equilibrata e multiculturale possa formarsi, per esempio, mettendo a confronto un’impostazione marxista in campo filosofico, una di stampo cristiano in matematica e una visione tantrica delle lettere? 72 – Non credete piuttosto che un vero confronto culturale nasca dalla scelta consapevole e dall’adesione a una tradizione cui si sente di appartenere e che, forte di una propria identità e di un proprio progetto educativo è libera di confrontarsi con le altre tradizioni? 73 – Non vi sembra piuttosto che la scuola statale, così come è gestita e strutturata oggi, finisca per farsi portatrice, come dimostrano le letture, perlomeno faziose, che della storia contemporanea offrono i libri di testo adottati, della cultura dominante, che oggi è di sinistra, ma in un futuro potrebbe essere di destra, o addirittura clericale? 74 – Non vedete il rischio che la riforma in atto, mirando a consolidare i rapporti di potere reale e culturale vigenti, miri solo a consolidare e rinnovare le posizioni di potere attuali? 75 – Vi sembra accettabile che, per esempio, la riforma dei cicli e dei programmi scolastici che detteranno i contenuti e segneranno la preparazione delle generazioni future siano decise, in perfetta solitudine e nel segreto delle sue stanze, dal ministro Berlinguer e dalla sua corte di esperti? 76 – Su un tema di tale suprema importanza che decide quale immagine della nostra cultura e della nostra tradizione vogliamo tramandare ai nostri figli, non sarebbe più democratico (oltre che utile) un libero confronto che permettesse a tutte le espressioni culturali di dare il loro contributo? 77 – Questa modalità autoritaria di gestire la riforma scolastica non vi fa sorgere il dubbio che si punti a porre le basi per la costituzione di una sorta di macchina del consenso capace di plasmare le generazioni future a immagine e somiglianza di chi comanda oggi? 78 – Non pensate che la scuola abbia proprio come precipuo scopo quello di fornire gli strumenti critici e culturali per poter giudicare il proprio tempo? 79 – Voi che dite di battervi per una maggiore libertà, non temete una scuola che da skolè come dicevano i greci, cioè il bel tempo del confronto e del libero apprendimento, si appiattisca sul pensiero unico dominante e diventi una sorta di ruota dentata al servizio del potere di turno? 80 – Inoltre, non accettare la libera espressione di altre culture non vi sembra un fenomeno di inaccettabile intolleranza? 81 – Le società tedesca, olandese, francese, inglese o spagnola, dove vige la libertà d’insegnamento e una reale parità, vi sembrano società balcanizzate? 82 – Siete convinti che il cittadino inglese formatosi a Eton sia peggiore di un cittadino italiano formatosi in un nostro liceo statale? 83 – Il sistema di rigoroso monopolio statale dell’istruzione che vigeva nell’ex Urss e in tutto l’Est europeo, vi sembra invece un modello di libertà e tolleranza? 84 – Pensate che gli studenti sovietici ritenessero che la condizione pietosa delle loro scuole fosse da attribuire all’esistenza dei bei college britannici o americani? 85 – Siete davvero convinti, come affermato da un vostro compagno in un’intervista al notiziario regionale Rai, che se alla vostra scuola quest’anno verranno accreditati solo 50 milioni la colpa è dei buoni scuola proposti da Formigoni? 86 – E che, proprio nei giorni scorsi, il Consiglio dei ministri ha rinviato la legge per “incostituzionalità”? 87 – Non vi sembra assurdo che tra i motivi del rinvio sia stato richiamato il principio di eguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione, mentre la vera discriminazione continua a essere quella a carico delle famiglie che iscrivono i figli alle scuole non statali e sono quindi costretti a pagare due volte (una con le tasse e una con le rette) l’istruzione dei figli? 88 – È possibile quindi che i problemi della vostra scuola dipendano da questa legge che, per di più, per diventare operativa necessita dei fondi stanziati da Roma? 89 – A proposito: dei 5.500 miliardi che lo Stato trasferirà alla Lombardia sapete quanti saranno quelli destinati all’istruzione? 90 – 1000. E sapete cosa prevederebbe la legge sui buoni scuola della Regione Lombardia? 91 – Prevederebbe che il rimborso delle rette avvenga gradualmente nell’arco di 3/4 anni: prima il 25 %, poi il 50% fino a coprire il costo dell’intera retta. Sapete a quanto ammonta, secondo i dati Istat e della Corte dei conti, la spesa delle famiglie lombarde per le rette delle scuole non statali? 92 – 286 miliardi all’anno. Il che vuol dire che quando la legge entrasse a regime dopo 3/4 anni, la Lombardia spenderebbe questa cifra per rimborsare alle famiglie le rette delle scuole non statali mentre il rimanente dei 1000 miliardi, ovvero 714, sarebbe destinato alla scuola statale. Vi sembra sempre che ci sarebbe uno squilibrio tra quanto dato alle scuole statali e quanto alle scuole non statali? 93 – Per tutti questi motivi non vi viene il sospetto che occupare contro i buoni scuola di Formigoni sia perlomeno strumentale e per qualcuno sia anche un bel favore fatto a questo governo (in cui, ricordi quanto detto sopra? ci sono quelli del Ppi che propongono di pagare direttamente le scuole dei preti) che ha tutto l’interesse che la piazza sia orientata non contro si sé ma contro un politico dell’opposizione? 94 – In ogni caso, non credi sia importante sapere che Formigoni, a differenza di quanto affermato da un altro vostro compagno nel solito servizio Rai, non è un ministro, bensì il presidente della Regione Lombardia? 95 – Voi che occupate le scuole e contestate Berlinguer, non trovate strano che i capi delle vostre organizzazioni studentesche siano politicamente schierati dalla stessa parte di Berlinguer? 96 – Non provate un certo fastidio a scoprire che gli argomenti espressi da questi vostri capi siano gli stessi di cui si riempiono le articolesse dei grandi intellettuali che sostengono l’attuale governo, quali il fondatore di Repubblica Eugenio Scalfari o Norberto Bobbio? 97 – Non trovate sospetto che il laicissimo Scalfari (e quindi, visto che espongono le stesse argomentazioni, anche i vostri capi studenteschi) si trovi d’accordo e applauda pubblicamente il cattolicissimo Scalfaro? 98 – Non vi sembra che ci sia una strana convergenza di interessi tra questi tutori dei valori repubblicani e costituzionali (solo dei loro, però) e un potere clericale che, in fondo, ha interesse a mantenere lo status quo con uno stato-mamma che gestisce l’educazione a suo piacimento e devolve qualche spicciolo per mantenere in vita le scuolette cattoliche e così tenersi buoni i preti? 99 – In definitiva, non vedete il rischio che la vostra contestazione finisca per preservare interessi ben più sostanziosi e lontani, a tutto discapito dei vostri di avere un’istruzione migliore, più competitiva e in linea con quella dei vostri coetanei europei? 100 – E cosa ti fa venire in mente questa osservazione da Pier Paolo Pasolini, tratta da un’intervista pubblicata sulla Stampa dell’8 novembre 1975 e rilasciata poche ore prima che il poeta e scrittore venisse assassinato: “ Il potere è un istema di educazione. Uno stesso sistema educativo che ci forma tutti, dalle cosiddette classi dirigenti fino ai poveri. Prima tragedia: un’educazione comune, obbligatoria e sbagliata che ci spinge tutti dentro l’arena dell’avere tutto a tutti i costi”?

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