Si è tagliato i capelli, che già sono radi di loro, si è tolto il cappello, ma il suo sguardo furbetto, il suo dire e non dire durante la presentazione del disco, ci aveva fatto intravvedere un uomo, un artista, una rockstar, che, se pur confusamente si poneva domande sul vivere quotidiano, partendo comunque, dal suo orgoglio di agnostico, fedele alla scienza che (secondo lui) decreta il progresso della civiltà.
Ecco, impacchettate per benino tutte queste elucubrazioni, sedetevi sul divano o indossate le cuffiette del vostro i-pod uscendo di casa o inserite il cd nella vostra autoradio accingendovi a un lungo viaggio e partite per questa vacanza nel più puro mainstream rock che un cantautore italiano abbia mai realizzato.
Sì, puro rock’n roll che si alterna a pochi momenti intimi mai noiosi, confezionato da una squadra di session man da leccarsi i baffi. Vasco Rossi si fa largo tra chitarroni fumanti note a cascata, una macchina musicale incendiaria che ci riporta alla memoria il glam rock “made in England”, delle icone David Bowie, Lou Reed e Marc Bolan (ascoltare per credere la ghost track “Mary Louise”). I piedi battono, le mani si agitano nell’aria, la voce non aspetta altro che unirsi ad altre migliaia che saranno testimoni della liturgia live che puntualmente partirà negli stadi estivi. Un bel lavoro di gruppo, divertente, registrato da dio e non con la solita compressione che rende i suoni marmellata. Profondità di tastiere e ritmo a iosa, ritornelli assassini, qualche deja vù e autocitazioni.
E se il Blasco sembra aver messo la testa a posto, latente rimane la voglia di vita spericolata che non sembra dismessa, anche se si aggiunge un retro pensiero che qualcosa di spaventoso stia per accadere e quindi che bisogna fuggire (da se stessi?) a bordo di un’auto americana. Diversi gli episodi che si vorranno riascoltare: “L’aquilone”, “Stammi vicino”, “Non sei quello che eri”, ma tutto l’album ci rimanda alla freschezza di “Canzoni per me”, già di molti anni fa. E tra “nonostante lo so, continuo a farmi fottere da me” e “l’amore non è un progetto, non è mica come vuoi tu” e l’uso dell’indicativo del verbo “essere”, rassegniamoci ad ascoltare “Vivere o niente” per tutta l’estate 2011 fino allo sfinimento.