Sallusti. È partita la “caccia al Farina”. Intervento integrale

Questa mattina alla Camera, l’onorevole Renato Farina è intervenuto per spiegare di essere lui l’autore dell’articolo che ha portato alla condanna del direttore del Giornale Alessandro Sallusti. Il testo integrale del suo intervento lo trovare pubblicato qui su tempi.it. In queste ore è però partita una “caccia al Farina”, che incolpa il deputato della vicenda che riguarda Sallusti. Il giornalista Enrico Mentana, ad esempio, ha scritto su twitter: «Farina confessa: l’articolo l’ho scritto io, me ne assumo la responsabilità morale e giuridica” Ora è troppo tardi, infame». Il direttore di Tempi, Luigi Amicone, sempre su twitter, ha invitato Mentana a leggere per intero la difesa di Farina, in modo da tenere conto anche di quanto egli stesso avesse detto alla Camera. Mentana, da par suo, ha confermato la sua posizione: «Infame verso Sallusti e Cocilovo».

 

Ormai la caccia è partita. A conferma c’è il video che appare sui siti di repubblica.it e corriere.it in cui l’intervento di Farina è stato tagliato, guarda caso proprio di quella parte in cui il deputato spiega le sue ragioni. Qui sopra vi proponiamo la versione integrale dell’intervento di Farina.

 

Il testo mancante è questo: «Perché non ho detto nulla prima di ora? Lascio perdere la difesa dei miei sentimenti intimi. Dico solo che ho sempre avuto la sindrome della ballerina di prima fila. Stare sulla ribalta, meglio se da eroe coraggioso. Figuriamoci se non avrei amato esibirmi… Dunque perché non ho detto nulla prima? Ripercorro gli eventi. Prima di dieci giorni fa, prima cioè dell’articolo di Vittorio Feltri sul Giornale che annunciava la valanga incombente, io non sapevo nulla di nulla. Ignoravo non solo la condanna ma anche che quell’articolo fosse stato querelato da qualcuno e tanto meno da un magistrato. Ho domandato, allora, se la mia testimonianza con cui mi fossi attribuito l’articolo poteva essere utile a qualcuno o a qualcosa – e mi è stato detto di no, la Cassazione non valuta il merito, che è già stato stabilito, ma la forma, giudica la congruità del diritto. Per me, però, la questione decisiva è stata piuttosto un’altra. L’Ordine dei giornalisti svolse nel gennaio del 2006 un’indagine per scoprire chi si celasse dietro la firma di Dreyfus. Sospettava fossi io, se avesse accertato questa identità mi avrebbe impedito di esprimere la mia opinione e avrebbe sanzionato il direttore che me lo consentiva. Sallusti sostenne che Dreyfus era un nome collettivo come l’Elefantino per il Foglio. Egli fece questo per amore della mia libertà e della mia persona, tutto per consentirmi la libertà di opinione, di pensiero e di scrittura in cui vedeva coincidere la mia passione per la vita. Si espose sempre per questo in tutti questi anni. Così si espose in seguito dandomi ospitalità su Libero da lui diretto, stavolta con il mio nome e cognome, ed essendo per questo punito dall’ordine dei giornalisti di Milano con due mesi di sospensione. Con questi precedenti ero certo, smentendo Sallusti, di causargli ulteriori guai presso l’Ordine dei giornalisti della Lombardia per le affermazioni fatte nel 2006 su Dreyfus. E ci sono precedenti palesi su questo atteggiamento».

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