Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi
Una gabbia in mezzo alla strada, nel centro di Tal Abyad. È lì dentro che i terroristi dello Stato islamico rinchiudevano le persone, perché tutti potessero vedere come finiscono i criminali. Un uomo è stato imprigionato per tre giorni solo per aver giocato a carte. La città siriana di Tal Abyad, roccaforte dell’Isis al confine con la Turchia e a soli 100 chilometri dalla capitale del califfato, Raqqa, è stata conquistata e liberata il 15 giugno dalle milizie curde.
La Cnn è entrata nella città abbandonata dai jihadisti e ha raccolto le prime testimonianze. La sharia veniva applicata senza distinzioni: carcere per chi «nomina Dio invano», frustate per chi fuma e poi ancora decapitazioni, crocifissioni, fucilazioni e altre barbarie. Per le pene più lievi si finiva nella gabbia, le altre venivano inflitte sulla «rotonda della morte».
I cittadini rimasti in città parlano poco e sotto anonimato. «Se la mia famiglia fosse al sicuro e non si trovasse a Raqqa, vi racconterei delle storie incredibili. Vi direi ogni cosa». Tutti però sono sollevati dalla fine della dominazione dell’Isis. Shuruk, bambina di circa sei anni, è uscita in strada senza velo integrale per la prima volta negli ultimi due anni: «Ci facevano vestire tutte di nero. Quando l’Isis era qui, non eravamo felici».
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