Gioco del rispetto. «Ritiro mio figlio dall’asilo»

Amedeo Rossetti, il genitore che per primo aveva segnalato l’introduzione del “Gioco del rispetto” in una scuola materna di Trieste, ha deciso di ritirare il figlio. Come si vede dal servizio tv, l’uomo spiega di aver posto delle domande alle autorità competenti e di aver sollecitato una risposta. Non avendola ottenuta, non ha mandato il bambino alla scuola materna. Sul “Gioco del rispetto”, attività che sotto l’intento di abbattere gli stereotipi di genere propugna l’ideologia gender, aveva scritto tempo fa un bellissimo articolo la scrittrice Susanna Tamaro. Qui, la sua intervista a Tempi.

Intervistato da Vita nuova, Rossetti ha ribadito le sue accuse. «Quando lo scorso 23 aprile – ha raccontato – ci hanno consegnato il foglio di richiesta autorizzazione a partecipare al “Gioco del rispetto” ero rimasto parecchio interdetto, perché lo stesso foglio non riportava possibilità di scelta tra “autorizzo” e “non autorizzo”; mancava anche il minimo cenno all’attività alternativa prevista; in data 27 aprile abbiamo consegnato una Raccomandata alla scuola ed all’Area Educazione del Comune di Trieste, restituendo il modulo e chiedendo, con specifica richiesta di risposta scritta, informazioni sull’attività alternativa, sul progetto di questa, sulle sue finalità, su materiali e sussidi eventualmente utilizzati, su data, ora e durata di tale attività e le persone che la porranno in essere. Dopo tre giorni di assenza di mio figlio all’asilo, oggi l’ho riportato a scuola ed ho notato un avviso affisso in bacheca, con data 8 maggio, che avvertiva che il 13 sarebbe iniziato il progetto e che in alternativa si prevedeva la lettura di due libri. Sono rimasto allibito dal fatto che mai ho avuto risposta ad una lettera che è un documento ufficiale inviato ad un ufficio pubblico e purtroppo non avevo modo di visionare i libri proposti, anche perché lo avrei comunque fatto insieme a mia moglie; io ho dovuto prendere ore di permesso dal lavoro e siamo stati nostro malgrado costretti a ritirarlo dalla lezione». Secondo l’uomo «mio figlio ha subito una vera e propria discriminazione e noi genitori, insieme a lui; tutti i bambini stanno subendo una discriminazione, perché in realtà si trovano divisi in gruppi, uno a fare un progetto che nemmeno è inserito nel POF e l’altro a fare attività alternative, presentate come rientranti nel POF; quindi un gruppo che riceve formazione in base ad un programma e l’altro no. (…) I genitori devono  entrare  nell’ottica che non possono più delegare nulla! Purtroppo non possiamo più delegare l’educazione alla scuola basandoci sulla fiducia e prendendo tutto a scatola chiusa; troppa ideologia, troppe cose poco chiare e tenute nascoste a chi ha tutti i diritti di sapere; mi sento ferito, mi sento offeso nella mia genitorialità; trovo tristissimo e grave che siamo arrivati al punto che i genitori debbano proteggere i propri figli dalla Pubblica Istituzione. Un brutto, bruttissimo segnale».

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