All’Oms comanda la Cina

Insieme alla Corea del Sud, Taiwan è una storia di successo nel contenimento del coronavirus. Eppure il paese non può partecipare ai lavori dell’Organizzazione mondiale della sanità né ricevere informazioni e dati sensibili. A impedirlo è la Cina, che considera Taiwan una provincia ribelle e non uno Stato autonomo. Specialmente in questo momento di emergenza globale, però, la politica dovrebbe essere messa da parte.

Ma come si era già capito dagli sperticati elogi rivolti dai responsabili dell’Oms alla Cina per la gestione dell’epidemia, negli uffici di Ginevra a comandare è Pechino. Lo ha confermato una recente intervista dell’emittente canadese Rthk a Bruce Aylward, alto funzionario dell’Oms che ha guidato il team dell’agenzia Onu in Cina e che in passato ha dichiarato: «Se mi ammalassi di Covid-19, vorrei farmi curare a Wuhan».

Come si vede nel filmato, quando la giornalista, dopo aver parlato di Hong Kong, chiede ad Aylward che cosa pensa di fare l’Oms con Taiwan, il funzionario finge di non sentire e quando la giornalista ripete la domanda fa cadere la conversazione e la telefonata. Richiamato, si limita a dichiarare sulla gestione dell’epidemia da parte di Taiwan: «Beh, abbiamo già parlato della Cina. Tutte le diverse parti della Cina hanno fatto un buon lavoro», sottolinea aderendo pienamente alla linea di Pechino.

Il ministero degli Esteri di Taiwan ha commentato indignato l’intervista: «All’Oms non si può neanche pronunciare la parola “Taiwan”? Quando ci si trova davanti a una pandemia, bisognerebbe mettere da parte la politica. Più di 450 servizi giornalistici in oltre 40 paesi hanno parlato di come abbiamo gestito l’epidemia e nessuno ci ha confuso erroneamente come parte della Cina».

Foto Ansa

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