Ha vent’anni e il volto segnato dai lividi e dai tagli. La foto di Maurizio Ottaviani (immagine da Twitter) è la testimonianza più recente che nel Venezuela di Nicolas Maduro alle proteste degli studenti in piazza il Governo risponde con violenze e torture. La sua storia è raccontata dal portale d’informazione argentino infobae.com: una manifestazione con alcuni giovani per le vie di Altamira, Caracas, l’incontro con alcuni militari della Guardia Nacional Bolivariana e gli scontri. «La mia reazione è stata quella di correre ma mi hanno inseguito e preso. Non ho opposto resistenza», spiega il ragazzo, che studia all’Universidad Santa Maria.
Si è trovato sdraiato per terra, con addosso quattro soldati. «Il mio istinto è stato quello di chiudermi in posizione fetale per proteggermi. Mi hanno preso a calci in pancia, sulla schiena. Uno di loro ha usato il tacco del suo stivale per camminare sulla mia faccia».
HA RISCHIATO DI PERDERE L’OCCHIO. Così si spiegano le tumefazioni sulla sua guancia destra. Ma il racconto di quella manifestazione del 28 febbraio non è finito: perché dopo le botte, Maurizio è stato caricato su un pullman insieme ad altri manifestanti fermati e minacciati di morte per asfissia con l’uso di lacrimogeni. È rimasto detenuto per 37 ore e solo dopo essere stato rilasciato ha potuto recarsi in ospedale, dove gli è stata diagnosticata un’emorragia congiuntivale nell’80 per cento dell’occhio destro: è un miracolo che non l’abbia perso. «La faccia dei militari rifletteva odio, mancanza di controllo. È come quando tieni gli animali chiusi in gabbia e poi li liberi o quando sleghi un cane. I soldati si muovevano come cani da caccia».
ALTRE VIOLENZE. Come Ottaviano, altri ragazzi hanno pagato col sangue la propria avversione al governo di Maduro. C’è ad esempio Luis Gutierrez, studente dell’Universitad Central de Venezuela, catturato dai militari lo scorso 19 febbraio nel corso di una manifestazione e picchiato sul volto tanto da restare sfigurato: il suo volto è stato ricostruito con una operazione. Ana Karina Triana, anche lei studentessa universitaria, è stata invece fermata dalla Guardia Nacional mentre era per strada assieme ad un’amica nel corso di una protesta: «Un agente m’ha caricato su una moto e mi ha portato al distributore. Quando siamo arrivati, ho ricevuto un colpo alla testa con l’arma che usano per sparare bombe lacrimogene». Uguale è successo a Daniel Alejandro Rodriguez e Juan Pablo De Haro, entrambi di 22 anni: fermati e picchiati col fucile.
Domenica, durante una conferenza stampa, ha parlato dei 21 morti che queste settimane di scontri hanno lasciato sull’asfalto: «Su quattro casi si sta indagando in merito a una presunta attuazione irregolare dei funzionari in uniforme, 10 sono rimaste vittime delle “guarimbas” (le rivolte in cui vengono bloccate strade principali e si attaccano edifici governativi, ndr), e 5 morti sono legati a violenza di gruppo o fuochi adiacenti alle “guarimbas”».