Usa, la Corte Suprema cancella il diritto costituzionale all’aborto
La Corte suprema degli Stati Uniti ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto dopo quasi 50 anni, ribaltando le sentenze Roe v. Wade e Planned Parenthood v. Casey. Ogni Stato americano, di conseguenza, torna libero di decidere come regolare l’interruzione di gravidanza. La decisione è stata presa dai giudici a maggioranza: cinque a favore e quattro contrari.
«Non esiste il diritto costituzionale all’aborto»
Il giudice Samuel Alito, nel parere della maggioranza, scrive che «gli americani continuano ad avere visioni appassionate e ampiamente divergenti sull’aborto e i diversi Stati hanno agito di conseguenza». La Corte, continua, «ritiene che le sentenze Roe e Casey devono essere rigettate. La Costituzione non fa alcun riferimento all’aborto e un tale diritto non è implicitamente protetto dalla Costituzione, neanche dalla Due Process Clause del 14esimo emendamento».
Il diritto all’aborto non può essere assimilato a nessun altro diritto, continua il giudice Alito, perché «distrugge ciò che Roe e Casey chiamano “vita fetale” e ciò che la legge oggi descrive come un “essere umano non nato”». La Roe «era vergognosamente sbagliata fin dal principio. Le sue basi sono incredibilmente deboli e la decisione ha avuto conseguenze dannose. È giunto il tempo di rispettare la Costituzione e di restituire il tema dell’aborto ai rappresentanti eletti dal popolo».
Il caso del secolo
Ad aver portato alla storica sentenza è il caso Dobbs v. Jackson Women’s Helath Organization del Mississippi. Nel 2018 il governatore repubblicano Phil Bryant firmò una legge che dichiarava illegali in Mississippi tutti gli aborti praticati oltre le 15 settimane di gravidanza. È una legge che sfida direttamente le sentenze Roe e Casey, nelle quali veniva sostanzialmente stabilito che l’aborto è legittimo in qualunque caso fino a quando il bambino non è in grado di sopravvivere al di fuori dell’utero materno. Questa condizione è stata interpretata perlopiù come un via libera all’aborto fino alla 24/28ma settimana di gravidanza.
La legge del Mississippi non è mai entrata in vigore, perché l’Organizzazione di Jackson per la salute delle donne, che gestisce l’unica clinica abortiva di tutto lo Stato di 3 milioni di abitanti, presentò un esposto alla corte federale distrettuale, che bloccò la legge nel novembre del 2018.
L’America è divisa sull’aborto
In una “dissenting opinion” i giudici liberal della Corte Suprema Sonia Sotomayor, Elena Kagan e Stephen Breyer hanno scritto: «È triste che molte donne abbiano perso oggi una tutela costituzionale fondamentale». La speaker democratica del Congresso, Nancy Pelosi, ha parlato di «sentenza crudele».
Il senatore repubblicano Mitch McConnell ha invece affermato: «Milioni di americani hanno passato mezzo secolo a pregare, marciare e lavorare verso la storica vittoria di oggi per lo stato di diritto e la vita innocente. Sono orgoglioso di essere stato al loro fianco in questo lungo viaggio e condivido oggi la loro gioia».
Cosa pensano davvero gli americani
Gli americani sono da sempre divisi sul tema. Secondo l’annuale sondaggio di Marist Poll, pubblicato in occasione della Marcia per la vita di gennaio, oltre il 60 per cento voleva che la Corte suprema mandasse in soffitta la Roe. Il 17 per cento preferiva che l’aborto diventasse illegale, mentre il 44 per cento riteneva che la decisione dovesse essere affidata agli elettori dei singoli Stati.
Secondo altri sondaggi, il 55 per cento degli americani si definisce pro choice e il 40 pro life. Nonostante questo, soltanto il 17 per cento ritiene che «l’aborto dovrebbe essere accessibile a una donna in ogni momento della gravidanza». L’83 per cento degli americani, cioè, considera giusto che l’interruzione di gravidanza venga in qualche modo limitata e il 63 è contrario all’aborto a domicilio tramite la pillola abortiva. Inoltre, il 54 per cento non vuole che l’aborto sia pagato con denaro pubblico e il 73 per cento è contrario all’utilizzo dei proventi delle imposte per finanziare l’interruzione di gravidanza all’estero.
Decidono i singoli Stati
La sentenza della Corte suprema americana non vieta l’aborto, ma restituisce ai singoli Stati il diritto di legiferare sul tema come ritengono più opportuno. Come dettagliato dal New York Times, se circa 20 Stati repubblicani sono pronti a vietare o restringere fortemente la pratica, altrettanti democratici hanno già pronte leggi per liberalizzare l’interruzione di gravidanza, mentre in altri 10 Stati non è chiaro come l’aborto verrà regolato.
Determinante per il verdetto è stata la composizione della Corte suprema americana, oggi a maggioranza conservatrice dopo che Donald Trump ha nominato negli anni scorsi tre giudici conservatori: Neil Gorsuch, Brett Kavanaugh e Amy Coney Barrett. I tre, che insieme ad Alito hanno approvato il ribaltamento del diritto costituzionale all’aborto, sono da settimane in pericolo dopo aver subito tentativi di aggressione e ricevuto minacce di morte.
Foto Ansa
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