Un altro furbetto che non lo era: Edoardo Rixi
Alla rubrica “furbetti che non lo erano” va aggiunto un altro nome: è quello di Edoardo Rixi. Rixi, politico leghista, ex viceministro alle Infrastrutture, si dimise nel maggio 2019 in occasione della condanna in primo grado a 3 anni e 5 mesi per l’inchiesta “spese pazze” che iniziò nel 2012, quando era consigliere regionale in Liguria.
La Corte d’appello di Genova ha ribaltato quel giudizio perché «il fatto non sussiste». Né lui né gli altri ex consiglieri regionali avevano mai fatto gli splendidi sui rimborsi, non avevano speso soldi pubblici in cene, gite, aperitivi, gratta e vinci, luna park, biscotti e ostriche. Non era vero niente.
Peggio di un omicida
Per Rixi, però, si trattò di una mazzata. Poteva essere lui il candidato alla poltrona di governatore e invece dovette lasciare la corsa a Giovanni Toti (che vinse). Poi, quando arrivò la condanna di primo grado, dovette abbandonare la carica di viceministro del governo gialloverde, con gli “alleati” grillini che ne chiedevano a gran voce la testa e il “suo” ministro, il pentastellato Danilo Toninelli, che non si diede gran briga di difenderlo.
Non era vero niente ma, come ha ricordato lo stesso Rixi in un’intervista alla Verità, per lui arrivò una richiesta di interdizione perpetua ai pubblici uffici: «Scherzando pensai che, se avessi commesso un omicidio, sarei andato incontro a conseguenze più lievi». E al Riformista ha spiegato che «per il 2011 mi venivano contestati 150 euro spesi indebitamente. E per contestarmeli la giustizia credo abbia speso mille volte tanto quella cifra. Dunque era indebita l’indagine, non quella spesa».
Il boxino a pagina 25
A quel tempo, il suo nome era sulle prime pagine di tutti i giornali. Si sa, la “spesa pazza” è argomento succulento per i giornalisti manettari che amano rovistare nel marginale di scontrini e fatture. Per dire, sul Fatto quotidiano uscivano articoli titolati così: “Rixi condannato per le spese pazze: molla la poltrona“. A firmarli era il giornalista Ferruccio Sansa che, per un’incredibile coincidenza astrale, è poi diventato il candidato grillino alla corsa alla poltrona regionale.
Il nome di Rixi va aggiunto alla rubrica “furbetti che non lo erano” anche per un altro fatto comune a tutte queste storie. Se in fase d’indagine e in conseguenza della prima condanna il suo nome appariva sulle prime pagine dei quotidiani, l’altro giorno, invece, per trovare notizia della sua assoluzione bisognava sfogliarne parecchie. Sul Fatto c’era un boxino a pagina 10, sulla Stampa a pagina 11, sul Corriere della Sera a pagina 25, su Repubblica non l’abbiamo trovato.
Una lista in continuo aggiornamento
Andremo dunque ad aggiungere il nome di Rixi alla rubrica, quella che una volta Pierluigi Battista chiamò degli “stritolati ed assolti”: Antonio Bassolino, Filippo Penati, Roberto Cota, Francesco Storace, Leopoldo Di Girolamo, Pietro Vignali, Clemente Mastella, Stefano Graziano, Nicola Cosentino, Maurizio Lupi, Vasco Errani, Raffaella Paita, Esterino Montino, Calogero Mannino, Graziano Cioni, Roberto Maroni, Salvatore Margiotta, Ignazio Marino, Raffaele Fitto, Beppe Sala, Riccardo Molinari, Renato Schifani.
I problemi di questa lista sono due: il primo è che incompleta, ci saremo dimenticati qualche caso. Il secondo, ancor più grave, è che è in continuo aggiornamento.
Foto Ansa
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