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Home Società

Tutti quanti, adesso, a dire “Je suis Charlie“. Ma non è solo una questione di vignette

Quello dell’attacco alla satira, alla libertà di espressione è solo il fantoccio che ci viene agitato davanti, perché ci dimentichiamo della verità.

Redazione
13/01/2015 - 4:30
Società
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Tratto dal blog Berlicche – Tutti quanti, adesso, a dire, “Je suis Charlie Hebdo”.
Eppure quanti di questi che scendono in piazza, che si indignano, quanti sanno il numero di morti che ci sono stati in Siria negli ultimi mesi? Quanti in Nigeria? Quanti in Iraq?
Non erano fumettisti. Non facevano satira. La loro sola disgrazia era quella di essere.
Essere cristiani. O yazidi. O musulmani, di una sfumatura diversa da quella dei loro assassini.
Quanti morti, dicevamo? Mille x Hebdo? Duemila?
E gli ostaggi presi in queste ore, i passanti trucidati, che hanno a che fare con vignette blasfeme?

Forse è urgente ripensare un attimo a tutta la vicenda, togliendo di mezzo l’ingombrante prima impressione. Non è l’insulto disegnato a Maometto o a qualche leader barbuto la causa del massacro dell’altro giorno. Quello è solamente ciò che ha determinato la scelta del bersaglio.
Dodicimila morti in Iraq non hanno avuto vignette commemorative sulle prime pagine. Al massimo visualizzazioni su Youtube di quanti sono in cerca dell’orrore.

I musulmani non sono cattivi. Non sono più cattivi di noi. In fondo al cuore desiderano quello che desideriamo tutti, cioè l’infinito.
Ma l’Islam è una religione umana, e siccome è umana è nata per violenza e con la violenza. Mortifica la grandezza dell’uomo con la sottomissione, quando la statura dell’uomo è tale che Dio stesso si è fatto uno di noi. La sottomissione dell’Islam è sottomissione ad una regola umana, non a Dio. Se non fosse umana, non avrebbe bisogno di violenza. Non avrebbe bisogno di eliminare ciò che non è lei.
Gli assassini di Parigi non sono pazzi terroristi. Sono uomini coerenti.
Anche il nichilismo gaio di Charlie Hebdo è una religione umana. La religione di chi adora se stesso, ovvero il nulla. Ma il nulla non esiste, e quindi non può niente contro ciò che esiste. Può irriderlo, con parole come fumo. Può odiarlo. Ma non può batterlo. Non si muore per il nulla. Se accade, è un incidente. Non c’è nulla per cui morire o, se è per questo, per vivere.

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L’odio non ferma l’odio. L’odio prima o poi genera violenza, e questa altro odio.

Quello che facciamo prende la forma di ciò che desideriamo. Non è difficile uccidere, o condannare, pretendendo di essere nel giusto. Non è difficile dimenticare il male che avviene altrove, in maniera da dimenticare il nostro.
I morti di Parigi, della Nigeria, dell’Iraq, sono morti perché non si adattavano all’idea umana di qualcuno. Quello dell’attacco alla satira, alla libertà di espressione è solo il fantoccio che ci viene agitato davanti, perché ci dimentichiamo della verità.

La verità è che anche nel nostro cuore alberga la stessa violenza. Alzi la mano chi non li voleva vedere morti, quegli assassini, chi non si augura bombardamenti a tappeto. Che scaccino la paura. Che soddisfino l’odio.
Perché il cuore dell’uomo desidera l’infinito, ma le sue azioni sono malvagie, e cerca sempre di giustificarsi.

Senza un Padre, chi ci perdonerà tutto quello che abbiamo fatto? Chi ci condonerà tutto quello che non abbiamo fatto?

Tags: charlie hebdoIslamsatiravignette
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