Le tubature italiane fanno acqua: quasi il 40% si disperde. «Ma il referendum sui “beni comuni” ha congelato gli investimenti»

Di Matteo Rigamonti
03 Luglio 2014
Intervista all'esperto Antonio Massarutto: «Da quando nel 2011 ha vinto il sì all'acqua pubblica gli investimenti sono calati. Bisogna seguire l'esempio positivo del Veneto»
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La rete idrica in Italia perde il 37,4 per cento dell’acqua che scorre all’interno delle tubature, secondo l’Istat. Uno spreco notevole, che non sorprende affatto Antonio Massarutto, docente della facoltà di Economia presso l’Università di Udine ed esperto di politiche ambientali e servizi pubblici locali. Come spiega a tempi.it Massarutto, se la rete di distribuzione idrica italiana è un colabrodo, è colpa della totale «assenza di investimenti» da parte del settore pubblico. Un grave ritardo, dovuto anche alla vittoria del “sì” al referendum sull’acqua “pubblica” del giugno 2011.

Massarutto, perché perdiamo per strada il 40 per cento dell’acqua?
Occorre notare che le perdite della rete idrica nazionale sono calcolate dall’Istat come differenza tra la quantità di acqua immessa in rete all’origine, un dato noto, e quella che poi viene effettivamente fatturata dai gestori. Ciò significa che, in realtà, il dato sull’acqua persa per strada contiene sia l’acqua effettivamente persa, sia l’acqua che non è stata fatturata per le più svariate ragioni: per assenza di contatore, deficit di fatturazione, utenze abusive, piuttosto che perdite commerciali o altro. E l’Italia, da questo punto di vista, vive ancora una profonda frattura tra il Nord e il Sud del Paese, dove sono più frequenti queste situazioni.

Qual è, dunque, il reale stato di salute della rete di distribuzione idrica italiana?
Per conoscerlo con precisione sarebbe meglio considerare il dato sulle perdite tecniche. Che è quello che più di tutti aiuterebbe ad evidenziare il livello di manutenzione della rete. Purtroppo non è un dato di cui l’Istat può facilmente disporre, perché bisognerebbe chiederlo ad ogni singolo gestore. Il regolatore ha iniziato a farlo per uniformare le banche dati, ma il processo non è ancora compiuto.

Cosa ci comunica il dato diffuso dall’Istat?
Che l’acqua persa dalla rete idrica italiana non diminuisce, anzi, tende ad aumentare. Ciò significa che il livello di manutenzione delle nostre tubature è piuttosto scadente; ma non mi meraviglio più di tanto, perché se non ci sono investimenti non bastano le preghiere alla Madonna Pellegrina per riparare le tubature. E gli investimenti pubblici sulla rete, purtroppo, sono rallentati dopo il referendum sull’acqua di tre anni fa. La vittoria del “sì” ha causato un “effetto freezer” che ha congelato gli investimenti pubblici e ancora siamo qui ad attendere un’inversione di tendenza.

L’ingresso dei privati nella gestione della rete cambierebbe qualcosa?
Il tema non è innanzitutto quello di scegliere tra pubblico o privato, ma di dare il giusto peso nel fissare le tariffe anche a quella componente che riguarda gli oneri per investimenti. Se non lo si fa, purtroppo, è normale che non ci siano investimenti. Non possiamo fare finta di non vedere che le tariffe sull’acqua in Italia sono pari alla metà, a volte addirittura a un terzo di quelle della Francia, della Germania e dell’Olanda. Allora è normale che anche gli investimenti sulla rete, sui depuratori e tutto il resto, siano proporzionati a quella cifra. Se la Francia, la Germania o l’Olanda investono 100 per ammodernare e riparare la rete, noi non possiamo spendere più di 30. Questa è la verità.

L’Italia cosa può fare?
In Veneto le aziende partecipate per la gestione dell’acqua, pur mantenendo piena autonomia gestionale l’una dall’altra, hanno deciso di consorziarsi ed emettere un bond collettivo per finanziare gli investimenti. Ciascuna corrisponderà la sua quota per investimenti in base a quanto guadagnerà sulle tariffe. Si tratta di una soluzione molto simile agli eurobond in questi giorni proposti da più parti all’Unione europea. E funzionano, perché hanno permesso alle società venete di finanziarsi al 4 per cento, che è un tasso di interesse molto buono. Se pratiche di questo tipo si diffondessero sarebbe un bene per il Paese.

L’Europa però pare intenzionata ad avviare l’ennesima procedura di infrazione nei confronti dell’Italia. Come se lo spiega?
Occorrono uno sforzo e un investimento notevoli. Anche perché molti interventi che sono stati realizzati a partire dagli anni ’70 si sono rivelati inadeguati. La procedura d’infrazione europea, oltretutto, riguarda una direttiva del 1991. Oggi siamo nel 2014 e ancora non ci siamo adeguati. È ora di cambiare passo.

@rigaz1

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16 commenti

  1. gerthin

    gli investimenti pubblici li ha congelati il fiscal compact e non il referendum, non raccontiamocela per favore.

  2. beppe

    le allegre suorine che inneggiavano al referendum in piazza san pietro sono un danno ancora peggiore della perdita d’acqua. è un perdita di cervello, difficilmente rimediabile.

  3. Agostino

    Di certo nel discorso acqua c’entra anche questo, e condivido in pieno. Tuttavia imputare la scarsa efficienza dell’impianto idrico solo alla mancanza di stanziamenti sulla rete secondo me non restituisce la cifra del problema. Anche la cessione del servizio a privati spesso mostra i suoli limiti.

    Faccio l’esempio del mio paese: la gestione del sistema di fornitura idrica è affidata ad una società privata, con un’altra società che gestisce le riserve idriche provinciali. La prima è in grave insolvenza nei confronti della seconda: risultato, la seconda riduce al minimo l’erogazione idrica, per non ricadere nell’interruzione di pubblico servizio. Con gravi disagi, tuttavia, per noi cittadini. Non solo: la società che gestisce sul territorio comunale la rete idrica, forte di un contratto di ferro stipulato con l’amministrazione comunale, si è distinta per un sostanziale abbandono delle infrastrutture, che ha comportato ulteriori disagi. Tanto per dirne una, casa mia è rimasta senz’acqua per quattro giorni consecutivi a metà giugno perché, unitamente alla riduzione idrica, ben 2 pompe di rilancio sono andate fuori uso. E l’amministrazione comunale ha le mani legate.

    Di sicuro possono aver contribuito fattori come la scarsa efficienza idrica, ma il problema è ben più complesso di così.

  4. augusto

    La gestione dell’acqua deve essere pubblica.Ovviamente i governi degli ultimi 25 anni non hanno fatto purtroppo sufficienti investimenti in questo campo, in quanto il fatto di dare servizi validi ai cittadini non rientra nelle loro priorità.

    1. Alberto

      “i governi degli ultimi 25 anni non hanno fatto purtroppo sufficienti investimenti in questo campo”.
      Appunto, se i governi degli ultimi 25 anni hanno fallito forse è meglio che l’acqua venga privatizzata

      1. augusto

        I governi degli ultimi 25 anni hanno fallito su quasi tutti i fronti…il problema sono quindi certi governi, ma l’acqua non può essere gestita da privati, poi ognuno la pensi come vuole.

  5. pallo

    penosi … siete penosi … incolpare il referendum per la “perdita” dei nostri acquedotti è semplicemente fazioso e scorretto .

    1. Matteo Rigamonti

      Caro Pallo,

      Come sono sicuro lei avrà letto nel contenuto dell’intervista (peraltro sintetizzato con precisione nel titolo), qui nessuno sostiene che la “perdita” dei nostri acquedotti sia semplicemente “colpa del referendum”. Piuttosto è dovuta alle loro scarse condizioni e carente livello di manutenzione imputabili a una persistente pochezza degli investimenti. Investimenti che, sostiene l’intervistato, sono rallentati ulteriormente dopo l’esito del referendum.

      La precisazione è dovuta. Grazie

    2. Menelik

      Solo tu potevi leggere nel testo quello che hai scritto.
      In tante zone d’Italia le condutture risalgono ai primi anni 60, e hanno subìto scarsissime manutenzioni da allora.
      Sono tubature che hanno mezzo secolo, delle quali spesso si è anche persa la planimetria sotterranea.
      Bisognerebbe riesumare tutto e rifare con materiali moderni.
      Ci sono ancora tratti di tubature in eternit.
      Comunque, fino ad ora, non c’è nessuna prova che l’eternit sia pericoloso per ingestione orale.
      Si arriva al paradosso che l’acqua sia estratta dal mare e desalinizzata in un impianto molto costoso.
      La stessa acqua depurata e potabilizzata, immessa in rete, parte di essa venga persa dalle falle nelle tubature e ritorni al mare come acqua depurata, ad alto valore aggiunto.

      1. Ale

        Il Mesotelio fodera anche la cavità addominale non solo quella toracica..e poi le tubature iniziano ad essere vecchie e tracce di eternit nell’acqua si trovano per questo, per l’usura. Quando arriva, il Mesotelioma e’ INCURABILE. E’ bastardo. E credimi dati di letteratura, per dire che le tubature in eternit per l’acqua siano innocue, non ci sono, perché fino ad oggi nessuno era stato tanto Stolto da usare questo materiale per veicolare acqua. Gli effetti se ci saranno arriveranno entro i prossimi decenni, per tubature logore e popolazione lungamente esposta a rischio. Inoltre come causa Tumore al polmone oltre a Mesotelioma (tumore del Mesotelio) chi ci dice che non possa fare altrettanto a livello intestinale se ingerito, con cibo cotto nell’acqua contaminata da asbesto o bevuto con acqua di rubinetto?! Servirebbero prove tecniche di resistenza di suddette tubature ad agenti scrostanti e alla stessa forza dell’acqua nelle tubature. Il discorso della pellicolina, citata da alcuni come fatture protettivo, lascia il tempo che trova, perché può essere rimossa essendo melmetta.

        1. Giulio Dante Guerra

          “fino ad oggi nessuno era stato tanto Stolto da usare questo materiale per veicolare acqua”? Dal 1964 al 1966 ho abitato a Guardistallo (PI), dove, all’epoca, c’era solo un vecchio acquedotto vecchio di più di trent’anni, che erogava l’acqua solo a determinate ore del giorno. Per ovviare, almeno in parte, a questo inconveniente, c’era sul tetto un serbatoio, indovinate di quale materiale. Di eternit, ovviamente! Dimenticavo: prima d’essere messo a disposizione dal comune, come residenza, del farmacista del paese, che era mio padre, l’appartamento ospitava una scuola! Così tutelava la salute l’amministrazione di sinistra di quel paese toscano. Quanto allo stato delle tubature pubbliche, in massima parte ancora metalliche, ogni tanto – penso in tutte le città d’Italia, non solo qui a Pisa – si vede sgorgare una “fontana” nel bel mezzo d’una strada del centro storico; e ne passa di tempo prima che il comune si decida a sostituire le transenne con lo scavo d’una buca, per sostituire il pezzo di tubo danneggiato: il minimo indispensabile per “turare la falla”, s’intende.

    3. giuliano

      i fatti sono fatti e il referendum ha messo una pietra tombale sul problema. Non le va che i fatti parlino sig Pallo ??

    4. Ale

      Ormai ci dobbiamo scordare l’art.5 della Costituzione e la Gestione da parte di Enti Pubblici Locali dei Servizi, e tra questi anche l’acqua. Che dire due cose, sono amareggiata perché ritengo che l’acqua debba rimanere un bene pubblico, della collettività, al tempo stesso mi chiedo una gestione affidata a privati potrebbe migliorare il Servizio a Tariffe Contenute o l’acqua diventerebbe ORO?! Infine il PROBLEMA ETERNIT. Ci sono varie pubblicazioni anche di Arpat che evidenziano come questo non sia affatto una Bufala ma una realtà. Ovvero le tubature e le cisterne sono di Eternit, amianto. Non si sa perché ma è assodato che è così. E tutto tace da parte dello Stato anche se in più regioni, Umbria, Toscana, Lazio ecc. vari comitati locali hanno posto il quesito alle autorità. L’amianto causa tumori del Mesotelio, ovvero Mesotelioma, se inalato e asbestosi. Tuttavia nelle tubature dell’acqua mettono anche cloro e altre sostanze per mantenere potabile l’acqua e queste sostanze che effetto hanno sull’eternit? Possono corroderlo oppure no? Ovvero noi rischiamo o no di bere amianto?. Non ci scordiamo che abbiamo anche un Mesotelio a foderare la cavità addominale dove stanno le nostre viscera, per cui qualcuno ci dovrebbe dire se questo e’ un rischio per futuri Mesotelioma addominali oppure no, considerando che tali tubature e cisterne, appunto, iniziano ad essere usurate e come colano verso l’esterno forse qualche fibra di asbesto può venir staccata ed essere veicolata con l’acqua fino ai nostri rubinetti?! Quindi il rischio c’è o no?! E se c’è il rischio, l’omessa sostituzione di tali tubature possiamo definirlo un atto criminale verso la società , oppure no?! E allora queste sono leggende metropolitane..

      1. Menelik

        Le tubature in eternit rilasciano fibre di amianto solo ed esclusivamente in caso di acque aggressive e non incrostanti.
        Le acque sono aggressive se contengono una discreta quantità di CO 2disciolta.
        La CO2 è compatibile solo in presenza di valori acidi di pH.
        In caso di acque alcaline, come TUTTE le acque di acquiferi di tipo carsico, si hanno acque in cui la CO2 è presente agli stati combinati di carbonato e bicarbonato, la cui distribuzione è funzione della zonazione in seno all’acquifero.
        Acque di acquiferi NON CARSICI, notoriamente vulcanici, possono contenere CO2 provenienti da esalazioni, ed in presenza di acidità resta allo stato libero.
        Quelle acque avrebbero la tendenza ad essere aggressive nei confronti dei manufatti cementizi, dunque potrebbero liberare fibre dall’eternit.
        In ogni caso fino ad oggi non c’è alcuna evidenza di mesotelioma o tumore da ingestione di amianti.
        L’unica via nota per il mesotelioma è quella polmonare.
        Sono stati, comunque, elaborati test specifici per determinare lo stato di aggressività/incrostabilità delle acque sotterranee (gli Indici di Langelier, di Ryznar e di Aggressività), l’ultimo dei quali specificamente per il problema amianto, messo a punto dall’AWWA americana.
        Non tutti i laboratori li fanno…..o li sanno fare.
        Si tratta di test analitici eseguibili per titolazione, non richiedono attrezzature costose, e per quello non sono sempre presenti nella lista dei parametri analizzati dai laboratori.
        Li fanno quelli specializzati in idrologia chimica, però.

        1. Ale

          Mi dispiace contraddirti ma gli esperti del settore non sono certi di poter escludere possibili effetti cangerogeni anche sull’apparato gastroenterico e sul Mesotelio addominale per assunzione di cibi cotti in acqua contaminata da fibre di asbesto o per aver bevuto la stessa e non sono in grado di escludere ciò perché mancano i dati Epidemiologici. Tuttavia Speriamo che la mancanza di tali dati sia dovuta all’assenza di fibre nell’acqua (cosa già smentita) e non al fatto che Forse fino ad oggi Non c’erano fibre perché le tubature non erano usurate e vecchie. Ora che è assodato che sono Usurate e Vetuste cosa dobbiamo attenderci? Professori Universitari consultati in numerosi studi, presenti e pubblicati su riviste scientifiche, non si sentono in grado di dire con Assoluta Certezza che Non ci siano Pericoli. Ed avere la conferma del sospetto riscontrando su tavolo autoptico un eccesso di tumori al Mesotelio addominale non sarebbe carino..perché i Mesoteliomi non sono curabili . L’acqua calcarea sembra riduca l’esposizione perché dovrebbe trattenere tali fibre..ma tanta certezza granitica in materia di Non Pericolo non la forniscono, le pubblicazioni.

          1. Ale

            Se permetti vista la drammaticità degli effetti dell’asbesto sul corpo umano Dormire così da parte delle Istituzioni su un possibile pericolo lascia di stucco. Poi se dovesse essere confermato il sospetto di possibile effetto cancerogeno anche su apparato gastroenterico e Mesotelio addominale quale sarebbe la Scusante per aver causato un tale danno? Mancavano dati epidemiologici?! Oppure non c’era certezza?! Il punto e’ che sanno bene che le tubature così come sono in cemento-amianto non vanno bene ma i Costi per la Sostituzione sono Alti e preferiscono continuare a buttare soldi come piace loro piuttosto che per Tutelare la Salute dei Cittadini, oltre al portafoglio. Mi auguro Fortemente che non si verifichi nei prossimi 20 anni un eccesso di riscontro di tumori all’apparato gastroenterico e al Mesotelio addominale.

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