In generale pare che il mondo vada così: da una parte – anche grazie a certi nostri ragazzini imbottiti di propaganda giustiziera – ti tagliano la testa. Dall’altra i tuoi giornali, i tuoi intellettuali, i tuoi fanatici Assange (che portano in palmo di mano quando invece gli ci vorrebbe una taglia), lavorano per svuotartela. Più piove, più ci aiutano a piegarci invece che a rialzarci. Più capitano disgrazie, più aumenta il parossismo della caccia al colpevole invece che il monumento a chi rischia risposte alle sfide della straordinaria recessione e dello straordinario maltempo.
Invece di favorire l’azione, si fomenta l’emozione. Invece di guardare al lato pratico delle cose, rimboccarsi le maniche, agire, si fa a gara a rinfacciarsi errori e responsabilità. Passati, e addirittura dinosauri. Il disastro da diluvio? «Colpa delle regioni», dice Renzi. «Colpa dei condoni fatti a Roma», replica il governatore della Liguria.
È tutto un corriere.it al cubo. Un concentrato di pessime notizie senza una luce di storie. Pura e semplice contabilità della sfiga di vivere. Suggerimenti a ragionare, capire, entrare nella normalità dove la gente spera e lavora per sfangarla? Zero.
Il Gabanelli di turno si muove solo per raccontare e gonfiare schegge di realtà liofilizzata. Sembra l’impronta aurea di chi dovrebbe essere nostro difensore civico, ambasciatore e procacciatore di affari all’estero: ci vendono all’estero come il paese più corrotto e meno adatto agli investimenti stranieri. Poi piangono sul «fiume marrone che non ha pietà neanche per gli ultimi» (infatti i Saviano e i don Ciotti fanno Pil, mica gli affari loro).
Poi viene Natale e, come nella partita Italia-Croazia, diventiamo sensibili, la Rai di più, ecco servito lo spot buonista (perfino esagerato). E allora forza, dice il telecronista esagitato, «doniamo questi 5 euro, 10 meglio ancora, alla lotta contro il cancro. Ogni giorno mille nuovi casi, tre milioni di italiani ci convivono. Forza, magari il prossimo anno i casi non saranno più mille, magari li dimezziamo, magari non ci sarà più il cancro».
Ma pensano che la gente sia tonta? Il livello, non solo dei fiumi, ma dell’informazione, è misurato da questa sollecitudine propagandistica alle emozioni piuttosto che alla ragione ancorata alle cose. È una musichetta battente come la pioggia. E deprimente come un avviso di Equitalia. Sembra che più la notizia emoziona in negativo, più trova eco e tiratura.
Ma è così? Cominciamo a dubitarne fortemente.
Infatti l’ultima autodifesa dall’ultimo alibi delle canaglie – che non è più il patriottismo ma il disfattismo – è non comperare i giornali, guardare la tv solo per le partite, stare alla larga dagli inquisitori grandi e piccini. Insomma, altri buoni motivi per custodire questo piccolo giornale nel caldo abbraccio di gente che si parla e si scambia conoscenza, che rialza la testa e continua a scommettere (forza abbonati! forza lettori!) sulla diffusione di focolai di resistenza umana.