Una rivisitazione della spesa pubblica passa attraverso la forbice dei fondi statali. Così, le scuole paritarie ne subiscono un danno gravissimo. Da 538 milioni di euro, infatti, i contributi dedicati all’educazione statale paritaria si riducono a 278 milioni, circa il 52 per cento rispetto all’anno precedente. «Peggio di noi sta solo la Corea del Nord – scherza, ma neppure troppo, Gabriele Toccafondi, deputato Pdl –. Le scuole paritarie, in Italia, rischiano l’estinzione».
Tra Imu e taglio dei fondi, sembra che lo Stato voglia attaccare la scuola paritaria.
A pensare male ogni tanto ci si azzecca, e due indizi fanno una prova. Detto questo, la cosa più urgente sarebbe parlare della parità scolastica. Personalmente, proporrei in tutta Italia i buoni scuola della Lombardia. La vera parità scolastica esiste ovunque, tranne in Italia e in Corea del Nord, e noi ragioniamo ancora sui tagli.
In Italia non c’è una vera libertà di educazione?
Ormai da cinque anni, l’unico argomento che attiene le scuole private è la loro sopravvivenza, sempre in bilico tra attacchi politici e tagli economici. Se il contributo per il prossimo anno non sarà più di 530 milioni, molte scuole saranno costrette a chiudere o a raddoppiare la retta. A scapito di una proposta vera di molteplicità formativa. So che è una battaglia politica da “retroguardia”, ma il centrodestra deve farla e, a mio parere, dovrebbero farla tutti.
L’unica possibilità per risparmiare passa attraverso i tagli?
I tagli sono sempre certi, i risparmi sono sempre incerti. Ma mettiamo caso che una scuola paritaria chiuda a causa della riduzione dei contributi. Sarà necessario creare una struttura alternativa, pubblica, che possa contenere i bambini in esubero. E lo Stato spende. A una scuola dell’infanzia paritaria un bambino costa, in media, 550 euro all’anno, in una scuola pubblica 5500 euro. Dieci volte tanto. Insomma, la vera parità porta risparmi. Le scuole paritarie, poi, hanno una valenza storica e culturale del tutto chiara. Sono una delle due gambe su cui si sostiene il sistema educativo italiano, accogliendo oltre un milione di ragazzi sui nove milioni totali.
Eppure, una certa stampa ha visto, in questa manovra, un attacco alla scuole pubbliche a favore delle paritarie.
Io sto ai fatti. L’unica certezza è che, per il 2013, è previsto un taglio di 250 milioni alle scuole paritarie. Si scivola dai 538 milioni di euro a 278 milioni, per un taglio di circa il 48 per cento del totale. Se è così, si chiude. La maggioranza parlamentare sta chiedendo a gran voce al governo di fare attenzione, e al ministro dell’istruzione Stefano Profumo gli è scappato detto che sta pensando a un reintegro del fondo. A sinistra, apriti cielo! Polveroni, editoriali, manifestazioni, tam tam mediatici. Quando parte la macchina non la fermi più. Io dico: se dovete manifestare, manifestate per la scuola pubblica, che è sia statale sia non-statale, come citato dalla riforma Berlinguer.
Fernando Ferroni, direttore dell’Istituto Nazionale per la Fisica nucleare, ha minacciato le dimissioni se non verranno limitati i tagli alla ricerca. Perché in Italia si fa fatica a puntare alla formazione?
Il problema è un altro. Qui si taglia tutto. Si tagliano il Parlamento, gli enti locali, la sanità, le pensioni, ecc. L’unico modo per uscire da questa crisi non è soltanto attraverso l'”accetta”, ma riformando il sistema. La difficoltà della crisi non è accidentale: abbiamo mantenuto per troppo tempo un livello di spesa pubblica che questo paese non può sopportare. Tagliare indiscriminatamente, senza ragionare su un nuovo sistema di spesa, distrugge tutto, in particolare le risorse improduttive. Come l’istruzione.