Ebbene, finalmente è finita: per poco più di 500 voti su 100 milioni – un numero statisticamente trascurabile – George W. Bush è il nuovo presidente degli Usa (quasi 4 milioni invece, i voti che non sono andati né a Bush né a Gore). A questo proposito, alcuni risultati di un recente sondaggio sono piuttosto interessanti: il 65% degli americani considera la decisione della Corte Suprema che ha portato alla vittoria di Bush come una sentenza influenzata da ragioni politiche di parte, mentre il 54% la reputa una sentenza ingiusta. Tuttavia, il 68% degli americani non ha dubbi in merito alla legittimità di questa vittoria e un 73% davvero sorprendente dice che Bush dovrebbe portare avanti la sua agenda politica. Tale è la fiducia e la fedeltà del popolo americano verso un procedimento costituzionale giudicato il fondamento assoluto dell’unità del Paese. Ecco cosa significa che questa nazione è “una nazione di leggi, non di uomini e donne”. Durante la notte delle elezioni, in un primo momento, quando gli scrutinii parevano confermare la vittoria di Gore in Florida e con ciò la sua nomina a nuovo presidente, qualcuno ha sentito il giudice della Corte Suprema Sandra Day O’Connor mentre esclamava: “E’ terribile!”. Il giudice sembrava intenzionato a voler abbandonare presto l’incarico, ma non voleva che il suo successore fosse nominato da un presidente democratico. Ciò darebbe ragione a quanti sono persuasi che la decisione della Corte Suprema non è fondata sulla legge, ma sulla politica. Certamente per un certo “zoccolo duro” della minoranza la legge costituzionale è motivo di una battaglia politica in pieno svolgimento. Sono quelli, molto arrabbiati dopo l’esito del processo costituzionale, che oggi stanno macchinando una campagna implacabile contro la legittimità della vittoria di Bush, per costringerlo alle dimissioni. E sembrano disposti a non fermarsi dinanzi a nulla pur di raggiungere il loro scopo (già si fanno allusioni a problemi di alcool e a una capacità mentale non proprio acuta del presidente neoeletto). Possiamo perciò attenderci che questa battaglia politica perseguiterà Bush per un po’ di tempo, mentre il Presidente cercherà di portare avanti il suo programma. Tra coloro che fanno molta fatica a riconoscere come legittimo il nuovo presidente degli Usa ci sono gli afro-americani, che hanno votato per Gore in misura del 90%. Molti si considerano bersaglio di una campagna orchestrata dai Repubblicani conservatori per impedire, indebolire o annullare l’impatto dei loro voti, con il risultato di privarli del diritto di voto. I pericoli provocati da questa alienazione apparentemente consistente degli afro-americani dal processo giuridico-politico non possono essere sottovalutati. Qualcuno ribatterà che sono gli stessi leader afro-americani (come Jesse Jackson) che, nel timore di vedersi negato l’accesso al potere durante la presidenza Bush, fomentano questa alienazione. Ma sia che davvero la fomentino o semplicemente ne diano eco, si tratta comunque di un problema che il presidente Bush dovrà affrontare in fretta se non vuole lasciarselo sfuggire di mano. E certamente la nomina di Colin Powell (uno degli uomini più popolari degli Usa) a Segretario di Stato e di Condolezza Rice a Consigliere per la Sicurezza Nazionale – entrambi sono afro-americani – sono chiari segnali del suo tentativo di raggiungere questa comunità. Powell in particolare sarà di aiuto, visto che condivide le rivendicazioni popolari degli afro-americani (come il programma di assistenza alle vittime dei pregiudizi) e su questi problemi si trova in contrasto con le posizioni del Partito Repubblicano. Intanto i sostenitori conservatori di Bush hanno già ammonito il loro uomo a non “svendersi” in nome della riconciliazione nazionale. In realtà, un sorprendente 73% degli americani vuole che Bush realizzi i suoi programmi in campo educativo, di previdenza sociale, di sanità, di riforma fiscale e di potenziamento militare. Ma da buon Repubblicano, Bush ha scelto di difendere per prima cosa l’alleggerimento fiscale.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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Emanuele Boffi