Una comoda telecamera, da cui poter osservare il proprio figlio in diretta, da casa o dal lavoro, mentre gioca, mangia o disegna. Succede a Ravenna: l’iniziativa è dell’asilo privato I Pargoli, piccola struttura che ha introdotto un sistema di telecamere che consente di seguire la giornata dei bambini in tutto e per tutto. Unici spazi esclusi: i bagni e la zona sonno. «Molti genitori aspettavano da tempo questo sogno che pareva quasi irrealizzabile – hanno fatto presente Enza Vanessa Pedico e Maddalena Avallone, le due titolari del micronido -, cioè quello di vedere i propri figli quando giocano e si divertono, tutto naturalmente nel rispetto della privacy dei bimbi, delle educatrici e dei genitori e nell’ambito di un progetto pedagogico».
Si tratta «di un progetto innovativo in Italia – ha sottolineato Giuseppe Grego, responsabile delle pubbliche relazioni della struttura – in grado di offrire sicurezza e trasparenza. Penso che esperienze di questo tipo possano sempre più prendere piede in futuro». Probabilmente gioca la sua parte anche la grande apprensione suscitata dai recenti casi di cronaca, primo fra tutti quello che ha avuto luogo a Pistoia nel 2009, in un altro asilo privato in cui le telecamere sono servite a cogliere in flagrante due maestre, in seguito arrestate per maltrattamenti, aggravati da lesioni pesanti.
La finalità del nido di Ravenna è chiaramente ben diversa: l’idea di poter dare un’occhiata è rassicurante, e aiuta anche a sentire meno la mancanza dei figli. Ma esportare il modello, servirebbe? Possibile che la garanzia di un servizio affidabile passi necessariamente dalla tecnologia, per quanto all’avanguardia? E il costante monitoraggio potrebbe avere delle implicazioni sul modo di relazionarsi dei bambini tra loro? Secondo Davide Guarneri, presidente dell’Associazione italiana genitori (Age), l’iniziativa pare volta più a sedare l’ansia e le preoccupazioni dei genitori, che a stimolare nei figli l’autonomia e il desiderio di esplorare il mondo: «I bambini devono crescere, staccandosi dai genitori, sia pure in contesti protetti proporzionalmente alla loro età».
Per questo è essenziale promuovere formazione rivolta ai genitori, così che sappiano gestire le proprie emozioni, assumendo stili educativi positivi e incoraggianti. Per l’Age «la risposta ad alcuni, rari casi di abusi compiuti all’interno di strutture per minori non può essere questa. L’educazione si poggia su rapporti fiduciari tra genitori e educatori. Più le scuole sono aperte ai genitori, più situazioni di rischio si riducono». Insomma, puntare su reciproci sospetti e controlli è poco utile: «Con le telecamere si dice che non ci si può fidare degli insegnanti. Vogliamo davvero creare una società in cui con le telecamere gli uni controllano gli altri?».