Fu accusato di ben 115 aborti avvenuti su bambini di 5 mesi e mezzo quasi del tutto formati e grandi circa una ventina di centimetri. Il suo nome è Carlos Morin che in Catalonia ha sfruttato il business delle cliniche private abortiste trasformandosi da immigrato peruviano a medico milionario.
FILMATI ORRIBILI. A fermare il ginecologo erano state alcune registrazioni, ma sopratutto filmati orribili, fatti circolare dalla stampa danese. Morin prendeva i corpi dei bambini e li gettava nelle apparecchiature dell’ospedale usate per triturare i polli e i maiali morti usati dai veterinari tirocinanti. Infine, le prove della contraffazione dei moduli per le pratiche abortive e dei test psicologici, compilati dallo staff del medico anziché dai pazienti. Fra i testimoni alcuni dipendenti che hanno dichiarato di non «aver agito di proposito contro le donne, ma con la preoccupazione di mantenere il business».
LA SENTENZA. Dunque 115 aborti, avvenuti in maniera violenta, contro la legge che li permette fino a 22 settimane, a cui sono preceduti illeciti amministrativi gravi e a cui sono seguiti i trituramenti dei cadaveri. Eppure Carlo Morin è stato scagionato dal magistrato della prima corte d’appello che ha ignorato la legge che parla del limite di 22 settimane, stabilendo che «ogni gravidanza indesiderata va considerata di per sé un rischio per la salute della donna». Mentre le pratiche falsificate sono state definite solo come «irregolarità superficiali». Infine, si legge nella sentenza, accusare Morin di aver usato «macchinari per lo smaltimento delle carcasse dei polli e dei maiali» sarebbe da considerarsi «ossessivo», dato che è normale buttare il «materiale biologico rimanente».
La vicenda non si fermerà qui. L’accusa ha intenzione di ricorrere a tutti i gradi d’appello, impugnando la sentenza di fronte al Supremo Tribunale di Spagna e, se fosse necessario, alla Corte di Giustizia Europea.