Siria, Putin vs Obama: stessa strategia, bersagli opposti (ne resterà soltanto uno)
Articolo tratto dal numero di Tempi in edicola (vai alla pagina degli abbonamenti)
Due settimane di bombardamenti russi dall’aria e dall’acqua hanno modificato l’inerzia del conflitto in Siria e stanno provocando riallineamenti fra le forze in campo. Sin dai primi giorni americani, europei, arabi e turchi hanno denunciato il fatto che, diversamente da quello che dichiaravano ufficialmente, i russi non stavano colpendo le posizioni dello Stato islamico, ma quelle degli altri gruppi ribelli antiregime.
L’accusa corrisponde a realtà: l’80 per cento delle bombe e dei missili sganciati da aerei ed elicotteri di Mosca o sparate da navi della flotta russa hanno colpito le forze di Jabhat al-Nusra (Al Qaeda in Siria), Ahrar al-Sham (salafiti armati e finanziati da Turchia e Arabia Saudita) e della galassia di gruppi formalmente affiliati al Libero Esercito siriano (Lsa), e solo un 20 per cento circa i capisaldi siriani dell’Isis. La cosa ha le sue spiegazioni.
La Russia è intervenuta militarmente in Siria per evitare il tracollo del regime del presidente Assad, e in questo momento le forze che minacciano più da vicino i centri nevralgici del paese controllati dal governo non sono quelle dell’Isis, ma quelle degli altri gruppi. Le province maggiormente bisognose di un intervento che alleggerisca la pressione ribelle sui governativi sono quelle di Latakia, Aleppo e Hama, ed è lì che i russi hanno concentrato i loro sforzi in queste prime due settimane del loro intervento.
[pubblicita_articolo]In tutte e tre le province la minaccia principale per i lealisti non proviene dallo Stato islamico, ma da coalizioni di gruppi ribelli capeggiate quasi sempre da Jabaht al-Nusra e da Ahrar al-Sham. Tranne che in alcuni casi nei quali vigono accordi di non belligeranza, queste coalizioni (che gli analisti americani chiamano Operation Rooms) sono anche un bersaglio dell’Isis. Che in queste due settimane non si è affatto limitato a difendersi dai bombardamenti russi o ad attaccare le postazioni governative, ma ha guadagnato terreno rispetto agli altri ribelli: nell’area compresa fra Aleppo e il confine con la Turchia l’Isis ha sottratto tre villaggi e una città ai ribelli anti-Assad proprio negli stessi giorni in cui si osservava l’escalation dell’intervento russo.
Le strategie speculari
La linea d’azione che Mosca e Damasco si sono date sembra dunque non dipendere soltanto da esigenze difensive immediate, ma anche da un obiettivo strategico: stringere i ribelli in una morsa formata dalla coalizione russo-iraniana-governativa da una parte e dall’Isis dall’altra, per arrivare il prima possibile a uno stato di cose dove ad affrontarsi restano lo Stato islamico e le forze pro-Assad. Questo obiettivo finale passa attraverso la realizzazione di un obiettivo intermedio, molto più ravvicinato nel tempo: semplificare lo scenario delle forze in campo costringendo i gruppi minori, soprattutto quelli filo-occidentali, ad abbandonare la partita o a integrarsi coi due gruppi islamisti radicali più forti: Jabhat al-Nusra e Ahrar al-Sham.
L’americano Institute for the Study of War ha censito l’esistenza di 166 distinti gruppi armati antiregime in Siria, ostacolo insormontabile a qualsiasi soluzione negoziata della crisi. Inoltre il completo assorbimento delle altre formazioni ribelli da parte dei gruppi islamisti più radicali accrescerebbe la legittimità politica e morale delle iniziative militari su suolo siriano dei tre governi di Mosca, Teheran e Damasco. E metterebbe in crisi la strategia di americani e turchi, che hanno sempre creduto di poter trarre vantaggi tattici dall’azione di Jabhat al-Nusra e dello Stato islamico contro le forze del regime e contro i curdi, rimandando la vera guerra contro di loro a dopo la caduta di Assad.
L’escalation che si prospetta
Solo una dozzina dei 2.641 attacchi aerei finora condotti dalla coalizione a guida americana contro l’Isis in territorio siriano hanno colpito anche Jabhat al-Nusra, e risultano tutti concentrati contro la cellula chiamata Gruppo Khorasan, composta di veterani di Al Qaeda. Gli americani non hanno mai attaccato Jabhat al-Nusra, nemmeno quando essa uccideva combattenti e comandanti di formazioni del filo-occidentale Libero Esercito siriano. Si può a questo punto prevedere un’escalation di forniture militari americane e arabe a tutti i gruppi ribelli che si trovano nel mirino dei russi.
Foto Ansa
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12 commenti
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daccordo al 100 % con Edoardo Bellocchi. Presidenti come Assad e Al Sisi sono quello di cui gli arabi e noi cristiani abbiamo bisogno. Negli ultimi mesi ho maturato un pensiero. i francesi, gli americani,i tedeschi sono un blocco culturale massone complici del regime saudita. Andiamo via dall’europa e via dalla Nato.
La Redazione rimuova i post che il multinick riclicca da un punto all’altro tanto per dimostrare metodi e perizia da hacker per boicottare il blog e sviae dal merito dell’articolo, che mette in chiaro come l’intervento russo abbia lo scopo di sostenere Assad e come lo stesso nazi-troll islamico, preso da incontenibile euforia Jihadista, proclamava, per chiarire le idee ai fresconi convinti che l’intervento russo avesse motivazioni nobili – salvare i cristiani, gli ortodossi, almeno -, che gli obiettivi erano geo-strategici e precisamente:
– rafforzare la posizione dell’Iran in Siria,
– permettere all’Iran di esercitare una maggiore influenza sul governo di Baghdad,
– espandere l’influenza e le capacità di Hezbollah (che già affila i coltelli) e cancellare Israele dalla faccia della Terra.
Quanto alle note di carattere più squisitamente tecniche, da piazzista di armi all’ingrosso e al minuto, offerte dal multinick nazi-islamico, vale quanto sta scritto sopra: fanno parte delle attività di “guerra psicotica” contro l’evidenza delle cose e manifestano l’intolleranza elementare, l’allergia mortale degli islamo-nazisti verso la realtà, da cui fuggono come da un nemico assai più temibile di LMR, RuAF e TSO.
“L’intervento aggressivo straniero ha comportato, in luogo delle riforme, la distruzione pura e semplice delle istituzioni statali e degli stessi stili di vita. Al posto del trionfo della democrazia e del progresso, a regnare sono la violenza, la miseria e le catastrofi sociali, così come i diritti dell’uomo, compreso il diritto alla vita, non sono più applicati (–….)”. Vladimir Putin alle Nazioni Unite il 28/09/2015.
E’ una ottima sintesi della politica occidentale.
Il multinick nazi-islamico torna ai nickname per A-llah e offrendo un’ottima sintesi di un metodo di lavoro onirico, riporta lo stralcio di un discorso piuttosto che di altri. Chiunque potrebbe fare lo stesso: taglia qua, prendi là e porta a copincollare qua e là: e così, copincolla oggi, copincolla domani, evitarsi sempre la fatica, il fastidio di metterci un’idea, un pensierino di testa propria.
Anche per dire a Putin che, col beneplacito di mr. Obama e dell’O.N.U. – cui non tiene ramanzine sulla compatibilità fra Diritti Umani e prescrizioni coraniche -, alle riforme in Iran la Russia sta contribuendo in modo clamoroso: e il botto lo sentiranno anche a Mosca, quando sarà.
Per Bellocchi, non si metta contro Berliner, non le conviene: pensi solo che tratta Caifa e la Reuters quasi alla pari…. !! Capisci a me
Rodolfo Casadei riporta fatti, che smentiscono tutte le teorie dietrologiche e che si possono contestare o discutere e esaminare nel merito, allo stesso modo delle conclusioni che se ne possono trarre.
Ma cambiare discorso citando le opinioni di ‘esperti’ e bollettini di guerra da Propaganda Luce:
“… una volta che le unità SAA saranno”
– al futuro: niente fatti e neppure opinioni, solo previsioni e auspici scaramantici –
“riuscite a sfondare le difese dei ribelli …. questo potrebbe”
– potrebbe: mobiltato d’urgenza il condizionale, riservista scacciapensieri e fatti disfattistici –
“causare una loro caotica ritirata… Quel momento della battaglia potrebbe essere cruciale… l’inizio di un fuoco di sbarramento di artiglieria (LMR)” –
nota tecnica la cui rilevanza sarà apprezzata dai pacifisti di sincera indole e provata fede –
“e di violenti attacchi aerei da parte della RuAF” –
altra chicca che farà battere all’unanimità i cuori degli amatori accorsi su “Tempi.it” apposta per essere edotti su questo genere di notizie che possono venire in mente solo a un mercante d’armi e rivenditore di bufale all’ingrosso e al minuto a tutte l’ore –
“causebbero drammatiche perdite tra le fila dei ribelli”,
non ha alcun senso. A meno che non faccia parte delle attività di “guerra psicotica” contro l’evidenza delle cose: nel senso che manifestano l’intolleranza elementare, l’allergia mortale degli islamo-nazisti verso la realtà, da cui fuggono come da un nemico assai più temibile di LMR, RuAF e TSO.
Ha ragione Raider, come sempre d’altronde, per lei ci vuole il TSO.
Invece di preoccuparsi del TSO che gli ci vuole, certa gente fa di tutto per meritarselo preoccupandosi, sempre, una tantum o quando capita, di dare ragione o torto agli altri.
Attualmente, i combattimenti più feroci hanno luogo in tre zone fondamentali per la sopravvivenza del presidente siriano Bashar al Assad: l’Enclave del Rastan, l’importante regione del Hama del Nord, e la pianura del Ghab…
Mentre si pensava che le forze di Assad potessero sopraffare i jihadisti in tutte e tre le zone, i militanti si sono asserragliati e hanno un gran numero di veicoli blindati e di carri armati. Se il regime perdesse questo settore, perderebbe il controllo dell’autostrada M5 che corre da nord a sud e collega città di uno stesso stato. Non appena queste fortezze nemiche saranno suddivise in piccole aree di resistenza, le forze della coalizione si sposteranno più a nord per bloccare la frontiera con la Turchia, mentre tenteranno di riconquistare la città strategica di Aleppo.
Secondo l’analista militare Patrick Bahzad:
“Nel complesso, il risultato delle operazioni in corso nei tre settori di cui sopra è chiaro. E’ difficile dire se i gruppi ribelli abbiano puntato tutto su queste battaglie, quindi non si può fare nessuna valutazione su quanto una loro imminente sconfitta potrà incidere sulla capacità di reazione.
E ‘anche opportuno ricordare che una volta che le unità SAA saranno riuscite a sfondare le difese dei ribelli …. questo potrebbe causare una loro caotica ritirata per non restare intrappolate. Quel momento della battaglia potrebbe essere cruciale, come potrebbe essere anche l’inizio di un fuoco di sbarramento di artiglieria (LMR) e di violenti attacchi aerei da parte della RuAF, che causebbero drammatiche perdite tra le fila dei ribelli .”
In altre parole, ci sono buone possibilità che i jihadisti comprendano di non aver nessuna possibilità di vittoria e che cercheranno una via d’uscita, ma è ancora troppo presto per dire quando ciò potrà avvenire.
“In questo momento le forze che minacciano più da vicino i centri nevralgici del paese controllati dal governo non sono quelle dell’Isis, ma quelle degli altri gruppi. Le province maggiormente bisognose di un intervento che alleggerisca la pressione ribelle sui governativi sono quelle di Latakia, Aleppo e Hama, ed è lì che i russi hanno concentrato i loro sforzi in queste prime due settimane del loro intervento.”
“In tutte e tre le province la minaccia principale per i lealisti non proviene dallo Stato islamico, ma da coalizioni di gruppi ribelli capeggiate quasi sempre da Jabaht al-Nusra e da Ahrar al-Sham. Tranne che in alcuni casi nei quali vigono accordi di non belligeranza, queste coalizioni (che gli analisti americani chiamano Operation Rooms) sono anche un bersaglio dell’Isis. Che in queste due settimane non si è affatto limitato a difendersi dai bombardamenti russi o ad attaccare le postazioni governative, ma ha guadagnato terreno rispetto agli altri ribelli: nell’area compresa fra Aleppo e il confine con la Turchia l’Isis ha sottratto tre villaggi e una città ai ribelli anti-Assad proprio negli stessi giorni in cui si osservava l’escalation dell’intervento russo.”
“La linea d’azione che Mosca e Damasco si sono date sembra dunque non dipendere soltanto da esigenze difensive immediate, ma anche da un obiettivo strategico: stringere i ribelli in una morsa formata dalla coalizione russo-iraniana-governativa da una parte e dall’Isis dall’altra, per arrivare il prima possibile a uno stato di cose dove ad affrontarsi restano lo Stato islamico e le forze pro-Assad. Questo obiettivo finale passa attraverso la realizzazione di un obiettivo intermedio, molto più ravvicinato nel tempo: semplificare lo scenario delle forze in campo costringendo i gruppi minori, soprattutto quelli filo-occidentali, ad abbandonare la partita o a integrarsi coi due gruppi islamisti radicali più forti: Jabhat al-Nusra e Ahrar al-Sham.”
Non c’è da aggiungere altro. Chi fantastica con gli islamo-nazisti anti-Occidentali è servito.
E grazie a Rodolfo Casadei per la serietà e puntualità del suo lavoro.
Ripristinare la sicurezza in tutto il Paese? Veramente il programma enunciato con chiarezza dal multinick – tornato al nickname con cui si presentò qui a presidiare il blog che non può fare chiudere – era un altro e molto meno circoscritto nella sua portata geo-politica assai poco rassicurante: questo:
– rafforzare la posizione dell’Iran in Siria,
– permettere all’Iran di esercitare una maggiore influenza sul governo di Baghdad,
– espandere l’influenza e le capacità di Hezbollah (che già affila i coltelli) e cancellare Israele dalla faccia della Terra.
Migliaia di soldati iraniani sono arrivati in Siria per prendere parte ad una grande offensiva contro i militanti sunniti che si trovano nel nord-ovest del paese. Le forze di terra iraniane faranno parte di un’operazione congiunta che includerà l’esercito arabo siriano (SAA), la Russia e i combattenti della milizia libanese Hezbollah. L’assalto arriva sulla scia di due settimane di fulminanti bombardamenti aerei delle forze aeree russe, che hanno portato il caos tra i jihadisti, sostenuti, lungo il corridoio occidentale, dagli Stati Uniti . La mobilitazione di truppe iraniane indica che il lungo conflitto, che dura da quattro anni, sta entrando nella fase finale e che la coalizione a guida russa tenterà di schiacciare le milizie, prevalentemente sunnite e di ripristinare la sicurezza in tutto il paese.