Se i bambini sacrificati dai Chimù avessero avuto una Paola Bonzi o un Testori

Di Renato Farina
17 Settembre 2019
Crediamo davvero che sia molto meglio la nostra civiltà rispetto a quella precolombiana che fu capace di immolare 229 suoi figli per placare gli dei?
Resti di sacrifici umani di massa di epoca Chimù ritrovati in Perù

Pubblichiamo di seguito la rubrica “Il molokano” contenuta nel numero di settembre 2019 di Tempi.

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Vorrei invitare da noi, tra i Molokani eretici ed erratici dell’Armenia, nella nostra pace non addormentata, due persone che sono morte ma non sono morte: Giovanni Testori e Paola Bonzi. E 229 bambini senza nome del Perù, i quali oggi hanno 7-800 anni di saggezza e però sono ancora bambini. A ben pensarci i bambini sono 231.

I bambini del Perù. A noi le notizie arrivano tardi, e questa poi era piccina piccina sui giornali con cui avvolgiamo le trote del lago di Sevan. «Archeologi peruviani hanno ritrovato 229 resti umani di bambini sacrificati e sepolti in tombe nella regione di Pampa La Cruz, presso la località di Huanchaco». Accadde 800 anni fa. Allora si trattò di placare la furia della natura. Erano in arrivo perturbazioni atmosferiche spaventose. Chi meglio degli innocenti poteva saziare la divinità nascosta negli uragani? E così a creature dai 4 ai 14 anni è stato aperto il petto. Sono stati sepolti, probabilmente con pietà e commozione.

Ho visto una piccola fotografia, lo scheletro mi pare arancione. È la ruggine del sangue. Piccoli scheletri di persone. Persone! Come è stato possibile che un popolo capace di amore, con un elevato grado di cultura e di valori, perpetrasse tutto questo? I Chimù furono grandi ingegneri, capaci di convogliare l’acqua necessaria a svilupparsi in terre desertiche. Perché uccidere i bambini? Le civiltà morenti hanno il terrore del cielo. Si sentono addosso colpe immani. Credono di purificarsi versando il sangue dei loro figli, per annientare il proprio seme. Poco dopo furono conquistati dagli Incas.

Noi qui ci siamo trovati nelle nostre case, la sera, e abbiamo ascoltato i nostri vecchi. Abbiamo detto loro: «Non conoscevano Cristo i Chimù». Loro ci hanno guardato con i loro occhi cisposi e azzurri. Hanno detto: «Stalin e Hitler avevano conosciuto Cristo, così i loro popoli. Quanti bambini hanno sacrificato al loro dio?». Vuol dire che aver conosciuto Cristo non serve? Significa che i popoli dimenticano?

Una donna delle nostre, con il grembiule profumato di prato, perché lo usa per raccogliersi in grembo l’erba per i conigli, sussurra: «Cari fratelli, questo cimitero dell’orrore antico e peruviano è minima cosa rispetto alla strage di milioni e milioni di bambini non nati, uccisi nel ventre materno ai nostri giorni. Noi ci accaniamo contro Stalin e Hitler. Ed è un dovere. Ma la loro crudeltà non giustifica il silenzio di gran parte dei cristiani. Cristo non parla più ai nostri cuori? Crediamo davvero che sia molto meglio la nostra civiltà rispetto a quella dei Chimù?».

Ed ecco ho fatto allora memoria al nostro cenacolo di pane giallo e latte bianco di altri due bambini. Sono vivi in mezzo a noi due meravigliosi vecchi-bambini. Essi di certo hanno ascoltato i nostri dialoghi molokani.

La notizia della morte di Paola Bonzi la associo a quella dei bambini peruviani. Ora che si muove nello spazio-tempo da spirito beato, posso dirlo. Lei c’era mentre uccidevano quei 229 bimbi. Paola, cieca per il suo primo parto, ha fondato il Centro aiuto alla vita della clinica Mangiagalli. È stata la mano visibile e discreta di quel Nazareno che attraverso di lei carezzava le mamme in dubbio atroce se sopprimere o no il proprio figlio, il frutto mortale e immortale del loro ventre di donna, come quello della Madonna.

La sua opera, la sua presenza di santa, non so come – sono forse pazzo, noi Molokani siamo folli – ha salvato sì tantissimi bambini strappandoli alla morte atroce dell’assassinio materno, ma unendolo a quello di Gesù ha redento il sangue innocente che invece di invocare vendetta si è fatto martirio di salvezza per molti. Noi tutti abbiamo bisogno di questa amicizia redentrice! I bambini ci salveranno.

Un uomo che allora e oggi contribuisce a un nuovo inizio, unendo il suo dolore a quello dei bambini del Perù e di quelli abortiti, è Giovanni Testori. È morto 26 anni fa. Per fortuna il nipote Giuseppe Frangi non cessa un istante di suscitarne la voce sotto le macerie della nostra smemoratezza. Patì a lungo. Nella sua carne. Fu un grande poeta, lo è. Vide in profezia la nostra città distrutta.

«Marciva il verme processionale di feti lunghesso la corsia maestra della storia, mentre le macchine ululanti principiavano a scagliarsi una sull’altra».

D’improvviso, poi, il golfo di una preghiera, l’ostia di Cristo che ti imbocca. L’ho detto. Noi Molokani siamo matti.

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