Quando Monsignor Domenico Pogliani fondò a Cesano Boscone l’“Ospizio Sacra Famiglia”, per accogliere e offrire assistenza agli «incurabili della campagna milanese» (ciechi, storpi, handicappati, spesso abbandonati a loro stessi), correva l’anno 1896. Già nel 1955 è stato superato il numero di 3mila assistiti, seguiti da 100 suore aiutate da un piccolo gruppo di laici. Negli anni ’60 ha preso vita la Clinica per la cura degli ospiti handicappati che difficilmente avrebbero trovato posto negli ospedali pubblici. Negli anni ’70 è maturata la scelta di occuparsi delle persone in condizioni gravi e gravissime, rifiutate dagli altri istituti. Oggi, con 100 anni di storia alle spalle, l’Istituto Sacra Famiglia conta 1600 dipendenti e 100 consulenti, per rispondere ai bisogni di 2mila persone suddivise tra la sede centrale e le altre sedi in Piemonte e Liguria. L’ultima tappa di questo percorso di innovazione assistenziale e caritativa è stata l’inaugurazione, l’8 giugno scorso, presso l’Istituto Sacra Famiglia di Cesano Boscone, della nuova Residenza Sanitaria Assistenziale destinata a 300 disabili gravi, affetti da ritardi mentali o disturbi psichiatrici, anziani non autosufficienti e malati di Alzheimer. Si tratta del complesso residenziale “Cinque Stelle”, una vera “città dell’accoglienza” formata da 5 costruzioni a pianta stellare di due soli piani (S. Giovanni, S. Riccardo Pampuri, S. Teresina, S. Pietro, S. Rita), ognuna adatta ad accogliere 60 ospiti, alloggiati in 3 nuclei da 20 persone ciascuno. È dal 1988 che l’Istituto Sacra Famiglia aveva avviato un programma di riassetto e adeguamento delle proprie strutture, affidandone il progetto allo Studio Aedis di Seregno – Architetti Associati – Amedeo Cedro – Oscar Bonafé – Mario Vicari – Francesco Mariani (che ha guidato la fase della progettazione fino alla sua morte, avvenuta nel dicembre 1996). Per disegnare uno spazio capace di rispondere alle esigenze reali degli ospiti, si è riunita una commissione interdisciplinare che ha tenuto numerosi incontri preparatori. Gli studi preliminari si sono conclusi nell’estate del 1998, quando è arrivato il nulla osta da parte degli enti e delle autorità competenti: da allora è cominciata la realizzazione vera e propria, durata 3 anni per una spesa totale di 40 miliardi di vecchie lire (più della metà arrivati da donazioni private e di enti, oltre ai contributi statali). Il risultato è un villaggio residenziale molto lontano dalla tradizionale immagine ospedaliera: camere a 1/2/3 letti ognuna con proprio servizio igienico, un ambiente personale ad alto livello di vivibilità, con bow window che consentono agli ospiti più gravi di guardare fuori dall’edificio e partecipare ai mutamenti della natura; cucine per la preparazione delle colazioni e dei pasti; locali guardaroba; locali pranzo e soggiorni; palestre; piscine; giardini e terrazzi che formano un luogo accogliente e di conforto su un’area di 45mila metri quadri, per 13.500 mq di superficie calpestabile: 45mq a ospite. Le persone soggette a gravi patologie o deficit fisici e psichici non sono infatti «esseri vegetativi e a termine» per i quali è sufficiente progettare un edificio contenitore, nell’attesa dell’inevitabile fine, ma uomini e donne ciascuna col proprio valore unico e irripetibile, coi propri bisogni, da accogliere e accompagnare lungo un cammino difficile, secondo lo stile e la passione del fondatore dell’Istituto.
Reg. del Trib. di Milano n. 332 dell’11/6/1994
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