Se le banche non vogliono concedere un prestito a una piccola o media impresa, ora c’è un privato disposto ad aiutarle: Amazon, colosso mondiale dell’e-commerce, ha deciso di fare concorrenza al sistema finanziario e ha lanciato il servizio Amazon Lending, nato nel 2011, che concede l’erogazione di prestiti alle pmi già iscritte come rivenditori sulla piattaforma. L’accesso ai finanziamenti avviene tramite invito: un algoritmo analizza i dati commerciali e finanziari delle imprese che vendono i loro prodotti su Amazon e invita quelle selezionate a richiedere un prestito. Amazon fornisce quindi la somma richiesta entro 24 ore, prelevandola direttamente dal proprio bilancio, poi detrae i pagamenti sul prestito automaticamente ogni due settimane dal conto dell’impresa. Si tratta di prestiti a breve termine, della durata massima di un anno, con tassi d’interesse da 6 al 17 per cento. Nel caso l’impresa non sia in grado di restituire la somma, Amazon si riserva la possibilità di bloccare la merce del venditore nel magazzino, fino all’avvenuto pagamento.
TASSI USURARI. Finora i paesi che hanno usufruito di questo servizio sono Gran Bretagna, Stati Uniti e Giappone e nei giorni scorsi il fondatore di Amazon Joseff Bezos ha annunciato che il gigante di e-commerce ha già superato i 3 miliardi di dollari di prestiti alle piccole imprese dal 2011. La volontà è quella di espandersi anche in altri paesi, come Canada, India, Francia e Italia. Sergio Luciano, giornalista economico, è tuttavia convinto che Amazon Lending potrà avere difficoltà ad affermarsi nel nostro paese: «Innanzitutto il problema riguarda i loro tassi d’interesse, che risultano usurari in base alle nostre normative (in Italia il tetto dei tassi bancari è del 12 per cento). Dobbiamo quindi aspettare di vedere quale proposta faranno per entrare nel nostro mercato».
I VANTAGGI. Il vero punto però è la concorrenza che i giganti tech fanno alle banche: «Amazon gioca sulla velocità, che è il suo punto forte, dalla consegna dei prodotti all’erogazione di prestiti. Questo vantaggio, combinato alla sua forza e alla vastità dei suoi contatti, rende questa piattaforma adatta a gestire un sistema di disintermediazione delle banche che sta sempre più prendendo piede». I vantaggi per le piccole imprese sono ovvie: ottenere rapidamente dei prestiti senza passare per le vie ostiche e burocratiche delle banche e contemporaneamente, grazie a Internet, avere un accesso diffuso al mercato. Amazon invece, sostengono alcuni esperti, ci guadagnerebbe dai cospicui interessi e dalla buona salute delle imprese che vendono sulla sua piattaforma. A differenza delle banche, che devono investire tempo e denaro alla ricerca delle potenziali aziende da finanziare, Amazon ha già a disposizione nel proprio database tutte le informazioni sulle aziende debitrici e può monitorare il loro stato di salute.
RISCHIO INSOLVENZA. Luciano però invita a cambiare prospettiva: «L’avere a disposizione tutte le informazioni possibili su un’impresa non tutela automaticamente il creditore. Il fatto che l’impresa debitrice sia inizialmente sana, non è una garanzia, perché c’è comunque il rischio che fallisca a distanza di tempo». Le banche o in genere gli intermediari finanziari autorizzati, spiega Luciano, sono severamente controllati dalle autorità perché prestano soldi di persone terze. I privati invece, devono metter mano al loro bilancio (come nel caso di Amazon) oppure ricorrere al peer to peer lending, cioè un prestito personale erogato tra privati. Quest’ultimo prima era usato solo in ambiti ristretti, mentre ora sta diventando un fenomeno di massa grazie alle possibilità di contatto offerte dalla Rete (per citare solo un paio di esempi, oggi in Italia abbiamo le piattaforme online Borsa del Credito o Smartika). Il problema che però rimane e che questi nuovi sistemi non riescono a risolvere è il rischio di insolvenza: «In periodo di crisi economica, è nella realtà del mercato che molti debitori non restituiscano i loro crediti. Le banche, per quanto lente e burocratiche, sono controllate e hanno una solidità tale da poter reggere il rischio di insolvenza. Non sono invece sicuro che dei privati, con meno storia alle spalle, possano fare altrettanto su larga scala. Per questo non credo che Amazon Lending cambierà in maniera sostanziale il paradigma dei prestiti finanziari».
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