Sì, è ora di riconoscerlo, Roma non è soltanto “ladrona”, ma è diventata il centro operativo di quella élite che sta cercando di imporre al paese una informazione sempre più manipolata e conformista. Non pare sfuggire a questa logica neppure il sacro fuoco della pubblicistica pannelliana che, almeno nella circostanza della legge sulla procreazione assistita, ha dimostrato quanto in realtà sia contigua al potere che ogni giorno pretende di giudicare e deridere dalle sue antenne “libertarie”.
Rai 3 e Radicali (liberi?)
Prendete Radio Radicale, la cui rassegna stampa si intitola “stampa e regime”, giacché il radicale è quello “dentro il palazzo”, come recita uno spot di RR, “ma è fuori del palazzo”. Radicali liberi? Forse era vero fino a ieri. Ma oggi? Mica tanto se, di una radio pagata dallo Stato e che dovrebbe essere un servizio pubblico, si può ormai dire che è diventata la voce privatissima di un partito che si organizza capillarmente su tutto il territorio e che, come ha fatto per i referendum contro la legge sulla fecondazione assistita, si è fatto strumento di una propaganda demagogica davvero martellante. Niente da fare, i Bioetici Faustiani pretendono il monopolio del Bene. Dunque ogni manipolazione dei fatti, se condotta “a fin di Bene”, è apprezzabile. D’accordo, i radicali accettano finanziamenti (sotto forma di “prestiti”) dallo speculatore antitaliano George Soros, lo stesso che ha investito una fortuna contro la rielezione di Bush e che da sempre si batte, con le sua agenzie “filantropiche”, contro «il regime oscurantista della chiesa cattolica» e finanzia tutte le campagne per la liberalizzazione di droghe, aborto e clonazione. Però sarebbe stato difficile immaginare, solo un anno fa, che la cosiddetta “Rai berlusconizzata” è così berlusconizzata che – come succede contro la legge sulla Fiv approvata dalla maggioranza – si scatena a sostegno del referendum promosso dalle lobbies della vita faustiana. Non si immaginava che per sostenere il referendum radicale la terza rete Rai si lanciasse in una campagna di disinformazione a tratti delirante, come nel caso della trasmissione “Report” di Milena Gabanelli, una che la pura e semplice informazione sembra non sappia nemmeno dove stia di casa, tant’è che nella sua furiosa campagna ideologica si è spinta fino al punto di spiegare agli italiani che il «Vaticano approva l’omicidio». Addirittura. Ciò che viene spacciato per consenso e iniziativa popolare è spesso in realtà frutto di operazioni (solitamente finanziate con soldi pubblici) di lobbies trasversali che da tempo perseguono il disegno di cancellare ogni eredità laica, cattolica e popolare che non soggiace alle operazioni di indottrinamento ideologico fondata sulla esibizione in pubblico di casi pietosi e, in privato, sulla difesa di interessi e speculazioni dell’industria (e sono cliniche, centri di ricerca, medici, associazioni e siti che commerciano in sperma, ovuli e malati terminali). La prova che esiste una precisa e ben oliata macchina del consenso prodotto dall’alto la sta producendo la lobby pro-vita che si sta organizzando su www. fattisentire. net . Una macchina che, anche quando nei fatti il popolo dimostra di non voler seguire, produce da sé i dati, falsi, di un’egemonia che non esiste. Un esempio? Ce lo raccontano i volontari di “fattisentire.net”.
Fattisentire. net strappa il velo dal tempio
«All’indomani delle elezioni europee sono stati diffusi praticamente su tutti i mass media due comunicati stampa, rispettivamente dell’Ufficio stampa Arcigay e del Direttivo Nazionale del Coordinamento Omosessuali Ds. In essi, le due più potenti lobbies anti-famiglia millantavano una strepitosa vittoria dei candidati favorevoli alla parificazione tra famiglia e “unioni di fatto”. Le cose stanno veramente così? Per i partiti politici è davvero così utile schierarsi contro la famiglia? Per capire il reale peso di questa parte di elettorato siamo andati a ripescare quali fossero state le indicazioni di voto della lobby anti-famiglia prima delle elezioni. Siamo quindi andati a verificare su tutti i dati forniti dal ministero dell’Interno e dei vari Comuni coinvolti il risultato ottenuto dai candidati che avevano sottoscritto il questionario Arcigay e Arcilesbica. In sintesi, dai dati verificati, si rileva che nessuno dei candidati alle europee indicati dalle lobbies anti-famiglia è stato eletto. Sono stati eletti invece dei candidati vicini alle posizioni dell’Arcigay (c.d. “gay friendly”), che tuttavia non sono certamente indicativi della reale consistenza dell’elettorato anti-famiglia perchè, ad es., il “gay friendly” Fausto Bertinotti raccoglie i consensi di tutto il Partito Rifondazione Comunista, indipendentemente dall’effettiva posizione dell’elettore in materia. Anche per le elezioni comunali i risultati sono stati disastrosi: tre eletti su tredici candidati di vari Comuni, per un totale di nemmeno 2mila preferenze per tutti questi candidati “di punta”. Pertanto, quanto fatto circolare sui media nazionali dalla lobbies anti-famiglia ha un solo significato: la conferma che si sta cercando di manipolare l’informazione».