Lettere al direttore
Roberto Perrone mancherà a Fred Perri e a tutti noi
Come era solito scrivere Roberto “scrivo queste poche e inutili righe” per dirvi col groppo in gola il mio dolore nell’aver appreso della morte del vostro collega Roberto Perrone. Ma prima che collega, credo si debba dire un caro amico. Gli ultimi suoi messaggi rimasti nel mio telefonino sono “un abbraccio” e “forever young” (nel giorno del mio compleanno). Ho notato solo ora che la foto del suo profilo era cambiata e mostrava non il suo faccione barbuto ma la figura di Maria col piccolo Gesù in braccio. Un palese invito alla preghiera. Perdonate il mio dire: sono certo che il Signore l’abbia voluto con sé anche per la sua simpatia e bravura nello scrivere e nel parlare. Così facendo però l’ha sottratto alla visione anzitutto della sua Manuela, dei figli e di tutti noi. Perciò scrivo per testimoniare la mia preghiera per lui e per i suoi cari e un abbraccio a tutti voi, nella speranza che queste “poche e sporche righe” non siano per nulla affatto “inutili”.
Serafino Drudi
Il funerale di Roberto Perrone sarà mercoledì 1 febbraio alle ore 11.00 presso la parrocchia San Pio V via Lattanzio 60, Milano.
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Stimatissimi amici ed amiche di Tempi, ho appreso ora con dolore la dipartita e nascita al cielo del caro Perrone. Che il Signore lo abbia in gloria ed assicuro preghiere per lui e di consolazione per la famiglia e tutti voi suoi amici. Mi mancheranno le sue puntuali osservazioni e la sua ironia e competenza. Un abbraccio a tutti.
Stefano Ferrandi Treviglio
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Caro direttore, apprendo ora, leggendoVi, della salita al Cielo di Fred Perri. Confesso che, pur essendo femmina e, quindi in teoria lontana dal pianeta calcistico (per me i canoni sono quelli medioevali, mi si perdoni), me li bevevo i suoi articoli, perché mi facevano sorridere e riflettere. Ora starà bevendo un buon vino con Luigi Amicone e sorriderà. (Quanti cari abbiamo perso l’anno scorso: è’ un dolore, eppure abbiamo la certezza che da Lassù ci proteggono, ora che ci intravedono meglio di un algoritmo di Metaverso). La Madre di Dio prenda per mano Fred ed a voi Suoi amici, chiedo di prendere il testimone di Fred Perri e, farlo vivere ancora in Tempi e nel tempo.
Amen.
Lucia Dallagnese
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Mancherà a Zamora, mancherà a Canessa, mancherà al Toscano, ma soprattutto mancherà a Fred Perri e a noi, suoi fedeli lettori. Molto tempo fa lo “affrontai” al Meeting rimproverandogli di lanciare stilettate contro l’Inter (squadra e dirigenza) ma anche ai suoi tifosi. Non mi riconoscevo e lo sfidai per un incontro pubblico sul tema. Mi citò nella sua rubrica. Un grande spirito libero e un anti moralista militante. Classe 1957 (come la mia).
Carlo Candiani
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Sono tornate a farsi insistenti le voci secondo cui potrebbe essere vicina la nomina a capo del Dicastero della Dottrina della Fede del vescovo di Hildesheim, Heiner Wilmer, notoriamente vicino alle posizioni più aperturiste e in quanto tali potenzialmente scismatiche portate avanti dell’ala maggioritaria del “cammino sinodale” cosiddetto della chiesa tedesca in tema di morale sessuale, celibato, accesso al sacerdozio delle donne, ecc. E puntualmente sono tornati a farsi insistenti appelli e richieste affinché Wilmer resti al suo posto. Non c’è bisogno di chissà quale acume teologico per capire i motivi che agitano gli animi di quanti in queste ore stanno esprimendo dubbi e critiche di fronte ad un simile scenario. Premesso che trattandosi di voci la prudenza è d’obbligo, ci sta pure che una qualche domanda sul perché di una nomina a dir poco divisiva (tanto più che l’inclusività è uno dei marchi di fabbrica dell’attuale corso ecclesiale), qualcuno se la faccia. Buttare un osso e pure bello grosso per riportare i bellicosi cattolici tedeschi a più miti consigli ed evitare strappi? O indebolire il fronte più intransigente rimuovendone via promozione uno degli alfieri? Come avviene in questi casi il campionario delle ipotesi e delle congetture è assai variegato. La qual cosa, sia detto en passant, dovrebbe suggerire, quando sarà, un surplus di trasparenza e di comunicazione. Resta il fatto che la scelta, ove fosse confermata, del vescovo Wilmer rischia di essere la classica toppa peggiore del buco. Tanto più dopo il “warning” indirizzato neanche tanto tempo fa dal Pontefice al capo dei vescovi tedeschi, mons. Bätzing: «In Germania c’è una Chiesa evangelica molto buona. Non ce ne vogliono due». Monito che se vale per la chiesa in Germania, a maggior ragione vale per la Chiesa universale. Il che dovrebbe suggerire un surplus di riflessione. Avendo a mente ciò che diceva il compianto card. Caffarra: “una chiesa più povera di dottrina non è più pastorale ma solo più ignorante”.
Luca Del Pozzo
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Signor direttore, le affermazioni stizzite della senatrice 5 Stelle Alessandra Maiorino al disegno di legge di Fratelli d’Italia sulla capacità giuridica del concepito portano alla luce la vera questione e cioè: il concepito nel grembo materno è un essere umano oppure no? Meglio usare il termine “concepito” che “embrione” perché addirittura il piccolo embrione viene declassato ad “ovulo fecondato” che è una vera aberrazione scientifica. Ecco le affermazioni della senatrice 5 stelle: “Esproprio patriota dell’utero: il partito di Meloni vuole derubare le donne della proprietà sul proprio corpo e attribuire soggettività giuridica superiore a un ovocita fecondato rispetto alla femmina umana adulta. Neanche se fosse una battuta farebbe ridere. Purtroppo è il monstrum giuridico con cui questa maggioranza minaccia tutte le italiane in età fertile. Delirio ideologico puro”. Così la senatrice M5S Alessandra Maiorino commenta all’Adnkronos il ddl di Fratelli d’Italia recante la “modifica dell’articolo 1 del codice civile in materia di riconoscimento della capacità giuridica ad ogni essere umano”, che ha come obiettivo quello di dichiarare che “la soggettività giuridica ha origine dal concepimento, non dalla nascita”. Il Movimento per la Vita italiano da decenni parla della capacitò giuridica del concepito umano che addirittura già per legge può ereditare dei beni. Carlo Casini lanciò il famoso concetto “l’embrione uno di noi” che la Chiesa italiana fece sua. Ripetiamo la domanda decisiva: il concepito nel grembo di una donna è un essere umano?
Gabriele Soliani Reggio Emilia
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