«Certo che il barcone di settimana scorsa con 461 persone a bordo si trovava nella zona di competenza maltese, ma il compito di un paese rispetto alla sua “Search and rescue region” è il coordinamento dei soccorsi, non necessariamente l’intervento effettivo. La nostra area di competenza ha una superficie pari a quella dell’Inghilterra. Se la barca in difficoltà è più vicina a Lampedusa che al nostro arcipelago, è logico che noi chiamiamo le autorità italiane».
Simon Busuttil è il capo della delegazione maltese nel gruppo del Ppe al Parlamento europeo e coordinatore dello stesso nella Commissione Libertà civili e Giustizia, ma ce la mette tutta per distendere le relazioni bilaterali italo-maltesi, un po’ tese per la crisi dell’emigrazione di massa dal Nordafrica. Dice quasi le stesse parole di Frattini: «Il litigio italo-maltese non ha nessun senso, perché ci accomuna l’interesse a una soluzione del problema a livello europeo: uniamoci e facciamo pressione sulle istituzioni comunitarie».
«Il motivo per cui gli emigranti puntano su Lampedusa anziché su Malta» spiega Busuttil, «è facile da capire: da Lampedusa poi si viene trasferiti sulla terraferma europea, da Malta non si va da nessuna parte e si resta lì. E tuttavia anche noi negli ultimi 10 anni abbiamo accolto 15 mila profughi, dei quali 1.100 nelle ultime settimane: considerato che siamo un paese di 400 mila abitanti, la proporzione è la stessa dei grandi paesi europei, se non maggiore».
«Dobbiamo essere onesti e riconoscere che i paesi Ue hanno già dettagliato le linee guida per le politiche migratorie nel Trattato di Lisbona, ma di fronte alle crisi ci si divide e scoppiano polemiche di natura nazionalista perché la gestione dell’emigrazione è una faccenda che fa perdere voti ai partiti di governo. Siamo d’accordo per un rafforzamento di Frontex, ma la via da battere è soprattutto la sottoscrizione di accordi fra la Ue nel suo insieme e i singoli paesi di provenienza dei migranti». «Rivedere Schengen? No, sarebbe un segnale che l’integrazione europea regredisce. E poi, diciamoci la verità: rivedere il trattato in senso restrittivo è interesse della Francia, non certo di Italia e di Malta».