Lettere al direttore
Rinnovate l’abbonamento: come Tempi non c’è nessuno (Marina Corradi over the top)
Articolo tratto dal numero di febbraio 2020 di Tempi. Questo contenuto è riservato agli abbonati: grazie al tuo abbonamento puoi scegliere se sfogliare la versione digitale del mensile o accedere online ai singoli contenuti del numero.
Il silenzio che segue alle uccisioni di cristiani (specie cattolici) in mezzo mondo, mi lascia esterrefatto. C’è qualcosa che non funziona. Il silenzio fa male, lo vivo come un tradimento nei confronti di chi vive (e muore) per la fede. Tempi fa il suo dovere come pure Acs, ma per il resto si parlicchia per un giorno e poi niente, nessuna presa di posizione ufficiale, gesti di vicinanza, appelli, messaggi dedicati o altro. Sembra che anche i pastori stiano trascurando gravemente i loro confratelli e relativi greggi. Cosa succede?
Enrico Ventura via email
Succede quel che scrive lei, Enrico, ma bisogna continuare a parlarne (ha visto il libro di Asia Bibi?). Adesso, grazie al Fondo Più Tempi, stiamo preparando un reportage dalla Nigeria. Sosteneteci, faremo grandi cose.
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Riflettevo sulle elezioni regionali specie in Emilia-Romagna (pare che in Calabria non si sia votato; mi puzza di razzismo terronico: gli elettori dell’Emilia valgono di più?). Mi chiedo quali criteri la gente usi per votare. Risposta: emozioni, preconcetti, idiozia, interessi. Basta vedere il risultato di Bibbiano. La mia diagnosi punta l’obiettivo sulla scuola ostaggio della sinistra e sulla incapacità culturale della destra. In questo, Veneziani docet. La cosa più dolorosa resta questa gerarchia post Concilio vaticano II assolutamente incosciente e senza fede. Le lotte intestine che anche nel mio piccolo combatto svelano un putridume teologico e filosofico soffocante. Macerie e brutture non si contano più. Leggevo poco fa di genitori che mandano i figli ai corsi pro gender con squallidi personaggi semi nudi. Cocainomani portati in palmo di mano. Venditori di violenza al festival e l’inossidabile Littizzetto a demolire il buonsenso. Esiste qualcosa di peggio del “grande fratello”: è il barattare la propria libertà con i soliti 30 denari.
Mauro Mazzoldi via email
Appunto, si tratta di mancanza di criteri. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di fornirne qualcuno.
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Caro direttore, mi sono imbattuto in una sentenza della Corte di Cassazione, relativamente al caso di un dipendente che fu licenziato per sopravvenuta inidoneità fisica. La normativa al riguardo prevede che l’azienda debba però dimostrare che non sia possibile impiegare diversamente all’interno dell’organizzazione aziendale il lavoratore (diritto di repéchage) a meno che tali provvedimenti richiedano da parte del datore di lavoro un onere finanziario sproporzionato. Ma, mutatis mutandis, la questione che vorrei sottolineare sta in un passo che la Corte appunta nel lamentare che la soluzione assunta dalla sentenza impugnata imporrebbe la modifica dell’organizzazione aziendale per mano giudiziaria, contrariamente ai princìpi costantemente affermati dalla giurisprudenza di questa Corte. Ecco, non le sembra che dal 1991 le magistrature (il plurale non è casuale) impongano la modifica per via giudiziaria della volontà elettorale, dell’organizzazione sociale, dell’organizzazione politica?
Gianmario Gatti via email
Oh sì Gianmario, vecchia storia. Hai letto su tempi.it il fax che Bettino Craxi ci spedì da Hammamet nel 1998? Lì è detto tutto.
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Caro direttore, ti prego, in nome della nostra vecchia amicizia, di far sapere da parte mia a Marina Corradi che i suoi articoli per Tempi sono quanto di meglio ci sia in circolazione. Sono un lettore assiduo di libri e giornali e ti assicuro che la struggente bellezza di queste pagine, con gli squarci di umanità, la profondità di pensiero e sentimento, il dramma accompagnato sempre dalla speranza, sono un vero toccasana, un appuntamento atteso ogni mese con impazienza. Saluti.
Simone Carriero via email
Marina ringrazia e noi ci associamo a Simone.
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Cari amici, rinnovo molto volentieri il mio abbonamento. Anzi, dal prossimo anno sarà l’unica rivista di informazione a cui io e mio marito saremo abbonati. Senza di voi ci sentiremmo veramente pesci fuor d’acqua, siamo stanchi e spesso disgustati dal politically correct imperante.
Roberta Marini via email
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Ho ricevuto una telefonata da una vostra collaboratrice che mi comunica la possibilità di ricevere ancora Tempi per l’anno in corso usufruendo della possibilità che altri abbonati mettono a disposizione l’importo in bianco. Ringrazio voi della redazione e le persone che fanno queste donazioni.
Lettera firmata
Gli abbonamenti “sospesi” sono l’orgoglio del nostro giornale.
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