
Rimsha Masih assolta anche dalla Corte suprema: la cristiana non è blasfema. Caso storico in Pakistan
Il caso di Rimsha Masih è definitivamente chiuso. La ragazzina cristiana, leggermente ritardata e accusata di blasfemia per avere bruciato alcune pagine del Corano, è stata dichiarata ieri innocente per non sussistenza del fatto con una sentenza lampo della Corte suprema del Pakistan. L’Alta corte di Islamabad aveva già assolto Rimsha, ora la Corte suprema ha bocciato il ricorso dell’accusa. Per la prima volta nella storia, dunque, un accusato di blasfemia viene assolto dalla legge pakistana.
LEGGE SULLA BLASFEMIA SEMPRE IN VIGORE. In tanti hanno parlato di «una vittoria per la giustizia in Pakistan, che dà speranza per il futuro», proprio come aveva dichiarato a tempi.it Paul Bhatti, consigliere speciale del primo ministro e fratello di Shahbaz, dopo la prima assoluzione. Come affermato però a Fides da p. Bonnie Mendes, consulente della Caritas del Pakistan, «la legge sulla blasfemia è ancora in vigore così com’è, nonostante gli abusi ben documentati. La politica deve risolvere un nodo che causa tante tragedie nel paese».
ASIA BIBI. Attualmente in Pakistan 16 persone si trovano nel braccio della morte per blasfemia, in attesa di esecuzione, e altri 20 imputati stanno scontando l’ergastolo. Tanti altri ancora, come Asia Bibi (scarica qui il taz&bao con l’appello in sua difesa), sono in attesa di processo o hanno fatto appello dopo una condanna in primo grado. Secondo le statistiche, nel 95 per cento dei casi le accuse di blasfemia sono false e strumentalizzate per scopi economici o per eliminare il proprio avversario.
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