La sezione disciplinare del Consiglio della magistratura ha rimosso dall’ordine giudiziario Paolo Remer, ex sostituto procuratore a Rossano Calabro, che è già stato sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal 2011. Remer nel 2004 era stato trovato in possesso di immagini pedopornografiche e ha già subìto un processo penale che però si è concluso in Cassazione con la prescrizione (in primo grado Remer è stato invece condannato dal tribunale di Salerno a un mese di reclusione). Il provvedimento di oggi scatta dunque a ben dieci anni dai fatti.
MAI PIU’ IN TOGA. Remer si è difeso all’udienza al Csm di oggi sostenendo che «è una vicenda che ho subìto. Mi sono imbattuto in quelle immagini, ma nessun elemento oggettivo e soggettivo può stabilire che io abbia cercato, procacciato o salvato quelle immagini. Sono il primo a ritenere ripugnanti quelle foto di pedopornografia». Le indagini che hanno coinvolto Remer, riguardavano centinaia di persone in tutt’Italia che scaricavano immagini da siti internet: nel caso dell’ex pm, il materiale era stato ritrovato dagli investigatori in due computer proprio in uso a Remer. Il sostituto procuratore generale Elisabetta Cesqui, che ha sostenuto nel procedimento disciplinare l’accusa, ha chiesto la condanna: «La tutela e il rispetto dell’innocenza dell’infanzia è uno dei più profondi e sentiti e la violenza dell’adulto su un minore si realizza nel momento in cui con immagini viene ripresa. Vi è inoltre una rinnovazione della violenza ogni volta che qualcuno la vede, la ricerca e l’acquisisce. Il reato espone in ogni caso l’autore rispetto alla propria credibilità e al proprio prestigio».