Al referendum sulle scuole paritarie di Bologna hanno votato 85.934 persone. L’affluenza è stata del 28,71%. Dopo 199 sezioni scrutinate su 199, l’opzione A (contro le paritarie) è al 59%; B al 41%.
Chiamati a votare nei 199 seggi sono poco meno di 290 mila cittadini.
Per il comitato promotore si tratta di una “buonissima partecipazione”. Una dichiarazione che cozza con la spesa sostenuta per un referendum costato 600 mila euro. E col fatto che nemmeno il 30 per cento dei bolognesi si è recato al seggio. Scrive Repubblica on line che è il dato più basso della storia della città. Mai nessun referendum era sceso sotto la soglia del 30 per cento.
In sostanza, poco più del 15 per cento dei cittadini di Bologna è contro le paritarie. Nemmeno 2 bolognesi su 10. Il referendum aveva valore consultivo.
DIFFIDA. Il comitato Articolo 33, promotore del referendum, ha inviato nel pomeriggio una diffida al Comune perché, a suo dire, non si è fatto tutto il possibile per aiutare i bolognesi a raggiungere i seggi. Nel documento, inviato alla responsabile del procedimento per l’amministrazione Lara Bonfiglioli, si diffida il Comune “a porre in essere tutti i provvedimenti necessari al fine di consentire agli elettori di poter esercitare il proprio diritto di voto”.
TOCCAFONDI. Intanto questo pomeriggio, parlando a una celebrazione a Firenze per la strage di via dei Georgofili, il sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccafondi ha detto che “è paradossale che si chieda ai bolognesi di rottamare un sistema che funziona, che dà assistenza educativa a 1736 famiglie. Se quell’assistenza attraverso le scuole paritarie non ci fosse, il Comune con quei soldi potrebbe dare assistenza a più o meno un terzo dei ragazzi”.
“Il referendum dovrebbe essere al contrario”, ha proseguito Toccafondi: “Per capire come implementare un sistema che funziona, e non per tornare indietro. Dietro a tutto questo c’è soltanto una battaglia ideologica di una sinistra estrema, da Sel, ai Girotondi, passando attraverso il Movimento 5 Stelle, fino ad una parte della Cgil che deve per forza coagularsi dietro a battaglie ideologiche, che però non si fanno sulle famiglie e sui bambini”.