Questione di vita o di morte. Raccolta fondi per i fratelli cristiani perseguitati in Iraq. Bastano cinque euro

Di Redazione
12 Agosto 2014
Asianews lancia una raccolta fondi per i cristiani costretti a fuggire per l'attacco dei militanti jihadisti. «La morte e la malattia si accaniscono sui bambini e sugli anziani»

nazarat_iraqIl sito Asianews ha lanciato una raccolta fondi per i cristiani perseguitati in Iraq dallo Stato islamico. La situazione, come vi abbiamo raccontato tante volte, è tragica. Come ha spiegato il patriarca di Baghdad, Louis Sako, i fedeli fuggono verso il Kurdistan: «Un esodo, una vera Via Crucis, con i cristiani costretti a marciare a piedi nella torrida estate irachena…. Fra loro vi sono anche malati, anziani, bambini e donne incinte. Hanno bisogno di cibo, acqua e riparo…».
AsiaNews informa che «per dare da mangiare a un cristiano di Mosul per un mese occorrono 160 euro; per una settimana ne bastano 40; per un giorno, soltanto 5 euro». I soldi raccolti saranno inviati al Patriarcato di Baghdad, che provvederà a distribuirli secondo i bisogni di ogni famiglia.

Il 10 agosto, sempre su Asianews, è stata pubblicata una lettera dello stesso Sako, che qui riportiamo:

«La morte e la malattia si accaniscono sui bambini e sugli anziani tra le migliaia di famiglie di rifugiati sparpagliate nella regione curda, le quali hanno perso tutto a causa dei recenti, tragici sviluppi; le milizie dell’Isis continuano la loro avanzata e gli aiuti umanitari sono insufficienti.

Vi sono almeno 70mila sfollati cristiani ad Ankawa, assieme a membri di altre minoranze religiose di questa città che ha una popolazione cristiana locale di oltre 25mila cristiani. Le famiglie che hanno trovato accoglienza nelle chiese o nelle scuole sono in condizioni soddisfacenti, mente quanti dormono tuttora per le strade o nei parchi pubblici sono in una situazione deplorevole.

A Dohuk, il numero dei rifugiati cristiani ha superato i 60mila e la loro situazione è persino peggiore di quella di Erbil. Vi sono inoltre famiglie che hanno trovato riparo a Kirkuk e Sulaymaniyah, così come alcuni sono riusciti ad arrivare anche fino alla capitale, Baghdad.

Nel frattempo, cresce in maniera esponenziale il fabbisogno di beni di prima necessità: alloggio, cibo, acqua, medicine e fondi; la mancanza di un coordinamento internazionale sta rallentando e limitando la realizzazione di una effettiva assistenza a quelle migliaia di persone che attendono un sostegno immediato. Le Chiese, per quanto è nelle loro possibilità, stanno mettendo a disposizione tutto ciò che hanno.

Ricapitolando la situazione dei villaggi cristiani attorno a Mosul e fino ai confini della regione curda: le chiese sono state svuotate e profanate; cinque vescovi sono al di fuori delle rispettive diocesi, i sacerdoti e le suore hanno abbandonato istituti e missioni, lasciandosi ogni cosa alle spalle, le famiglie sono fuggite con i loro bambini, e lasciandosi tutto il resto dietro di sé! Il livello del disastro è estremo.

La posizione del presidente statunitense Barack Obama di fornire solo assistenza militare per proteggere Erbil è deludente. E le continue voci di divisioni dell’Iraq rappresentano una ulteriore fonte di minaccia. Gli americani non sembrano voler garantire una soluzione rapida, che sia fonte di speranza, perché non intendono attaccare l’ISIS a Mosul e nella piana di Ninive. La conferma che questa situazione terribile è destinata a continuare fino a che le forze di sicurezza irakene non combatteranno a fianco dei Peshmerga (curdi) contro le milizie ISIS è deprimente. Il presidente della regione autonoma del Kurdistan ha affermato che le truppe curde stanno combattendo contro uno Stato terrorista e non contro gruppi minoritari! Mentre il Paese è sotto il fuoco incrociato, i politici a Baghdad continuano a combattere per il potere.

Alla fine, pare probabile che Mosul non verrà liberata e nemmeno i villaggi della piana di Ninive. Non vi è alcuna strategia concreta per inaridire le fonti di potere le risorse di questi terroristi islamici. Essi controllano la città petrolifera di Zimar e i giacimenti petroliferi di Ain Zalah e Batma, assieme a quelli di Al-Raqqa e Deir ez-Zor in Siria. I combattenti estremisti islamici si stanno unendo a loro da tutte le parti del mondo.

La scelta delle famiglie di rifugiati:

Migrare: dove dovrebbero andare e con quali soldi e documenti?

Restare: nelle tendopoli e nei campi di rifugiati, in attesa che finisca l’estate e arrivi l’inverno? Saranno forse riaperte le scuole e potranno i bambini frequentare le scuole elementari, e i più grandi le superiori o l’università? Saranno accolti con favore nelle scuole di Erbil, Duhok e Sulaymaniyah? Qual è il futuro delle proprietà e dei beni di appartenenza, unitamente ai lavori di un tempo, per queste migliaia di persone innocenti costrette a fuggire nella notte dai loro amati villaggi?

Vi sono domande che dovrebbero infliggere dolori terribili alle coscienze di ciascuna persona o istituzione, perché si faccia davvero qualcosa per salvare queste persone, la cui storia è radicata in questa terra fin dalle origini.

Baghdad, 10 agosto 2014

 

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8 commenti

  1. ivana

    Questa volta ho fatto mia piccola offerta inviata al PIME di Milano (io con il bollettino postale che ha un suo numero – ma naturalmente si possono usare tutte le modalità – dove è importante scrivere proprio “adotta un cristiano di Mosul.” Ho ricevuto risposta via e-mail ringraziamento di ricevuta offerta forse perché sono iscritta alla newsletter pime milano. Vedete voi se potete essere interessati a questa informazione che potete approfondire. Per quanto riguarda sito ” Aiuto alla Chiesa che Soffre” (il mio 8 per mille è donato a loro da anni e ne sono felice) è ottimo, fanno tanto bene, fanno veramente tanto del bene da anni ai cristiani poveri e perseguitati in tutto il mondo. Hanno aiutato piano piano a costruire monasteri nell’ est Europa, ad aiutare monache di clausura, seminaristi e sacerdoti che non avevano praticamente niente,si possono far celebrare Sante Messe ai Sacerdoti dei paesi poveri così riescono con quelle offerte ad aiutare situazioni drammatiche. Scusate se mi sono spiegata velocemente e con approssimazione. Stiamo potentemente uniti nella preghiera! Gesù è il Signore! Alla fine il Cuore Immacolato di Maria trionferà!!!

  2. blues188

    Ho inviato soldi, ma col terrore. Ogni volta, infatti, che l’ho fatto (anche per altri), per secoli mi hanno mandato depliants costosissimi in carte patinate dove si illustravano le ‘tante’ opere di carità. Soldi spesi per stamparli e soldi spesi per inviarmeli che, però, si sarebbero potuti utilizzare meglio. Ho il dubbio che ci siano guadagni occulti. Tempi, se fosse serio, dovrebbe monitorare queste donazioni e far sapere come funzionano (e se funzionano) visto che troppi sono diventati ricchi sulla pelle dei malcapitati. Tempi che dice?

    1. bah

      la redazione di tempi non può far altro che fidarsi… così come tutti noi/gli altri. se non ti fidi dei vari intermediari l’unica soluzione e portare i soldi di persona. funziona così putroppo.

  3. Sasso Luigi

    Ho appena inviato un contributo di 160 euro.
    Aiutate i nostri fratelli perseguitati!

  4. Marco

    Redazione io avrei una domanda per voi. Cercando iniziative per aiutare i cristiani mi sono imbattuto nel sito dell’organizzazione AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE (http://acs-italia.org), che è una Fondazione di Diritto Pontificio con lunga storia. Forse sarebbe opportuno che aiutaste i vostri lettori facendo una cernita dei possibili modi di inviare aiuti. Non che non mi fidi di Asia News, ma magari una fondazione riconosciuta dalla chiesa che fa questo di “mestiere” è più adatta a portare un aiuto rapido, non credete? Vi ringrazio molto per il lavoro di informazione che fate.

    1. marco

      Da quanto ne so Asianews è un’emanazione del PIME Pontificio Istituto Missioni Estere, assolutamente sicura. Va benissimo anche Aiuto alla Chiesa che Soffre che è di diritto pontificio.

I commenti sono chiusi.