I piedi di un cadavere in primo piano e un’etichetta apposta all’alluce sinistro. Invece del nome dello sventurato una sfilza di titoli di film comici e, alla base dell’annuncio, un titolo sibillino ma divertente: “I nostri film comici vi faranno morire dal ridere.” Firmato Studio Universal, “la TV del cinema da chi fa cinema. È questa l’architettura di uno degli annunci più riusciti della campagna multi soggetto Stream, che ha inventato la “teleindipendenza”. (Tutta la comunicazione di questa brillante pay-tv è, a dire il vero, fatta molto bene a cominciare dalla scelta del testimonial, Paolo Rossi, che ne ha decretato il successo fin dagli esordi. Di solito le campagne legate a personaggi dello spettacolo sono di una banalità sconcertante: basti pensare all’immarcescibile Pippo Baudo, tanto per citarne uno, e al suo caffè Kimbo).
Tuttavia l’annuncio in questione ha suscitato qualche incertezza presso il pubblico per le tonalità un po’ macabre e l’iperrealismo con il quale si ritrae la morte, sebbene su un piano simbolico. In realtà si tratta di un’iperbole creativa: film così comici che si muore dal ridere. (Ma in pubblicità non muore mai nessuno, neanche il condannato di Telecom che, nonostante l’agonia della società dei telefoni pubblici, resuscita in meno di trenta secondi). Probabilmente chi si perplime per l’annuncio di Stream, tutt’altro che fatto coi piedi, “non è in target”, come dicono gli addetti ai lavori, anche se ha tutto il diritto di farlo.