Esce, in vista degli esami di terza media, un appello alla legalità che invita gli studenti a non copiare e i rispettivi insegnanti a non indulgere durante gli esami di Stato. L’appello, firmato da Uil Scuola e Associazione nazionale presidi, richiama «la legalità, l’imparzialità e la tutela del prestigio della scuola italiana». Si ricorda poi che atteggiamenti d’indulgenza sono «un’ingiustizia verso chi conta solo sulle sue forze».
Sono dunque passati i tempi in cui chi non faceva copiare era considerato un individualista e veniva escluso dal gruppo? Quelli in cui i secchioni aiutavano gli asini a studiare e dove non arrivavano loro, al momento del compito in classe, si ingegnavano pure per trovare il modo di passare degli aiutini? Sarebbe un peccato, dato che copiare era considerata una vera e propria azione di squadra. I professori, poi, non avevano bisogno di indossare le vesti di carabinieri: tutti sapevano che chi era ciuccio, ciuccio restava anche copiando. Fra gli scopiazzatori c’era chi ci provava sempre e sempre veniva beccato e chi, abilissimo, aguzzava l’ingegno escogitando formule sempre più sofisticate. Insomma, anche copiare era un’arte. E gli insegnanti, consapevoli della naturale complicità fra compagni, si limitavano a vigilare, sapendo che qualcosa poteva anche sfuggire loro.
Ma a sentire gli studenti e a giudicare dal web non si direbbe che le cose siano molto diverse. Anzi gli appelli alla legalità sembrano impazzare proporzionalmente al numero dei consigli su come raggirare meglio i controlli. E di trucchi escogitati ce ne sono a bizzeffe, alcuni addirittura di nuova generazione. E sono pure validi per ogni gusto, tipo di personalità e genere umano. C’è quello per lo sbadato o l’ingenuo: «Se siete tipi maldestri, non temete: questa potrebbe essere la vostra arma vincente», si legge su un forum di studenti. «Mettetevi nei paraggi del secchione, se non riuscite a fare l’esercizio, fatevelo scrivere da lui su un foglio di brutta e ditegli di farlo cadere. Voi direte: “Ops, mi è caduto il foglio, me lo ridai?” Ed il prof non sospetterà di niente, perché sa che voi siete un po’ maldestri».
Per i vanitosi che portano sempre medaglioni e collane sarà invece facile appiccicare bigliettini e formule sulla lato nascosto dell’orpello. Ai più tecnologici invece basterà un cellulare a cui «togliere qualsiasi suoneria», specifica un blogger: «Infilate l’auricolare da sotto la maglietta (a maniche lunghe) e fatelo uscire dal polsino. Stabilite con qualcuno un orario in cui farvi chiamare. Dettate il testo del problema e fatevi richiamare quando risolto. L’importante è tenere l’auricolare in mano fingendo di sorreggervi la testa con il gomito». Singolare poi il suggerimento di telefonare a scuola l’ora prima del compito spacciandosi per un parente del professore: «Fingete caschi la linea e mentre lui scende a rispondere lasciate che qualcuno frughi nella sua cartella per prendere visione del testo (naturalmente informatevi sullo stato famigliare della vittima)».
Ma a resistere come i più votati e preferiti dagli studenti restano i trucchi alla vecchia maniera. «Chiedere all’amico intelligente di usare la carta carbone e passarvi il testo del compito». Se sei una donna basterà «mettere la gonna e attaccare alle cosce i bigliettini, nessun professore potrà controllare». Infine, «portati i fazzoletti di carta, non pregare, non sbuffare, non preoccuparti. L’arma vincente resta sempre la faccia di bronzo».