Il Regno Unito ha trovato il modo più sicuro per combattere le frodi fiscali. La misura, presa dall’Agenzia delle entrate, dovrebbe far risparmiare in sterline il governo inglese, disposto ad accettare che i suoi piccoli scolari diventino degli spioni.
Il programma del dipartimento del governo, pubblicato sul sito ufficiale, prevede infatti che ai ragazzi di 11 anni si insegni a pagare le tasse, perché «siano responsabili, da bravi cittadini». Per questo, si legge ancora, bisogna «insegnare cosa succede a coloro che non sono preparati a lavorare entro queste regole». Fin qui nulla di scandaloso. Le linee guida contenute nel programma continuano però chiedendo agli studenti di «dire cosa pensano di quelli che non pagano le tasse o che cercano di ottenere ingiustamente dei benefit». I ragazzi dovranno poi avanzare proposte punitive: si dovrà domandare loro «che cosa dovrebbe succedere a chi non vuole stare alle regole». Ma a sollevare i maggiori dubbi è l’indicazione per cui gli studenti dovranno «fare degli esempi di persone del loro quartiere di cui hanno sentito dire» che non pagano le tasse.
Ad intervenire per primo contro l’iniziativa è stato David Green, il direttore di Civitas, un importante centro studi inglese di politiche sociali, che ha espresso disagio parlando dello Stato come del «Grande Fratello» e mettendo in luce il pericolo di insinuare il sospetto tra figli e genitori: «Così – ha continuato Green – si spingono bambini e adolescenti a denunciare addirittura i loro genitori. Le persone del proprio quartiere sono o i vicini o i parenti. Fare dei bambini delle spie dello Stato non fa parte del dna inglese».
Peter Mullen, opinionista del quotidiano inglese Telegraph, che ha dato la notizia ieri, ha paragonato la misura a quella del regime comunista che spingeva a denunciare i vicini o i genitori che tradivano lo Stato: «Spiare, ficcare il naso nella vita dei propri vicini è la paranoia istituzionalizzata, compagna naturale del totalitarismo». Mullen ha poi ricordato le profetiche parole del noto poeta inglese C.H. Sisson’s, scrivendo di «quando commentò la caduta del muro di Berlino e il crollo del regime comunista nel 1989: “È un peccato, mentre loro si sono sbarazzati della tirannia nell’Est, noi ne stiamo costruendo un’altra simile in Occidente”».