Per non soffocare nelle polemiche di giornata, il centrodestra avvii una fase costituente

Di Emanuele Boffi
19 Gennaio 2023
Arrestano Messina Denaro e parte la baruffa sulle intercettazioni. Per uscire del gorgo mediatico giudiziario va rimessa mano alla Carta
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 26 ottobre 2022 (Ansa)
Il ministro della Giustizia Carlo Nordio con la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, 26 ottobre 2022 (Ansa)

Pare che dal gorgo mediatico giudiziario sia impossibile uscire. Il recente arresto del boss mafioso Matteo Messina Denaro ha riproposto le stesse baruffe cui siamo abituati da trent’anni.

Come abbiamo già notato nei giorni scorsi, non appena il latitante è stato arrestato, subito sono partite le controletture, le analisi su “ciò che non torna”, gli attacchi – lo ha scritto Saviano – al «governo meno antimafioso della storia».

Quel che nessuno vi diceva

È trent’anni che è così: è la prevalenza della fiction sulla realtà, del retroscena sulla scena, dell’occulto su ciò che avviene alla luce del sole. È un modo di presentare le cose che procede sempre per spiegazioni (o presunte tali) aggiuntive. Se c’è un arresto, significa che c’è stata una trattativa. Se si ottiene un successo nella lotta alla criminalità, significa che c’è stato uno scambio truffaldino. È il modo con cui un certo mondo – quello che denominiamo “circo mediatico giudiziario” – mantiene sempre il pallino del gioco. Loro hanno sempre una spiegazione “in più” per chiarire “quel che non torna”, “quel che nessuno vi dice”.

Poi, va da sé, poco importa se “quel che nessuno vi diceva” era un’invenzione delle loro machiavelliche menti. È successo con la famosa “trattativa stato mafia”, è successo un’altra infinità di volte con i vari Andreotti, Mannino, Berlusconi, Renzi e poi – casi recenti – Fidanza e Salvini e gli incontri al Metropol di Mosca (tre anni di inchiesta che si avviano all’archiviazione). Intanto, però, Andreotti, Mannino, Berlusconi, Renzi, Fidanza e Salvini ne hanno pagato, politicamente, le conseguenze.

Lotta di potere

È questo “sistema”, per usare il titolo del libro di Palamara, che il ministro Nordio ha in mente di smantellare. E i vari Travaglio, Grillo, Conte e sinistra lo hanno capito benissimo. Quindi anche di fronte a sacrosante riforme come quella dell’abuso d’ufficio, alzano barricate. E quando si arresta Messina Denaro dirottano la discussione sulle intercettazioni, costringendo il ministro a ribadire quel che ha sempre detto e scritto e cioè – lo ha fatto anche ieri in Senato – che è sua intenzione non vietarle, ma evitare che esse finiscano sui giornali, dove vengono utilizzate per cannonare gli avversari politici.

Alla fin fine, la loro è una lotta di potere ammantata da nobili – ma farlocchi – intenti (la famosa legalità-tà-tà). Che serve a mantenere lo status quo anche a fronte di evidenti storture e forzature, come abbiamo visto in questi anni avvenire all’interno del Csm.

Uscire dal gorgo

Scriveva ieri il nostro Lodovico Festa riprendendo un articolo di Giovanni Guzzetta: dal gorgo si può uscire solo avviando una nuova fase costituente che trasformi «in decisioni concrete e coraggiose i princìpi costituzionali quali l’effettività della tutela, la ragionevole durata dei processi, un’idea condivisa su quale sia l’obiettivo principale della funzione penale e sanzionatoria».

È la madre di tutte le battaglie politiche per un centrodestra che non voglia rimanere nel gorgo delle polemiche di giornata create ad arte delle opposizioni.

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