Continua la discussione sul ddl anticorruzione, già approvato a giugno alla Camera, e in attesa del voto al Senato. Filippo Patroni Griffi, ministro della Pubblica amministrazione, lunedì, in un’intervista al Corriere della Sera, aveva detto che il disegno di legge sarebbe stato approvato «ad ogni costo, anche con la fiducia». È seguita la replica del capogruppo del Pdl al Senato Maurizio Gasparri che ha bocciato l’idea della fiducia: «Anche noi vogliamo una legge contro la corruzione, ma vanno chiariti alcuni aspetti per evitare che invece di combattere la corruzione si combattano altre cose». Perché il Pdl non ha intenzione di votare il disegno di legge così com’è? Lo chiediamo all’avvocato Enrico Costa, capogruppo Pdl in commissione giustizia alla Camera.
Qualcuno dice che il centrodestra “punta i piedi” per bloccare la legge o per stravolgerne i contenuti.
Il ddl anticorruzione è una proposta di Angelino Alfano. Mi pare normale chiedere il rispetto del parlamento e la modifica di norme che molti rilevano perfettibili. Inoltre, il governo ha già forzato molto la mano con la fiducia alla Camera. Riproporla al Senato, con un disegno di legge che dovrebbe essere corretto in molti punti, sarebbe un errore grave.
Qual è il problema del ddl anticorruzione?
In generale, è sbagliato fare una legge che non chiarisce nel dettaglio ciò che è reato. Ed è quello che purtroppo fa questo ddl, dando ampia discrezionalità ai magistrati. Dall’altra parte è sbagliato anche ridurre la discrezionalità dove invece dovrebbe rimanere più ampia, come nella determinazione della pena. Come insegna l’esperienza degli altri paesi europei, bisogna invece fissasse paletti più stretti sulla definizione di ciò che è reato e lasciare al giudice il compito di modulare la pena.
Entrando nel merito, quali sono le criticità di questa legge?
Tre punti, soprattutto: l’innalzamento delle pene minime, il traffico d’influenza e la corruzione privata. Sulla pena minima, come ho già detto, il giudice dovrebbe avere un ampio margine per scegliere, cosa che attualmente il ddl gli impedirebbe di fare. Secondo, il reato di traffico di influenza, anche se è stato lievemente migliorato, resta ancora nell’indeterminatezza. Se è labile il confine fra ciò che è reato e ciò che non lo è, si introducono difficoltà e disparità nell’accertamento giudiziario, e questo è abbastanza evidente. Terzo, la corruzione privata dovrebbe essere perseguita individuando modalità adeguate. Secondo noi, non lo è quella di farne un reato perseguibile d’ufficio. Servirebbe almeno una querela da parte di un privato.
Dove si può trovare l’equilibrio nella maggioranza?
Si vedrà. Io penso che in parlamento o si trova l’equilibrio o si vota. Porre la fiducia, significa eludere il confronto.