«È uno strumento che si aggiunge, in aiuto al Pontefice. Per così dire, rappresenta un piccolo sinodo di comunione che riunisce vescovi di tutti i continenti. Si può leggere in parallelo al sinodo dei vescovi voluto da Paolo VI per consultare gli episcopati del mondo. Si riprende quella intuizione in una modalità più snella in modo che possa riunirsi con maggiore frequenza, magari ogni due o tre mesi». Sono le parole di monsignor Marcello Semeraro, vescovo di Albano, intervistato oggi dal Corriere della Sera, con funzioni di segretario nel “gruppo” degli otto cardinali convocato da papa Francesco.
GIURIDICAMENTE NON CAMBIA NIENTE. Gruppo che, al contrario di quanto riportato nei titoli di giornale, non rappresenta né una diminuzione delle funzioni della segreteria di Stato, né una riforma della curia romana. A spiegarlo a tempi.it è la vaticanista Angela Ambrogetti: «Il nome “gruppo” e non “commissione” o “consiglio”, come annunciato il direttore della sala stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, chiarisce che non vi è nulla di formale o di giuridicamente rilevante dal punto di vista del diritto canonico». Anche la composizione del gruppo parla chiaro: «I membri provengono da tutto il mondo e portano avanti istanze che concernono la Chiesa universale». Per Ambrogetti è possibile che papa Bergoglio «le abbia udite durante gli incontri prima del conclave e che sia rimasto colpito da questi cardinali a cui, presumibilmente, più che delegare il governo della Chiesa per fare il pastore, come si sente dire, chiede di essere consigliato per guidarla».
Un gruppo che si trova a dialogare in vista di una possibile revisione della Costituzione apostolica “Pastor Bonus” sulla curia romana? «Non si esclude che a ottobre, data della prima riunione formale, si parli di questo. Ma, presumibilmente, in questi giorni sapremo di che temi tratterà».
TROPPO RUMORE PER NULLA. Dunque si è data alla scelta di papa Francesco una rilevanza che non ha, nel senso che da sempre i pontefici creano gruppi di lavoro specializzati per trattare diversi argomenti: «Siccome – continua Ambrogetti –, da quando il Santo Padre è stato eletto, molti si aspettavano un intervento per la riforma della curia si parla dell’atto come di una scelta in questo senso. Mentre, ripeto, non c’è nulla di giuridicamente rilevante in tale decisione». Sono comunque interessanti i nomi dei cardinali che da qui a ottobre collaboreranno con il Pontefice attraverso incontri informali: Giuseppe Bertello, presidente del governatorato dello Stato vaticano; Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo emerito di Santiago de Chile; il ratzingeriano Oswald Gracias, arcivescovo di Bombay; Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco, noto per le sue critiche al marxismo; Laurent Monsengwo Pasinya, eletto dal precedente pontefice arcivescovo di Kinshasa (Repubblica democratica del Congo) nel 2007 e cardinale nel 2010; Sean Patrick O’Malley, arcivescovo di Boston, elevato a cardinale nel 2006 da Benedetto XVI insieme a molti membri della conferenza episcopale americana vicina al papa emerito; George Pell, Arcivescovo di Sydney, nominato membro del Sinodo del 2012. Infine, ci sono Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa (Honduras), con funzione di coordinatore e monsignor Marcello Semeraro, Vescovo di Albano, in veste di segretario.
«A OTTOBRE CAPIREMO». A quando la prima riunione ufficiale? «L’incontro collettivo del gruppo è stato fissato per l’1-3 ottobre prossimo – conclude Ambrogetti –. Ma già da ora cominceranno i lavori che diranno qualcosa di più in merito ai temi che verranno trattati».