«La funzione era cominciata da 15 o 20 minuti. Io mi trovavo insieme alla mia famiglia nella chiesa di Cristo. Abbiamo sentito un boato all’entrata principale, la gente ha cominciato a scappare: c’erano morti e feriti». Aric John, avvocato cristiano di Lahore, fa ancora fatica a credere a quello che è successo domenica, quando due attentatori suicidi talebani si sono fatti esplodere davanti alla chiesa di Cristo e alla chiesa cattolica di San Giovanni, uccidendo almeno 17 persone.
«SPAVENTATI A MORTE». Tra le due chiese «c’erano circa 700 persone», continua l’avvocato parlando a tempi.it, e «se le guardie all’ingresso non fossero riuscite a fermare i kamikaze, le vittime sarebbero molte di più». Altri testimoni parlando di vetri infranti, «pezzi di carne umana sparsi ovunque»; John ricorda solo la fuga verso le porte secondarie della chiesa: «Grazie a Dio, io e i miei familiari siamo salvi. Eravamo seduti nelle prime file e non siamo rimasti feriti. Tutti erano spaventati a morte e correvano verso le uscite secondarie della chiesa».
«DISCRIMINATI DA TUTTI». John è d’accordo, ma ha paura per il futuro: «L’estremismo sta crescendo in Pakistan, noi cristiani non siamo sicuri in questo paese, neanche quando preghiamo in chiesa. Ora la situazione è critica, molti hanno perso il controllo a causa del terrorismo». Ne è un esempio l’uccisione subito dopo l’attentato, da parte della folla, di due uomini armati ritenuti in collegamento con i kamikaze. Nel doppio attentato sono morti anche quattro musulmani «e la comunità islamica ricorda solo loro, non i cristiani morti». Ecco perché, «anche se non tutti i musulmani sono come i talebani», John afferma sconsolato che «i cristiani qui sono discriminati da tutti: dai musulmani e dal governo».
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