È partita il 20 settembre a Milano e sta conquistando tutta l’Italia, che religiosamente si mette in fila in queste sere autunnali per ammirarla. Stiamo parlando della Mostra di Pablo Picasso, che fino al 6 gennaio 2013 ospita più di 250 opere dell’artista nella splendida cornice del Palazzo Reale. «Una mostra così non si vedeva da 10 anni a Palazzo Reale» racconta a Tempi.it Emmanuela Ronzoni, guida specializzata, che ci ha guidato alla scoperta delle opere del grande genio spagnolo. Vi proporremo questo viaggio a puntate, per farvi apprezzare al meglio la grandiosità di questo evento. A partire dalla scelta delle opere: «Anne Baldassari, direttrice del Museo Picasso di Parigi e curatrice dell’evento, ha scelto le opere in modo che si ambientassero perfettamente a Palazzo Reale, una sede insolita per lei, abituata ai white cube moderni. La sede ha esaltato la mostra, pensata con un percorso cronologico, dagli esordi agli ultimi mesi di vita del maestro».
GUERNICA. L’inizio è dal chiaro intento spettacolare ed è stato pensato per celebrare la prima volta in cui Picasso arriva in Italia, e precisamente a Milano, nel 1953. Un pittore di second’ordine milanese, Attilio Rossi, convince Picasso ad esporre nella sala delle Cariatidi Guernica, il suo capolavoro, mai uscito dal Moma di New York. «La sala era stata sventrata dai bombardamenti su Milano del 15 agosto 1943. Erano passati dieci anni, ma la sala aveva solo un soffitto provvisorio incorniciato dal nero del fumo rimasto sulle pareti. Era il posto perfetto per mostrare agli italiani Guernica, un’opera sulle atrocità della guerra collocata all’interno di un luogo massacrato dalla guerra. Fu così che per la prima volta Picasso acconsentì allo spostamento». Guernica è presente solo virtualmente all’interno della Mostra. Per molti anni l’opera è stata conservata al Moma di New York, arrivando poi in Spagna, a Madrid, solo nel 1981, molto tempo dopo la fine della dittatura di Franco. Da lì non si muoverà più. Il motivo? «Un valore talmente inestimabile da spaventare chiunque debba assicurarla per il viaggio». A Palazzo Reale è presente però il cammino di Picasso verso il capolavoro. Mentre era intento a dipingere Guernica, nel 1937, Picasso frequentava e amava Dora Maar, di professione fotografa, che immortalò con i suoi scatti tutte le fasi di realizzazione. «E si mormora che il crine del cavallo l’abbia disegnato lei». Ma di cosa parla quest’imponente quadro? «Con Guernica Picasso grida al massacro della guerra ma soprattutto si schiera contro tutti quelli che negano la libertà all’uomo. Il maestro spagnolo nel 1944 aderisce al Partito Comunista perché è un rivoluzionario, vuole salvaguardare la libertà umana contro ogni totalitarismo, contro ogni prevaricazione. Ne uscirà dopo una cocente delusione, una critica feroce per un suo ritratto a Stalin, ritenuto irriverente. Da lì Picasso si sentirà privato della sua stessa libertà di espressione e lascerà il partito.
LE SUE PAROLE. «Nella tela a cui sto lavorando, che chiamerò Guernica, io esprimo chiaramente tutto il mio odio per la casta militare che ha sprofondato la Spagna in un oceano di dolore e morte. Come sarebbe possibile disinteressarsi degli altri uomini? E in virtù di quale eburnea indifferenza ci si distaccherebbe da una vita che gli stessi uomini donano così generosamente? No, la pittura non è fatta per decorare gli appartamenti, è uno strumento di guerra offensivo e difensivo contro il nemico». Questa, assieme a Massacro in Corea, presente a Palazzo Reale, è una delle poche opere allegoriche del maestro, che egli stesso spiegherà: «Il toro raffigura la bestialità umana quando non ha nessuna regola. A soccombere sono il cavallo, il simbolo della libertà umana, il matador, cioè l’uomo, e le donne che piangono straziate con i bambini in mano». Come forse molti sanno Guernica racconta il massacro di una piccola cittadina basca a opera del Terzo Reich. In quell’attacco terribile morirono duemila persone.
MASSACRO IN COREA. Come per Guernica, anche per Massacro in Corea Picasso sceglie i grigi, i colori senza vita per eccellenza. In questo dipinto il pittore spagnolo racconta la battaglia tra la Corea del Nord e la Corea del Sud in piena guerra fredda: «Da una parte ci sono i soldati, in nudità eroica, dall’altra parte, la nudità di persone senza difesa delle donne e i bambini, a testimoniare una battaglia che vide coinvolti i civili, che ne uscirono decimati». Dopo un inizio così travolgente, si aprono le porte al percorso cronologico di una vita artistica e personale straordinaria.
Nella puntata di domani inizieremo il percorso cronologico della mostra.