

«Nel mondo circola una nuova variante del Covid, la Omicron, che dovrebbe fare aumentare i contagi nel caso in cui diventasse il ceppo dominante nei prossimi mesi. Molto di questa variante rimane sconosciuto, inclusa la velocità con cui Omicron si diffonderà nelle zone più vaccinate e se causi malattie più lievi della Delta».
Monica Gandhi e Leslie Bienen sono rispettivamente dottoressa infettivologa dell’Università della California ed esperto di Salute pubblica alla Portland State University, e hanno scritto un commento pieno di ragionevolezza sul New York Times, usando toni molto lontani da quelli dei media italiani in questi giorni – che hanno parlato di «variante dell’orrore», «incubo», danno spazio a esperti che invocano «un bel lockdown» e continuano imperterriti a titolare sui contagi in aumento come unico, o quasi, metro per giudicare lo stato della pandemia. «La variante arriva in un panorama pandemico diverso da prima, negli Stati Uniti: oggi sono disponibili vaccini, test, e presto trattamenti orali».
Non si può restare immobili, bisogna iniziare a prepararsi «a ciò che verrà dopo» e, almeno nelle aree con un alto numero di vaccinati, agire basandosi su altri numeri: «I ricoveri, piuttosto che i casi, possono dirci meglio come stiamo andando. L’America sta lentamente accettando che Covid-19 diventerà endemico, il che significa che sarà sempre presente nella popolazione a vari livelli. Ma gli Stati Uniti hanno strumenti efficaci per affrontare questa situazione, quando accadrà. Imparare a convivere con il virus a lungo termine richiederà cambiamenti sia nella mentalità che nella politica. Guardare innanzitutto i ricoveri per Covid-19 darà un quadro più affidabile di come certe zone stanno affrontando il virus. E concentrando l’attenzione sul numero di ricoveri, gli operatori sanitari possono concentrarsi meglio sulla loro riduzione».
Dopo quasi due anni dallo scoppio della pandemia molte cose sono cambiate, la stessa conoscenza scientifica del virus, sistematicamente venduta come infallibile, si è evoluta, corretta, approfondita. «Un caso di Covid-19 non ha più le stesse conseguenze di una volta se sei vaccinato», proseguono Gandhi e Bienen. «La maggior parte delle infezioni che “bucano” i vaccini, e che aumenteranno con l’aumentare del numero di persone vaccinate, finora restano lievi. Sebbene gli anticorpi diminuiscano nel tempo e la loro efficacia possa essere influenzata da varianti […] In questo momento, nelle aree ad alta vaccinazione, un aumento dei casi non indica necessariamente un aumento comparabile dei ricoveri o dei decessi».
Continuare a contare i contagiati, specialmente in presenza di un numero sempre più elevato di tamponi, può dare una percezione sbagliata dell’impatto del Covid sulla popolazione, insomma. Continua l’articolo del New York Times: «Molti paesi danno più peso ai ricoveri che al conteggio dei casi quando si tratta di prendere decisioni su restrizioni come i lockdown. Singapore, uno dei paesi più vaccinati al mondo, ha iniziato a basare i suoi rapporti quotidiani sul Covid sui ricoveri piuttosto che sui casi. Di recente, su 41.632 persone infette, il 98,7 per cento aveva sintomi lievi o assenti».
Non tutti gli stati americani hanno le stesse percentuali, ma là dove i vaccinati sono molti «i responsabili delle politiche dovrebbero smettere di considerare solo il numero dei casi come criterio per le restrizioni». In alcuni stati americani l’orientamento è quello di prendere decisioni sulle restrizioni basandosi sul numero delle ospedalizzazioni. Omicron sembra più contagiosa, ma non si sa ancora se sia più letale: sapendo di non sapere, il suggerimento è quello di osservare il numero di posti letto occupati da malati di Covid negli ospedali: se non aumenta in proporzione all’aumento dei contagiati perché farsi prendere dal panico e imporre obblighi come le mascherine da indossare ovunque (in Italia persino all’aperto), si chiedono i due professori?
«Un’ultima ragione per fare più affidamento sui ricoveri e meno sui numeri dei casi per prendere decisioni nelle aree altamente vaccinate è che quest’ultima metrica sta diventando meno accurata. Con la diffusione dei test a domicilio, sempre più persone eseguono i test al di fuori dell’infrastruttura sanitaria pubblica o, a causa delle conseguenze sociali anche di un’infezione lieve, non effettuano alcun test».
Certo, sarebbe sciocco non occuparsi più del numero dei contagi, importante anche per capire in che modo i vaccini vengono “bucati” e per monitorare il passaggio del Covid-19 da pandemico a endemico, ma Gandhi e Bienen hanno un suggerimento che potrebbe valere anche per il nostro paese: «Se gli Stati Uniti si concentrassero maggiormente sui ricoveri piuttosto che sui casi, le autorità sanitarie potrebbero spendere più risorse per raggiungere le persone non vaccinate e ad alto rischio di ricovero». Non solo i capri espiatori per eccellenza, i no vax, ma soprattutto chi non fa lavori per cui il vaccino è obbligatorio e gli anziani. «Quando i casi in aumento non prevedono più in modo affidabile le ondate di ospedalizzazione, collegare le politiche Covid ai soli casi non è più una politica efficace di buona salute pubblica». Prendere appunti.
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