Pubblichiamo la prefazione di Camillo Langone al libro di Carlo Giovanardi Balle. Le bugie che hanno raccontato agli italiani (Koinè Nuove Edizioni).
Il dizionario politico avrebbe bisogno di una drastica potatura: destra e sinistra sono parole ormai inutili, secche, e lo dico io che al primo di questi termini ero affezionato al punto di scrivere, nemmeno tanti anni fa, un Manifesto della destra divina (ma già dal titolo si evinceva che l’argomento era una destra non di questo mondo).
Tutti i masochismi sociali del nostro tempo (ambientalismo, animalismo, genderismo, immigrazionismo, omosessualismo), fenomeni autodistruttivi che si possono sintetizzare in una sola parola, nichilismo, la sinistra li cavalca mentre la destra, priva di orientamento proprio, li rincorre a piedi. Quando si parte in direzione del nulla la sinistra è sempre avanguardia mentre una destra senza pensiero e senza dignità si adegua al ruolo di retroguardia, come l’intendenza che avrebbe comunque seguito Napoleone lanciato verso Mosca o le Piramidi. In ritardo, magari sbuffando, ma avrebbe seguito. Nei casi migliori la destra svolge funzione di freno ed è precisamente questa l’accezione del moderatismo: procedere verso il baratro, però più lentamente.
Perché la destra (o centro-destra, come significativamente spesso si autodefinisce) in fondo pensa che su tante questioni all’apparenza non politiche (e invece sommamente politiche) la sinistra non abbia tutti i torti. Tanta destra, se non l’intera destra, pensa che il riscaldamento climatico esista e che sia dovuto alle attività umane, che si muoia più di ciminiere che di disoccupazione, che la sperimentazione dei farmaci sugli animali sia un capriccio di scienziati sadici e nazistoidi, che il benessere dei maiali negli allevamenti sia compatibile con la disponibilità di proteine a basso prezzo per i titolari di pensione minima, che un mondo in cui i consigli di amministrazione siano pieni di donne abbia più futuro di un mondo in cui a essere pieni di donne siano i reparti maternità, che respingere i barconi carichi di africani diretti in Sicilia sia impossibile e forse ingiusto, che se due omosessuali si amano non c’è ragione di impedire loro di sposarsi.
Tanta destra, se non tutta la destra, è dunque in balia dello stesso onirismo in cui si crogiola la sinistra. Ecco perché l’unico partito di cui l’Italia ha davvero bisogno è il partito della realtà. Ed ecco perché da qualche anno considero essenziale la figura di Carlo Giovanardi, l’uomo che vorrei a capo di questo partito indispensabile e inesistente.
Non conosco nessun politico altrettanto capace di affrontare a viso aperto il conformismo, la maggioranza rumorosa, il senso comune quando questo, secondo il meccanismo spiegato in letteratura da Alessandro Manzoni e in antropologia da René Girard, si allontana mille miglia dal buon senso. A viso aperto e a mani nude: Giovanardi non ha altro potere che quello conferitogli dalle proprie convinzioni e da un coraggio leonino senza il quale non avrebbe mai potuto affrontare gli sciacalli dei media, giornalisti capaci di muoversi solo in branco, perfettamente allineati alla moda ideologica del momento.
Davvero non so come faccia. Anch’io sono uomo di certezze eppure quando radio e televisioni mi chiamano sono lesto a declinare l’invito. Non mi fido delle mie zanne oratorie e non intendo ricoprire, gratuitamente per giunta, la parte di zimbello per il pubblico di questi programmi di finto approfondimento e vero intrattenimento per frustrati. Invece Giovanardi accetta e si presta, piuttosto eroicamente, a difendere il principio di realtà combattendo le chiacchiere, le fanfaluche, le dicerie, le parole e i numeri in libertà, insomma le balle.
Così si intitola questo suo libro: Balle. È un catalogo di idiozie che avrebbe fatto la gioia di Flaubert e riempito la vita di Bouvard e Pécuchet. Quello giovanardiano è il repertorio dei luoghi comuni e dei dati falsi che ingombrano il cervello dei parlamentari e portano alla produzione di leggi tanto sbagliate quanto insostenibili finanziariamente. Non si salva nessuno, non i giornalisti, il cui scrivere a vanvera è qui svelato, non la cosiddetta gente, bramosa di horror e di fiabe, non i cosiddetti politici, ciechi portati a spasso dai social network, e nemmeno i cosiddetti tecnici: in un rapporto del governo Monti si quantificava la corruzione italiana in 60 miliardi di euro annui e quando Giovanardi chiese conto di questa cifra folle il ministro Patroni Griffi gli rispose (vergognandosi? Non vergognandosi? Chissà) che si trattava di “corruzione percepita”.
Il coraggio del senatore modenese si staglia himalayano quando affronta il tema bruciante della pedofilia. Nel 2011 il Consiglio d’Europa, ente più inutile di tutte le province italiane messe insieme ma di cui mai nessuno chiede l’abolizione, lanciò una campagna pubblicitaria secondo la quale un bambino su cinque è vittima di violenza sessuale. Giovanardi, lo racconta nel libro, mise all’angolo i protervi burocrati di Strasburgo costringendoli a dichiarare che il dato era pilotato e strumentale, vale a dire una gonfissima balla. Ma intanto si era alimentato l’isterismo intorno a un reato che negli ultimi anni ha fatto moltissime vittime adulte, e non è un aggettivo paradossale perché mi riferisco ai tanti innocenti che, fra Rignano Flaminio e dintorni, prima sono stati chiassosamente accusati delle peggiori malefatte e poi silentemente assolti: nel frattempo avevano perso la pace se non il lavoro, la famiglia, la casa (in alcuni casi addirittura la vita).
Nel 2012, anche questo è raccontato in Balle, l’impavido autore smontò l’ipotesi, avanzata non solo nei bar dopo qualche bicchiere di troppo ma perfino nei Tg, che del terremoto della Bassa emiliana fosse colpevole un deposito sotterraneo di gas: peccato che il sito di stoccaggio si trovasse solo sulla carta, non essendo ancora stato costruito. Intanto però gli ambientalomani avevano instillato il dubbio e trovato un ottimo pretesto per bloccare l’inizio dei lavori che fra l’altro promettevano di alleggerire un poco la bolletta energetica nazionale.
Ovvio che i parassiti dell’allarmismo, i professionisti dell’emergenza, gli specialisti della caccia all’untore, i demagoghi della legiferazione sfrenata, con Giovanardi ce l’abbiano a morte. Dovrebbero averlo caro, invece, gli amici della realtà e tutti i contribuenti.