Obama violenta l’obiezione di coscienza dei cattolici su aborto, condom e matrimonio gay
«Il presidente ci sta dicendo che abbiamo un anno per capire come violare le nostre coscienze». È di oggi il secondo attacco esplicito del presidente dei vescovi cattolici americani a Barack Obama. In piena campagna elettorale, la Chiesa entra nel dibattito a gamba tesa. «La situazione è grave», ha detto ieri Timothy Dolan, presidente della Conferenza episcopale degli Stati Uniti. Non erano dunque folclore gli atteggiamenti di preghiera e di supplica dei cristiani, immortalati domenica scorsa a mani giunte mentre attendevano i risultati delle primarie repubblicane in South Carolina.
Due giorni prima, infatti, Obama ha adottato un provvedimento che inserisce aborto e sterilizzazione nel piano di riforma federale e che «forza i cittadini americani a dover scegliere tra la violazione della propria coscienza e la rinuncia al servizio sanitario», ha commentato Dolan. Contro la già paventata decisione di Obama, il vescovo non ha usato mezzi termini, ricordando che in quasi tutte le assicurazioni e i piani sanitari parte dei soldi dei contribuenti vanno per finanziare tecniche mortifere e «contrarie sia alla salute sia alla libertà di coscienza». La norma, poi, costringerà tutti gli assicuratori a inserire una copertura per la contraccezione, l’aborto e la sterilizzazione, forzando loro, i contribuenti e gli operatori sanitari a sostenerli.
Il fatto è gravissimo, ha continuato il vescovo, perché «non si può obbligare nessuno a tali finanziamenti». I presuli americani, che già in ottobre avevano annunciato l’istituzione di un comitato per difendere la libertà religiosa minacciata, erano già stati incoraggiati il giorno prima della decisione di Obama a continuare a intervenire nel dibattito pubblico da papa Benedetto XVI, che giovedì scorso li ha ricevuti in Vaticano. Il Santo Padre si è rivolto loro ribadendo quanto sia «imperativo che l’intera comunità cattolica degli Stati Uniti si renda conto che la pubblica testimonianza morale della Chiesa è gravemente minacciata da un secolarismo radicale che trova sempre più espressione nelle sfere politica e culturale». Il Papa ha fatto comprendere la necessità dell’operato della Chiesa nella società per la difesa della «più cara delle libertà americane, la libertà di religione», contenuta nella Costituzione prevedendo «un ruolo attivo della Chiesa nella sfera pubblica», quale «portatrice di verità umane universali».
Ma il Pontefice si è spinto più in là, fino ad arrivare ai dettagli del pericolo che rischia di «negare il diritto all’obiezione di coscienza di istituzioni e singoli cattolici in materia di cooperazione a pratiche intrinsecamente cattive». E di «ridurre la libertà religiosa alla semplice libertà di culto senza garanzie di rispetto della libertà di coscienza». Non solo, il discorso del Papa ha fatto anche riferimenti espliciti alle elezioni che stanno infiammando gli Stati Uniti in piena campagna elettorale per la scelta dello sfidante repubblicano del presidente Obama. E ha ribadito i criteri dati dal Magistero cattolico per candidati ed elettori. I politici, ha detto Benedetto XVI, hanno «responsabilità personale nell’offrire testimonianza pubblica della propria fede, soprattutto sulle grandi questioni morali del nostro tempo: il rispetto per il dono di Dio della vita, la tutela della dignità umana e la promozione dei diritti umani autentici».
Il Papa ha poi ricordato ai vescovi l’importanza di sostenere paternamente tutti i fedeli laici che svolgono la loro azione in politica, in quanto «la preparazione di leader laici impegnati e la presentazione di una convincente articolazione della visione cristiana dell’uomo e della società rimane un compito primario della Chiesa nel vostro Paese». Perché, ha continuato il Santo Padre, sono necessari «laici cattolici impegnati», «ben formati» e «dotati di forte senso critico nei confronti della cultura dominante», capaci di «contrastare il secolarismo riduttivo che vorrebbe delegittimare la partecipazione della Chiesa al dibattito pubblico su questioni decisive per il futuro della società americana».
A preoccupare la Chiesa è anche il recente attacco al Defense Marriage Act del Dipartimento di Giustizia, che in alcuni sui documenti ha chiamato “bigotto” il matrimonio tra uomo e donna. Il che, secondo il vescovo Dolan, è gravissimo perché potrebbe significare una discriminazione verso la famiglia naturale, aprendo dei «conflitti fra Stato e Chiesa negli anni a venire». Nello stato di New York sono già stati denunciati alcuni impiegati statali per essersi rifiutati di celebrare unioni omosessuali. Per i cristiani la partita che si gioca non è mai stata così cruciale. Pertanto, ha concluso ieri Dolan, se «l’amministrazione Obama ha disegnato una linea nella sabbia senza precedenti», la Chiesa non starà a guardare: «I vescovi cattolici si impegnano a collaborare con i loro compatrioti americani per cambiare questa norma ingiusta».
2 commenti
Non ci sono ancora commenti.
I commenti sono chiusi.
I commenti sono aperti solo per gli utenti registrati. Abbonati subito per commentare!