Se il presidente della Conferenza episcopale tedesca Karl Lehmann nelle ultime settimane avesse chiesto a mo’ di scherzo a un qualche prelato della Curia romana un suggerimento per rovinare definitivamente la sua fama già compromessa in Vaticano, una persona di spirito gli avrebbe sicuramente suggerito di speculare sulle possibili dimissioni del Papa. Dopo la questione dei certificati di consulenza dei consultori cattolici (indispensabili per abortire in Germania), per la quale Lehmann aveva già a suo tempo fatto ribollire il sangue del Papa polacco o almeno quello del suo entourage, questo sarebbe stato forse l’unico modo ancora pensabile per compromettere ulteriormente la sua immagine negativa. Scherzi a parte, il vescovo di Magonza doveva davvero essere in una della sue giornate-no quando ha fatto proprio questo: ha speculato pubblicamente sul fatto che Giovanni Paolo II potrebbe anche dimettersi. Il papa – così ha dichiarato domenica scorsa dai microfoni dell’emittente radio Deutschlandfunk – è dotato della forza e del coraggio sufficienti per dire: “io non posso più compiere il magistero come sarebbe necessario”. Lehmann si è detto però insicuro che l’ambiente vicino al Pontefice e i suoi consiglieri possano condividere questa idea. Il fatto che subito dopo l’arcivescovo di Colonia, il cardinale Joachim Meisner abbia rilasciato una contro-dichiarazione alla stampa nella quale affermava che i vescovi tedeschi, durante la loro visita ad limina a Roma, hanno avuto occasione di convincersi di quanto questo Papa sia colmo di forza spirituale e intellettuale, dimostra di nuovo quanto l’episcopato tedesco sia diviso.
Le reazioni dei giornali italiani e di alcuni vescovi nel paese del Papa sono state forse esagerate. Né i vescovi al Nord delle Alpi intendono organizzare una contestazione o peggio una ribellione contro il Papa, né Lehmann intende mettersi alla testa di una Chiesa scismatica tedesca che non vorrebbe più saperne della curia romana dopo la propria debacle sui consultori cattolici per le donne che intendono abortire.
Il signor professore dalla cattedra vescovile di Magonza ha semplicemente pensato di dare ai giornalisti una piccola lezione universitaria sulle dimissioni papali in genere e su quelle di Karol Wojtyla in particolare. Naturalmente Lehmann avrà avuto nella mente l’ultimo incontro personale col Papa nell’estate dell’anno scorso, quando lui voleva difendere la soluzione dei vescovi tedeschi nella questione dei consultori ecclesiali ma ha incontrato un Giovanni Paolo II assai poco disponibile. Ma che le sue impressioni personali non siano esattamente del genere richiesto per un dibattito pubblico su Giovanni Paolo II, questo Lehmann l’ha forse capito solo adesso. Preventivamente ha spedito – ancora lunedì – delle dichiarazioni correttive al Segre-tariato di Stato Vaticano e al Sostituto Re. Al resto ci ha pensato direttamente il Papa che, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria lucidità e umanità, ha risposto con intelligente paternità, lunedì stesso, parlando davanti agli ambasciatori presso la Santa Sede, con parole di ben altra ispirazione di quelle di Lehmann: “Dio non ci domanda niente al di sopra delle nostre forze. Ed è Lui stesso a darci la forza di compiere quello che si aspetta da noi”.