Ecco perché le nuove famiglie sono un “cavallo di Troia” per arrivare all’adozione gay
È in atto, ormai da qualche tempo, un attacco all’istituto familiare, che sta divenendo sempre più aggressivo e articolato.
La strategia di tale attacco si muove su più fronti, da una parte favorendo l’accelerazione dell’eutanasia dei matrimoni in crisi, privatizzando e banalizzando il momento patologico della vita matrimoniale, con provvedimenti come quello promosso dal governo e già trasformato in legge, sulla c.d. negoziazione assistita, che consente ai coniugi in crisi di separarsi, o divorziare con l’aiuto di uno o più avvocati senza bisogno di passare dal giudice; o, alternativamente, con la possibilità da parte dei coniugi di rivolgersi direttamente e personalmente a un impiegato comunale, che farà le veci del sindaco, per procedere alla separazione, o al divorzio.
Accanto a tale provvedimento, si è in attesa, a breve, dell’approvazione, da parte del Parlamento, del cd. “divorzio sprint”, che consentirà di divorziare in tempi brevissimi, banalizzando, così, l’istituto matrimoniale.
Non è tutto!
A gennaio è prevista l’approvazione del disegno di legge sulle unioni civili tra persone dello stesso sesso, che riconoscerà alle coppie omosessuali, gli stessi diritti previsti per chi contrae un matrimonio, eccetto che per l’adozione, permessa, però, a favore del figlio del proprio partner omosessuale.
Le unioni civili per persone omosessuali, tuttavia, sono il battistrada per introdurre nel nostro ordinamento giuridico il matrimonio omosessuale, come del resto è avvenuto in altri Paesi in cui si è proceduto in modo analogo.
Non è, con tutto ciò, da trascurare un nuovo disegno di legge, che unito a quello sulle unioni civili potrebbe avere un effetto dirompente sull’istituto familiare.
Si tratta del d.l. n. 1209 dal titolo Modifiche alla legge 4 maggio 1983, n. 184, in materia di adozioni dei minori da parte delle famiglie affidatarie che è stato licenziato, con un’insolita velocità, dalla Commissione giustizia del Senato il 4 novembre 2014 e che venendo incontro a una problematica diffusa e in parte anche comprensibile, che è quella degli affidi familiari di minori, invero consentirà in modo surrettizio l’accesso all’istituto dell’adozione ai single, anche omosessuali, aprendo di fatto la strada ad una disciplina de iure condendo a favore dell’adozione per le coppie omosessuali.
Andiamo, però, con ordine.
“Il minore – recita l’art. 2 della legge n. 184 del 4 maggio 1983, modificata dalla Legge n. 149 del 28 marzo 2001 – temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo è affidato ad una famiglia, preferibilmente con figli minori, o ad una persona singola, in grado di assicurargli il mantenimento, l’educazione, l’istruzione e le relazioni affettive di cui egli ha bisogno”.
“Ove non sia possibile l’affidamento nei termini di cui sopra, è consentito l’inserimento del minore in una comunità di tipo familiare”.
Com’è noto l’affidamento – a differenza dell’adozione che conferisce lo status permanente di genitore – ha soltanto natura temporanea e pertanto qualora il minore si trovasse, alla fine del periodo di affidamento, nelle condizioni di dover essere adottato, ai sensi dell’art. 8 della L. 184/1983, non sarà solitamente la famiglia affidataria ad adottare il minore, ma la scelta della famiglia adottiva sarà per lo più individuata in base ad un’apposita graduatoria.
Il disegno di legge n. 1209, di cui presto sarà iniziata la discussione nell’aula del Senato, per venire incontro ad alcune situazioni che sono comprensibili sul piano umano, prevede che: “quando il rapporto di affidamento si protrae ben oltre i ventiquattro mesi è assai probabile che si instauri un solido legame affettivo concepito di fatto quale un legame familiare a tutti gli effetti tanto dalla famiglia o dalla persona affidataria quanto dal minore. In questi casi, e solo in questi, risulta con tutta evidenza preferibile, nel «superiore interesse del minore», tutelare la continuità dei legami affettivi anche a costo di alterare marginalmente le procedure di adozione”. (dalla relazione al disegno di legge 1209).
Non discutiamo dei buoni propositi dei promotori del disegno di legge, idonei a venire incontro al “superiore interesse del minore”, ma non possiamo, tuttavia, non scorgere un pericoloso vulnus che sarebbe inferto, con l’approvazione di questo disegno di legge, all’istituto dell’adozione con conseguenze nefaste per la sua struttura e per il “superiore interesse del minore”.
Proviamo a esaminare il possibile scenario.
L’approvazione di tale disegno di legge consentirà “qualora, a seguito di un prolungato periodo di affidamento, il minore sia dichiarato adottabile e qualora, sussistendo i requisiti previsti dall’articolo 6, la famiglia affidataria chieda di poterlo adottare, il tribunale per i minorenni, nel decidere sull’adozione, tiene conto dei legami affettivi significativi e del rapporto stabile e duraturo consolidatosi tra il minore e la famiglia affidataria”.
Come detto, la legge attualmente in vigore, che regola l’affidamento, stabilisce, che il minore possa essere affidato a una famiglia, o a una persona singola, o a una comunità di tipo familiare.
Ora, se fino a qualche tempo fa, sul concetto di famiglia la giurisprudenza delle Corti di giustizia era concorde nel ritenerla conforme al dettato dell’art. 29 della Cost. che la considera società naturale fondata sul matrimonio, oggi, invece, per le Corti non è più così.
La Corte EDU di Strasburgo, infatti, per citare un esempio – nel caso Schalk e Kopf c. Austria – ritiene artificiale sostenere l’opinione che, a differenza di una coppia eterosessuale, una coppia omosessuale non possa godere della vita familiare ai sensi dell’art. 8 CEDU.
Anche il Parlamento europeo in diverse risoluzioni, ha raccomandato agli Stati membri di non interporre ostacoli al matrimonio di coppie omosessuali, garantendone la genitorialità, attraverso la possibilità di adottare e ricevere in affidamento minori, e attribuendo loro gli stessi diritti spettanti alle tradizionali famiglie eterosessuali fondate sul matrimonio.
Tali orientamenti hanno trovato accoglienza, seppur parzialmente, anche dalle Corti di giustizia italiane; la Corte Costituzionale, ad esempio, pur ribadendo l’unicità del modello costituito dalla famiglia eterosessuale fondata sul matrimonio, ha sancito con la sentenza 138/2010 il diritto dei “componenti della coppia omosessuale, quali titolari del diritto alla “vita familiare”, di adire i giudici comuni per far valere, in presenza di “specifiche situazioni”, il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata”
Da ultimo, poi, la Corte di Cassazione, chiamata a pronunciarsi sull’affidamento esclusivo del figlio minore alla madre convivente con un’altra donna (Cass. n. 601/2013) ha statuito la legittimità del suddetto affidamento, precisando che crescere in una famiglia omosessuale non può avere ripercussioni negative sullo sviluppo del minore se questo non viene provato con dati scientifici.
Il concetto di famiglia, dunque, per le Corti di giustizia non è più univoco come una volta e la struttura giuridica dell’istituto familiare ne risente, anche riguardo ai figli.
Una certa giurisprudenza creativa, intenta a mutare le basi sociali e giuridiche del matrimonio e della famiglia, è consapevole che l’istituto dell’adozione è la testa di ponte per procedere più facilmente allo smontaggio della famiglia naturale.
In tal senso varie sono le pronunce delle Corti di giustizia che fanno pressing a favore di una riscrittura dell’istituto dell’adozione che comprenda come soggetti adottanti anche le coppie dello stesso sesso.
Recentemente la Grande Camera della Corte europea diritti dell’uomo di Strasburgo con una pronuncia del 19 febbraio 2013, caso X e altri c. Austria ha affermato che:
“la relazione esistente tra una coppia omosessuale che convive di fatto in maniera stabile rientra nella nozione di vita famigliare così come quella di una coppia eterosessuale che si trova nella stessa situazione” e, dunque quando un minore vive insieme a loro, la vita familiare comprende anche quest’ultimo.
Il Tribunale per i minorenni di Bologna, non è da meno; con il decreto del 31 ottobre 2013 è stato antesignano nel mutuare le tendenze giurisprudenziali che si agitano contro la famiglia intesa come società naturale, confermando l’affidamento ad una coppia omosessuale di un minore temporaneamente privo di un ambiente familiare idoneo. Tale decreto ha costituito una delle prime concrete applicazioni della nuova nozione di “famiglia” elaborata dalla giurisprudenza di legittimità sulla base delle pronunce della Corte costituzionale e della Corte europea dei diritti dell’uomo.
Il presupposto di tale provvedimento di affidamento e del decreto con cui è stato reso esecutivo è costituito dalla qualificazione della coppia omosessuale come una “famiglia”.
Da questo decreto l’affido familiare è, infatti, interpretato con riferimento non solo alla famiglia fondata sul matrimonio ma anche a quella fondata sulla convivenza, eventualmente omosessuale.
Tale provvedimento, molto discutibile e per nulla condivisibile, dimostra come la strada si stia ormai aprendo a un’estensione dell’adozione anche alle coppie omosessuali, partendo molto spesso dall’affidamento.
Nella linea di voler dare diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento all’adozione da parte di persone omosessuali si pone la recentissima decisione sempre del Tribunale di Bologna, dell’11 novembre 2014, che ha sollevato questione di legittimità costituzionale degli articoli 35 e 36 della legge 184/1983 (sulle adozioni internazionali) nella parte in cui “non consentono al giudice di valutare, nel caso concreto (due donne, sposate in America e residenti in Italia, che hanno chiesto al Tribunale di riconoscere la sentenza americana con la quale era stata disposta l’adozione di una minore, figlia biologica di una della due) se risponda all’interesse del minore adottato il riconoscimento della sentenza straniera che abbia pronunciato la sua adozione in favore del coniuge del genitore, a prescindere dal fatto che il matrimonio stesso abbia prodotto effetti in Italia”
Ancora più sintomatica di queste tendenze pro adozione gay, è la sentenza del Tribunale per i Minorenni di Roma del 30 luglio 2014 n. 299 che ha riconosciuto la stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del proprio partner dello stesso sesso.
Con questi presupposti è facile immaginare come il disegno di legge n. 1209, possa diventare il “cavallo di Troia”, per aprire più facilmente il nostro ordinamento, dapprima all’affidamento di minori a persone omosessuali singole e/o in coppia e in seguito – per mezzo d’interpretazioni creative delle Corti di giustizia, che utilizzeranno, da principio sempre con più frequenza l’escamotage dell’adozione in casi particolari (art. 44, L. 184/1983) – giungere al definitivo superamento del limite posto dall’art. 6 della L. 184/1983, che consente attualmente l’adozione solo a coppie regolarmente coniugate.
La svolta, infatti, sarà determinata nel momento in cui saranno approvate le c.d. unioni civili alla tedesca – che prevedono la stepchild adoption, cioè l’adozione del figlio del proprio partner omosessuale – alle quali sarà attribuito, nella sostanza, lo stesso status del matrimonio fra un uomo e una donna. In tal caso, a situazioni analoghe dovrà corrispondere la stessa disciplina; pertanto, andranno riconosciuti ai conviventi omosessuali gli stessi diritti dei coniugi con tutto ciò che ne consegue, anche in tema di affidamento dei minori (come statuito da ultimo, con la sentenza Vallianatos e altri v/s Grecia, del 7.11.2013).
Per tali motivi è preoccupante l’eventuale approvazione del disegno di legge n. 1209 sulla riforma dell’affido familiare, perché tale proposta di legge, unita al riconoscimento delle unioni civili, farà da battistrada per l’introduzione nel nostro ordinamento dell’adozione da parte delle persone omosessuali.
Non basterà più, a quel punto, neppure, invocare la discrezionalità del legislatore nazionale a non riconoscere alle coppie omosessuali il diritto al matrimonio e ai diritti derivanti (Gas e Dubois vs Francia).
La battaglia, pertanto, dovrà essere preventiva, è necessario iniziarla oggi, per evitare di piangere lacrime amare domani.
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23 commenti
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La Chiesa si sta macchiando di un crimine enorme. Facendo leva sull’ignoranza, ha l’ardire di accomunare divorzio, eutanasia etc., con un’opera di salvezza che lo stato vuole fare in favore dei fratelli omosessuali, per rendere la loro condizione stabile e difesa dall’odio degli ignoranti. Senza occuparsi dei VERI problemi della famiglia e della coppia!
Si spera che, come ha fatto per le Crociate, per Galilei, per il silenzio sulla Shoà e per gli altri “mea culpa” di Giovanni Paolo II, un giorno farà il mea culpa per tutti gli omosessuali che allontana dalla fede, che getta nello sconforto e dunque nel sesso compulsivo, e a cui ruba la pace del cuore, la stabilità sentimentale e l’amore.
Dio li ha creati così, affermare che debbano “guarire” è contro Dio e contro la scienza.
Leggete “Omosessualità e Vangelo” di don Barbero e “Gesù e le persone omosessuali” di Paolo Rigliano.
Se per sentirvi buoni avete bisogno di additare e maledire il prossimo, non siete diversi dagli scribi e dai farisei, che hanno inchiodato Gesù.
L’omosessualità è una forma d’amore, va vissuta in grandissima pacatezza e fuori dalla promiscuità, al pari di come va vissuta l’eterosessualità. Va confessato il sesso fuori dal matrimonio, ma giammai perché omosessuale.
Se un sacerdote vi dice di cambiare orientamento o di lasciare il/la proprio/a compagna dello stesso sesso, commette un peccato contro il comandamento principale di Gesù: l’amore!
Dio guidi la sia Chiesa verso la verità! Creando persone infedeli e distrutte nell’anima!
Si spera che, come ha fatto per le Crociate, per Galilei, per il silenzio sulla Shoà e per gli altri “mea culpa” di Giovanni Paolo II, un giorno farà il mea culpa per tutti gli omosessuali che allontana dalla fede, che getta nello sconforto e dunque nel sesso compulsivo, e a cui ruba la pace del cuore, la stabilità sentimentale e l’amore.
Dio li ha creati così, affermare che debbano “guarire” è contro Dio e contro la scienza.
Leggete “Omosessualità e Vangelo” di don Barbero e “Gesù e le persone omosessuali” di Paolo Rigliano.
Se per sentirvi buoni avete bisogno di additare e maledire il prossimo, non siete diversi dagli scribi e dai farisei, che hanno inchiodato Gesù.
L’omosessualità è una forma d’amore, va vissuta in grandissima pacatezza e fuori dalla promiscuità, al pari di come va vissuta l’eterosessualità. Va confessato il sesso fuori dal matrimonio, ma giammai perché omosessuale.
Se un sacerdote vi dice di cambiare orientamento o di lasciare il/la proprio/a compagn/oa dello stesso sesso, commette un peccato contro il comandamento principale di Gesù: l’amore!
Dio guidi la sia Chiesa verso la verità!
Ma quale opera di salvezza! I gay sono su tutti i canali!
Maschio e femmina li fece: e il Vangelo e le lettere di San Paolo possono essere chiosati come fa comodo, tanti lo fanno, ma non al punto da fargli legittimare l’omosessualità, tanto meno il matrimonio gay, che non è neppure preso in considerazione, ovviamente, nel Nuovo Testamento come non lo era nella cultura dell’epoca, pur così tollerante con l’omosessualità. L’opposizione al matrimonio gay non scaturisce da motivazioni confessionali, ma da considerazioni che rimangono, come suol dirsi, sul piano antropologico: non a caso vi sono laici e gay (e laici gay) contrari al matrimonio gay e alle adozioni gay.
Ritenere che la verità cui la Chiesa deve essere guidata da Cristo sia quella delle direttive Ue in materia di matrimoni gay, adozioni gay, uteri in affitto, pedagogia genderista, è un esempio del modo in cui il Vangelo, facendone il testo-base di legislazioni e ddl, può essere stravolto in un modo che non piacerebbe neppure ai custodi dell’ortodossia del politicamente corretto.
Ma perché un omosessuale non dovrebbe poter adottare il figlio biologico del proprio compagno? Una cosa sono gli orfani e i bambini sottratti alla potestà dei genitori e affidati alla tutela dello stato-collettività, qui posso pure ammettere che essendo tali bambini sotto la potestà dello stato i criteri di adottabilità debbano essere ampiamente condivisi dalla collettività, ma il bambino che già di fatto è allevato da due genitori dello stesso sesso, perché se quello biologico morisse dovrebbe essere strappato alla suo contesto familiare naturale? Non è questa un’ingerenza nella libertà educativa del genitore biologico? Se io ritengo giusto che mio figlio sia allevato da me e da una persona dello stesso mio sesso, la collettività si deve sostituire al mio giudizio? Questo poi sempre ammettendo che sia vero che la maggioranza della popolazione italiana sia veramente contraria alla genitorialità omosessuale.
“Ma perché un omosessuale non dovrebbe poter adottare il figlio biologico del proprio compagno?”
Mah, tiriamo a indovinare… Forse perché il “figlio biologico del compagno” è inesorabilmente figlio biologico anche di qualcun altro che spesso per i più vari e abietti motivi e con le più varie e abiette modalità viene estromesso dalla sua cura, sacrificando il povero infante alla causa dell’omgenitorialità?
In effetti il figlio biologico di Elton John, ad esempio, una mamma biologica ce l’avrebbe già…
Ah già, ma si sa che per gli alfieri del gender i diritti dei figli non contano un fico secco…
Quella che tu chiami madre biologica è solo una datrice di gamete, se ha accettato di dare il suo gamete, non importa se gratis o per motivi economici, vuol dire che lei quel figlio non lo riconosce come proprio, non è la madre. Qui si confonde tra concepimento e genitorialità. Il fatto che una donna o un uomo contribuiscono con il loro materiale gametico ad un concepimento non ne fa automaticamente dei genitori dal punto di vista psico-sociale. Ciò vale anche per le donne che disconoscono il figlio al momento del parto, come alternativa all’aborto e per gli uomini che non riconoscono figli concepiti fuori dal matrimonio o li riconosce al loro posto coercetivamente una sentenza che obbliga al pagamento di alimenti, ma loro non saranno mai dal punto di vista psicologico, umano e sociale padri di quei bambini.
Cara Lena
A parte il fatto che inserisci, grazie alla tua connaturata indifferenza verso il prossimo, un leggiadro “non importa gratis o per motivi economici”, senza la minima cura di ciò che questo comporta sul piano antropologico (ma tu te ne freghi , anima candida, del prossimo) . Ma non ti sfiora, anche per un filo , che un bambino ha bisogno di una madre ( e due tizi barbuti pieni di ammore hanno creato una vittima del proprio egoismo)? No? Capisco il tuo no, ma me lo spieghi con quale coraggio, con quale faccia bronzo, dopo che straparli di aborti come mentine, indifferenza a possibili figli che li senti come disgustosi pesi… che hai una sensibilità che farebbe vomitare una iena (questa ama i cuccioli) ti spingi a fare una domanda di merda : “Ma perché un omosessuale non dovrebbe poter adottare il figlio biologico del proprio compagno? ”
Ma cosa parli … sei come un sordo di nascita ma insulti la musica!
lena, dal momento che si inizia a GIOCARE all’allegro ginecologo, tutto poi ne discende a cascata. e guarda caso, mai nessuno pone al centro il vero e unico titolare del diritto ad avere mamma e papà ( al netto di qualche disgrazia). fino a poco fa un bambino poteva nascere in una reggia o nella miseria più nera. ma MAI E POI MAI era successo che un neonato di trovasse catapultato tra due maschi che fanno finta di giocare a fare i GENITORI : non avendo generato un bel niente. è il trionfo della menzogna e dell’egoismo..
Cara lena, sono moderato da un sacco di tempo. Non capisco , in fondo ti dico solo che sei malvagia.
bah…. appetterò!
Lena il problema e’uno….. parli di bambini come fossero pacchetti postali da spostare e dare come e quando e a chi vogliamo. Ma ti rendi conto che i bambini hanno diritto a vivere una vita normale? Lo capisci che in questo mondo esiste una cosa bellissima che tutti vogliono nascondere con le varie teorie di finta liberta del momento e chebquesta cosa e’ lAMORE? MA TU CONOSCI L AMORE? Questi bambini hanno bisogno di amore …tutte queste battaglie su adozioni gay genitori biologici e non , sono solo frutto di un EGOISMO e mettere al mondondei bambini vuol dire mettere da parte il proprio io per poter amare loro. E’ inutile voler fare l alternativi …Dio ha creato Maschio e Femmina e il loro amore coopera alla creazione con Dio. E’ inutile farvpassare per normale e naturale cio che non e’ normale e naturale.la donna ha gli ovociti l uomo gli spermatozoi . E insieme danno la vita. Questa e’ la realta’ oggettiva.
Come ha scritto Giussani: «La soluzione dei problemi che la vita pone ogni giorno non avviene affrontando direttamente i problemi, ma approfondendo la natura del soggetto che li affronta».
Dobbiamo testimoniare chi siamo in ogni cirscostanza, il resto viene di conseguenza.
E mi auguro che lo facciano anche i politici cattolici, senza trincerarsi dietro a patetiche scuse come sulla legge 40, senza soggezioni clericali di alcuna sorta. Perché se si abbandona la battaglia sui principi (cioè su chi siamo), la conseguenza – in uno scenario di guerra come quello attuale – non potrà che essere la sconfitta: non tanto perché una legge di compromesso verrebbe comunque peggiorate dalla magistratura; quanto piuttosto perché non emergerebbe il volto di quell’umanità nuova che, con l’aiuto della Grazia può salvare l’uomo. Che giova all’uomo guadagnare un compromesso se poi perde se stesso?
Al di la delle polemiche perché non usate meglio per esempio i social? Facebook potrebbe essere un buon spazio di discussione. Inoltre aprire una pagina è cosa accessibile a tutti, perché non cominci tu?
Grazie, … una bell’idea. Non ci avevo pensato, …. combattiamo i carrarmati con le pistole ad acqua. Se finisce l’acqua …gli sputi.
PS – Poi lo sai che facebook non ama gli “omofobi”.?
OK però se si vuole comunicare bisogna “buttarsi” senza escludere questo o quello e poi lamentarsi che qua non mi vogliono, la non mi lasciano fare quello che voglio ecc. Se vuoi far passare un messaggio devi prendere in considerazione prima di tutto quello che é alla tua portata, poi una cosa tira l’altra. Che ne so, vai a parlare col tuo prete e concorda con lui i messaggi da trasmettere a chi frequenta la tua parrocchia. Io credo che se ti preme fare qualcosa dovresti prendere delle iniziative e non aspettare che le informazioni piovono dall’alto, secondo me non é una strategia vincente. Sono sicura che conosci diverse tecniche di comunicazione, ma se vuoi comunicare devi “sporcarti le mani” , se aspetti che ci pensi qualcun altro allora vuol dire che non ti interessa poi tanto e preferisci lamentarsi in modo sterile.
Ecco, brava, buttati.
No, veramente…. senza ironia …. 🙂 ….. apprezzo. Bisogna rimboccarsi le maniche.
Ma lo spieghi perché se pago il canone tv come te mi devo subire una “non informazione” o addirittura una informazione ostile verso ciò che penso?
Solo una piccola compensazione dopo che per anni le gemelle Kesker potevano ballare solo con calze 80 danari… così il primo esempio al volo, che poi la casistica potrebbe andare avanti per una decina di pagine.
@ lucillo,
al tempo delle kesler in Tv il Togliatti stesso avrebbe imposto le calze.
PS -Non ti vedo bene, “ragiona di meno, ragiona meglio”
Ma la TV è solo una delle possibilità e di solito riesci ad accedervi quando l’argomento che vuoi portare coinvolge già almeno una parte dell’opinione pubblica. Non infastidirti ma le vostre tesi non sono poi così popolari, anche se forse in passato lo erano molto di più e quindi se volete riguadagnare il terreno perduto purtroppo per voi dovete ricominciare dalla realtà che vi circonda. Poi sulla RAI io potrei dire per esempio che RAI 1 (ammiraglia della RAI) trasmette dei programmi diciamo che “non condivido” per essere gentile ma il canone è uguale per tutti. Se è per questo io neppure la guardo e di solito seguo i programmi di La7.
Non mi instidisco :
Le nostre tesi non sono tanto popolari? Certo se le stesse reti unificate ci fanno diventare “il lupo cattivo”.
Se presenti le cose in un certo modo…alteri la percezione nelle persone.
Non puoi fare un ragionamento secondo il quale : le persone non vi amano, per questo la televisione vi tratta di conseguenza.
In ogni caso quando c’è di mezzo la democrazia … il piace o non piace deve avere la stessa opportunità di comunicare.
L’excursus descritto è inequivocabile. Di sicuro nei soliti “post” che seguiranno in questa discussione ci saranno quelli che attribuiranno a questo processo (silenzioso, subdolo, giocato su più piani ma con sincronia, senza un vero dibattito nel paese, anzi con un dibattito che vede 10 presenze di una Luxuria e, di contro, la stigmatizzazione di un “omofobo” indifeso che cerca di spiegare le proprie ragioni, una stampa ed una televisione nella quasi totalità a servizio) un “valore democratico”. Non tarderanno con la loro faccia di bronzo ad esprimersi in tal senso. Quando ci troviamo in effetti di fronte ad una politica nostrana che letteralmente obbedisce a dictak soprannazionali.
Naturalmente questo succede perché siamo in Italia, perché s fossimo in un paese del terzo mondo dovevamo barattare i matrimoni gaio con aiuti medici e scuole. Non ci mancano esperienze in tal senso.
L’articolo parla giustamente di una battaglia preventiva ma resta da capire come si può fare in queste condizioni.
sarà pur vero quanto detto nell’articolo ma mi preme dire altro. a che serve tutta questa serie di articoli contro la “dittatura” lgbt? a che serve cioè se poi volendo commentare uno non vede fatto passare il suo commento? e questo senza che sia chiaro cosa ci fosse di sbagliato in quanto scritto. nell’articolo sulla donna tedesca che rischia di andare in galera perchè non fa fare ai suoi figli i corsi di educazione sessuale, in tale articolo ho commentato quanto detto da una tale cristina che aveva commentato da facebook. e che diceva la solita tiritera “che fastidio danno due persone che vogliono sposarsi?”. cioè qui chi è pro lgbt può parlare liberamente, chi è contrario forse. tanto varrebbe non far commentare. sennò a che pro? se si vuole stimolare la gente a riflettere sui casini della società ognuno dovrebbe avere diritto di esprimersi, tranne quanto sia offensivo (ed io nel commento non passato non lo ero). più persone parlano più opinioni possono leggersi più possibilità ci sono di far capire qualcosa alla gente con le idee ancora confuse. e se non la si pensa così beh allora inutile tenere un sito. anche perchè per me la vittoria il laicismo ce l’ha quasi in tasca, e solo un miracolo (nel vero senso del termine) potrebbe impedirlo. oppure una maggiore incisività nei commenti. e pure negli articoli. inutile dire che gli lgbt vanno rispettati, fin lì è ovvio, mica siamo animali. ma il punto è che una componente lgbt nella società tanto alla società creerà problemi. tanto lo sappaimo tutti. anche gli lgbt stessi infatti è questa la ragione del loro cosiddetto disagio di fronte alle critiche anche con toni pacati loro rivolte.