Nordio: «Rosario Livatino ci ha insegnato cos’è la carità»

Di Redazione
01 Aprile 2023
Il ministro della Giustizia è intervenuto a Padova ad un convegno di presentazione della mostra dedicata al magistrato ucciso dalla mafia. E ha detto cose notevolissime
Rosario Livatino

«Ditemi quanto temo ho ancora a disposizione perché tendo a trascendere. In effetti questi sono argomenti che mi appassionano di più della separazione delle carriere». Dice così, ad un certo punto del suo intervento, il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Siamo nel Palazzo di Giustizia di Padova, dove, su iniziativa del Centro culturale Antonio Rosmini, è stata allestita la mostra “Sub Tutela Dei”, dedicata al primo magistrato proclamato beato, Rosario Livatino.

Davanti a una nutrita platea (in questi giorni la mostra è stata prenotata da duemila persone) e accanto, tra gli altri, alla presidente del Tribunale Caterina Santiello, al vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, al sottosegretario alla Giustizia Andrea Ostellari e al magistrato Domenico Airoma (coautore assieme ad Alfredo Mantovano di Un giudice come Dio comanda, volume dedicato alla figura del giudice ucciso dalla mafia), Nordio ha celebrato la figura del «collega Livatino».

Dov’è la giustizia divina?

E lo ha fatto in modo inusuale, colto e profondo, ricordando che Livatino è un «martire religioso» perché «noi non ci troviamo di fronte a un magistrato caduto nell’adempimento del dovere, ma davanti a qualcuno che ha fatto qualcosa di più: ha perdonato i suoi assassini. Una scelta che solo alcuni sanno fare».

È su questo aspetto, il perdono, che Nordio ha incentrato il suo intervento. «Livatino era una persona integerrima che è stato ucciso dai mafiosi e noi ci chiediamo: perché? Dov’è la giustizia divina? Dov’era la giustizia divina mentre veniva ucciso dai briganti? È la domanda che si fa il laico, ma anche l’uomo religioso».

La virtù più importante

Nordio ha dunque ricordato come la nostra cultura, impregnata dal pensiero veterotestamentario, sia da sempre tesa a rispondere a questa domanda. Lo ha fatto citando l’esempio di Giobbe e di Qoelet, ritornando a proporre il drammatico quesito: «Perché il giusto viene punito?».

La risposta, ha detto Nordio, «si trova solo nel Nuovo Testamento perché il Creatore si è immolato sulla Terra per redimere i peccati altrui. Si è messo alla pari del reo che viene punito. L’ingiustizia è stata riparata dal Creatore del mondo. È questa la visione di Livatino. Ed è questa la differenza tra il servitore dello Stato e il santo».

La giustizia umana non può tutto, ha detto Nordio. «Essa interviene solo dopo l’ingiustizia. Se viene a mancare la fede nelle istituzioni umane e la speranza in Dio, resta la terza virtù che san Paolo dice essere la più importante: la carità. È questo ciò che ha fatto Livatino perdonando i suoi assassini, ed è questa la lezione che ci lascia».

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